Scarcerata la figlia del fondatore del colosso delle telecomunicazioni cinesi, fermata l'1 dicembre a Vancouver con l’accusa di avere mentito alle banche per aggirare sanzioni Usa contro l'Iran. "Sono orgogliosa di Huawei e della mia patria", ha detto dopo il rilascio
Torna in libertà Meng Wanzhou. Un tribunale canadese ha concesso la libertà su cauzione alla direttrice finanziaria di Huawei (CHI È), fermata a Vancouver l'1 dicembre scorso. Su di lei pende un'incriminazione per frode negli Stati Uniti, che hanno fatto richiesta di estradizione, accusando la donna di avere mentito alle banche per aggirare le sanzioni americane contro l'Iran. Dopo la scarcerazione, Wanzhou ha affidato a WeChat il suo primo commento: "Sono orgogliosa di Huawei e sono orgogliosa della mia patria. Grazie per le vostre preoccupazioni", ha scritto. Il caso ha creato forte tensione internazionale tra la Cina e il Nord America, a cui si è aggiunto anche l'arresto di un ex diplomatico canadese da parte delle autorità di Pechino (COSA C'È SOTTO L'ARRESTO?).
La richiesta di estradizione
Il giudice canadese ha ordinato la scarcerazione di Weng per una cauzione di 10 milioni di dollari canadesi. La 46enne, figlia del fondatore della Huawei e responsabile finanziario del colosso delle telecomunicazioni cinese, sarà costretta a restare nell'area di Vancouver, a consegnare il passaporto e indossare un dispositivo gps. Meng dovrà anche farsi carico dei costi per la sua sicurezza. Potrà soggiornare nell'abitazione di lusso che il marito, Liu Xiaozong, possiede a Vancouver. "Il rischio di non comparizione (di Meng) in tribunale può essere ridotto ad un livello accettabile imponendo le condizioni di libertà provvisoria proposte dal suo avvocato", ha spiegato il giudice. Washington ha avanzato richiesta di estradizione nei confronti della direttrice finanziaria di Huawei: il processo per la valutazione della domanda inizierà il 6 febbraio e potrebbe durare mesi, anche anni. Meng rischia oltre 30 anni di prigione se riconosciuta colpevole di frode negli Usa.
Trump: "Intervengo se aiuta accordo con Cina"
Intanto, il presidente statunitense Donald Trump in un'intervista alla Reuters non esclude di intervenire sul caso: potrebbe considerare un suo intervento se fosse utile per motivi di sicurezza nazionale e per facilitare un accordo commerciale con la Cina. Alla domanda se fosse pronto a intervenire con il dipartimento di Giustizia sul caso di Lady Huawei, Trump afferma: "Qualsiasi cosa è positiva per il Paese. Interverrei sicuramente se lo ritenessi necessario".
Cina: "Nessuna informazione su ex diplomatico canadese"
Mentre sulla vicenda dell'ex diplomatico canadese fermato a Pechino, il ministero degli Esteri cinese non "ha informazioni". Lo ha fatto sapere il portavoce Lu Kang che ha da un lato evitato conferme sul fermo di Michael Kovrig e, dall'altro, ha detto che International Crisis Group, la Ong per cui l'ex diplomatico lavora facendo base a Hong Kong, non è registrata in Cina e le sue attività potrebbero essere illegali.