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Huawei, il fondatore: "Non faccio spionaggio per conto della Cina"

Mondo

In un raro incontro con i media stranieri, il patron del colosso delle telecomunicazioni ha respinto le accuse. Ha chiesto poi la liberazione della figlia, arrestata in Canada. Parole d'elogio per Trump

Il fondatore di Huawei Ren Zhengfei respinge i sospetti secondo cui la compagnia sia utilizzata dal governo cinese per spionaggio: in un raro incontro con i media stranieri, il patron del colosso delle telecomunicazioni nato nel 1987, nel quartier generale di Shenzhen, ha detto che sua figlia e direttore finanziario, Meng Wanzhou, arrestata in Canada il 1 dicembre scorso, dovrebbe essere liberata, ammettendo di sentire la sua mancanza. Huawei "non ha mai ricevuto alcuna richiesta da alcun governo di fornire informazioni improprie", ha aggiunto l'ex ingegnere militare, come riporta il resoconto del Financial Times.

L’arresto della figlia e di altri dirigenti

Meng Wanzhou è stata arrestata su richiesta degli Stati Uniti che ne chiedono l’estradizione per presunte violazioni alle sanzioni all'Iran. Rilasciata su cauzione, non può lasciare il Canada: il suo caso ha portato a un forte deterioramento nei rapporti tra Pechino e Ottawa. Le parole di Ren, 74 anni, giungono a pochi giorni dall'arresto, in Polonia, del direttore vendite del gruppo nel Paese, Wang Weijing, con l'accusa di spionaggio. Pur non essendo l'accusa rivolta anche al gruppo, Huawei ha in seguito annunciato il licenziamento del manager, le cui azioni hanno gettato "discredito" sull'azienda.

L’elogio a Trump per le politiche fiscali

"Amo il mio Paese, sostengo il Partito Comunista, ma non farò mai niente per danneggiare qualsiasi Paese al mondo", ha proseguito Ren, aggiungendo che il suo gruppo non è mai stato coinvolto "in alcun serio incidente relativo alla sicurezza". Ren ha poi avuto buone parole per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di cui ha elogiato le politiche fiscali. "Il messaggio che voglio comunicare è: collaborazione e successo condiviso. In un mondo ad alta tecnologia, è impossibile per una singola azienda o per un singolo Paese sostenere i bisogni del mondo". In risposta ai dubbi sulla struttura societaria del gruppo, da molti definita opaca, l'ingegnere ha poi svelato l'ammontare della sua quota di partecipazione in Huawei, pari all'1,14% del totale delle azioni del gruppo.

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