Figlia del fondatore della società, è il volto dell'internazionalizzazione del colosso cinese delle telecomunicazioni. Ha iniziato come segretaria nel 1993 e ha scalato posizioni, fino a diventare vicepresidente. Gli Usa la accusano di aver violato le sanzioni all'Iran
Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei e vicepresidente del board del gigante delle telecomunicazioni cinese arrestata in Canada dietro richiesta Usa, è la figlia del fondatore del gruppo, Ren Zhengfei, ex ingegnere dell'esercito di Liberazione Popolare cinese. Meng aveva iniziato a lavorare come segretaria per Huawei nel 1993, molto prima che il gruppo diventasse il gigante delle telecomunicazioni che è oggi. La donna, 46 anni, aveva abbandonato gli studi alle superiori, ed era rimasta nell'ombra a lungo: aveva iniziato ad acquisire visibilità solo nel 2011, fino a diventare uno dei volti più noti del gigante tecnologico, oggi al centro delle preoccupazioni di sicurezza informatica a livello internazionale, e sotto attenta osservazione da parte delle autorità statunitensi per presunte violazioni dell'embargo contro l'Iran (COSA C'È SOTTO L'ARRESTO?).
Volto dell'internazionalizzazione di Huawei
Nel profilo dedicatole oggi dal quotidiano canadese The Globe and Mail, Meng viene ricordata per un'apparizione in un panel di discussione a fianco dell'ex governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, e per un discorso tenuto nel 2016 alla prestigiosa università Tsinghua, nel quale aveva evidenziato le potenzialità del gruppo per i giovani talenti. Nel discorso aveva citato come riferimenti culturali anche Albert Einstein, Isaac Newton e Friedrich Nietzsche. La sua storia si intreccia con il progresso vissuto dalla Cina negli ultimi quarant'anni. Meng si era trasferita a Shenzhen, nel sud-est del Paese, nei primi anni Ottanta, all'inizio dell'epoca di riforme e aperture del sistema cinese, e aveva adottato il cognome della madre. Dopo l'abbandono degli studi aveva lavorato in banca per circa un anno, prima di passare all'azienda fondata dal padre, in un momento di intenso fervore nella sua città, simbolo del cambiamento apportato dalle riforme varate dall'allora leader, Deng Xiaoping. Nel gruppo ha gestito la supervisione dei centri dei servizi globali, compito che l'ha resa uno dei volti dell'internazionalizzazione di Huawei, che oggi conta 180mila dipendenti in tutto il mondo.
L'arresto e le reazioni
"Meng è per nascita e per posizione un membro della crème aziendale della Cina" e il suo arresto "verrà visto come un chiaro segnale che il Canada è pronto ad affrontare la furia della Cina nel fare la cosa giusta", ha commentato al quotidiano canadese l'ex ambasciatore canadese in Cina, David Mulroney. L'arresto della dirigente ha già destato le prime reazioni in Cina tra gli esperti del settore delle telecomunicazioni. "Huawei è diventata un ostaggio nella guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti", ha commentato il Ceo del sito web di news sull'industria delle telecomunicazioni cctime.com, Xiang Ligang, citato dal tabloid Global Times, uno dei più influenti giornali cinesi.