Migranti, Malta chiude i suoi porti a operazioni delle navi Ong

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La Lifeline a Malta, un momento dello sbarco e la struttura di accoglienza a La Valletta

Dopo lo sbarco della Lifeline, il governo maltese ha deciso il blocco per questo tipo di imbarcazioni. Intanto anche la Norvegia prenderà alcune persone arrivate a La Valletta. La Ong tedesca: scioccati da parole Salvini, comportamento governo tedesco scandaloso

Nel giorno del Consiglio europeo in cui si discute il futuro delle politiche Ue sui migranti, a Malta è il day-after dell’attracco in porto a La Valletta della nave della Ong Lifeline con a bordo 234 persone salvate in mare (LO SPECIALE MIGRANTI). E proprio il governo maltese ha annunciato una stretta sugli sbarchi: in una nota ufficiale è stato comunicato che Malta ha deciso di impedire l'uso dei suoi porti alle navi delle Ong. "In seguito ai recenti eventi” dopo il caso Lifeline, Malta "deve accertarsi che le operazioni” di queste navi "siano conformi alle norme nazionali e internazionali": La Valletta "non può consentire a entità con strutture simili a quelle oggetto di indagini di usare il porto per le loro operazioni, né di entrare o uscire". Resta così bloccata anche la nave della Seawatch che è sottoposta a controlli della documentazione. In giornata un portavoce del governo aveva precisato che Malta "non è contro i salvataggi operati dalle Ong" ma chiede che vengano regolamentati a livello europeo.

Le indagini sul comandante

Sul fronte giudiziario, il comandante della Lifeline, il tedesco Carl Peter Reisch, è stato interrogato nel quartier generale della polizia maltese nell'ambito dell'inchiesta per violazione degli ordini della Guardia costiera italiana, che chiedeva la consegna ai libici dei migranti salvati. Secondo fonti della Ong tedesca, ieri sera il comandante è stato solo identificato, prima di essere riportato a bordo della nave. Dopo l’interrogatorio di oggi è emerso che "il capitano di Lifeline è libero, e potrebbe essere in hotel, ma non ha ancora la possibilità di lasciare l’isola. Tutto l'equipaggio di Lifeline è a piede libero, e non c'è alcuna denuncia. Vengono ascoltati dagli organi competenti e sono collaborativi con le istituzioni". La portavoce di Lifeline ha spiegato in conferenza stampa a Berlino che “non è chiaro cosa accadrà alla nave”. (SKY TG24 A BORDO DELLA LIFELINE)

I migranti in 9 Paesi

I 234 migranti che si trovavano a bordo dell’imbarcazione Lifeline verranno ripartiti tra diversi Paesi Ue. Sono aumentati a 9: anche la Norvegia si è aggiunta al gruppo di Stati, come ha comunicato via Twitter il premier maltese Joseph Muscat, che ha ringraziato Oslo per la disponibilità.

Lifeline: noi capri espiatori politica. Serve soluzione Ue

Intanto Lifeline ha accusato: "Noi siamo stati resi capri espiatori dalla politica che da anni non trova soluzione all'emergenza dei migranti e dei morti nel Mediterraneo". È chiaro che serva una soluzione europea”. La portavoce della Ong ha poi attaccato di nuovo il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini: "Dispiacciono le sue parole: le accuse che ci ha rivolto ci hanno scioccato. Ha detto che abbiamo violato le leggi, il che non è vero, e lui non ne ha le prove. Si è espresso in modo sprezzante nei confronti delle persone che avevamo a bordo, parlando di 'carne umana'. E ha detto che abbiamo collaborato con gli scafisti, il che pure è falso". Secondo la portavoce di Lifeline, "è sbagliato chiudere i porti, ma è comprensibile che l'Italia prenda delle misure per disperazione, se il resto d'Europa non agisce. L'Italia è stata lasciata molto sola in questi anni nell'emergenza immigrazione. Ed è chiaro che non possa affrontare da sola il peso".

Le accuse di Lifeline alla Germania

“La Germania ha la responsabilità originaria di aver trascurato il problema”, ha proseguito la portavoce della Ong. "Il comportamento del governo tedesco è scandaloso, anche perché la Germania è fortemente responsabile del fatto che l'Italia sia stata lasciata sola. Non è possibile da un lato bloccare la soluzione europea, come ad esempio sul sistema di Dublino, e dall'altro venire meno alla cooperazione e rifiutare la solidarietà".

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