Da "Rocket Man" a "vecchio lunatico": gli insulti tra Trump e Kim

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Kim Jong-un e Trump a Singapore (Getty Images)

Il percorso che ha portato al summit di Singapore è stato caratterizzato da diversi momenti di tensione, in cui i due leader non hanno risparmiato provocazioni e offese personali

Prima del loro storico incontro, avvenuto martedì 12 giugno a Singapore, la relazione tra Donald Trump e Kim Jong-un ha vissuto di alti e bassi ed è stata segnata anche da insulti e screzi. Le prime esternazioni dell'attuale presidente Usa risalgono al 2014, quando ancora non ricopriva alcuna carica pubblica. Ma è tra l'estate e l'autunno del 2017 che lo scambio di cortesie è passato dal piano istituzionale, per quanto sopra le righe, a quello personale.  

I primi screzi con Pyongyang

Le esternazioni di Trump sulla Corea del Nord precedono la sua elezione. Già nel 2014 il tycoon aveva definito il Paese "L'ultimo posto sulla Terra dove vorrei andare". Appena arrivato alla Casa Bianca, il 2 gennaio 2017, Trump avverte via Twitter: "La Corea del Nord ha appena reso noto che è nei passaggi finali del programma di sviluppo di armi nucleari in grado di raggiungere parti degli Stati Uniti. Non succederà". Toni blandi se confrontati con quelli utilizzati dall'estate successiva. L'8 agosto, dal suo resort in New Jersey, Trump invia un messaggio netto a Kim. "Se la Corea del Nord continuerà con l'escalation della minaccia nucleare la risposta americana sarà fuoco e furia, come il mondo non ha mai visto". Poche ore prima, aveva invocato (sempre su Twitter) la necessità di essere "duri e decisi" con Pyongyang.

Kim diventa "Rocket Man"

Trump alza poi il livello dello scontro, arrivando presto alle offese personali. Il 17 settembre è il giorno del soprannome per il dittatore nordcoreano: Kim diventa "Rocket Man", l'uomo razzo "impegnato in una missione suicida per sé e per il suo regime". Il 19 settembre, davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite, Trump afferma: "Se saremo costretti, non avremo altra alternativa che distruggere la Corea del Nord".  Le parole del presidente statunitense provocano la reazione nordcoreana.

Scambio di offese

Il 22 settembre 2017 Kim Jong-un parla di "comportamento mentalmente deviato" di Trump, definito contestualmente "vecchio rimbambito", e aggiunge: "Le minacce mi convincono che il percorso scelto è corretto e va seguito fino alla fine". Trump replica: "Kim Jong-un, che è chiaramente un pazzo a cui non importa affamare o uccidere il proprio popolo, verrà messo alla prova come mai gli è successo fino a ora". Pyongyang continua a battere sull'instabilità di Trump, descritto il 12 novembre 2017 come un "vecchio lunatico". E ancora una volta il presidente Usa ribatte via Twitter: "Perché Kim mi insulta chiamandomi 'vecchio' mentre io non lo chiamerei mai 'basso e grasso'? Pazienza, provo in tutti i modi a essere suo amico e magari un giorno succederà".

La sfida del bottone nucleare

Il 2018 comincia con lo scambio forse più famoso tra i due. Durante il suo discorso alla nazione, Kim insiste: "Non è una semplice minaccia ma è una realtà: ho un bottone nucleare sul tavolo nel mio studio. Tutto il territorio degli Stati Uniti è alla portata di un nostro attacco nucleare". Il riferimento all'arma atomica è destinato ad aprire un nuovo capitolo nelle relazioni. Nel giro di poche ore, arriva la replica: "Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha appena detto che il bottone nucleare è sempre sulla sua scrivania. Forse qualcuno di questo regime affamato e impoverito vorrà informarlo che anche io ho un bottone nucleare, che è molto più grande e potente del suo, e il mio bottone funziona".

L'apertura di Trump

Una decina di giorni dopo, però, arriva l'apertura. In un'intervista al Wall Street Journal, Trump invia un messaggio dai toni più concilianti: "Probabilmente ho un ottimo rapporto con Kim Jong-un", dice il presidente. Le Olimpiadi invernali di PyeongChang favoriscono il disgelo tra Corea del Sud e Corea del Nord. I passi avanti sull'asse Seul-Pyongyang creano i presupposti per un'evoluzione anche nei rapporti tra Trump e Kim. "Vogliamo parlare, ma solo alle giuste condizioni. Altrimenti, non parliamo", ribadisce il presidente degli Stati Uniti. Il 25 marzo si arriva persino allo scambio di gentilezze: "Kim Jong-un è stato davvero trasparente e, credo, onorevole da quello che abbiamo visto", dice Trump. "Abbiamo la possibilità di fare qualcosa di speciale".

Verso il summit

Il 10 maggio 2018 vengono ufficializzate sede e data dell'incontro. Trump dà l'annuncio con un tweet: "Il tanto atteso meeting tra Kim Jong-un e me avrà luogo a Singapore il 12 giugno. Cercheremo entrambi di trasformarlo in un momento molto speciale per la pace nel mondo". I due giorni dopo, la Corea del Nord annuncia l'imminente smantellamento del sito nucleare di Punggye-ri. Trump definisce la decisione "un gesto molto intelligente e apprezzabile". Il 24 maggio, però, una retromarcia: Trump annuncia la cancellazione del meeting e rende pubblica la lettera inviata a Kim per annullare l'evento. Nella missiva, si fa riferimento "all'aperta ostilità" della Corea del Nord, senza però tornare ai toni bruschi di qualche mese prima. Kim, cui Trump si rivolge con le parole "signor presidente", viene ringraziato per "il tempo, la pazienza e lo sforzo" dedicati ai colloqui. All'inizio di giugno, la definitiva fumata bianca: il summit torna in calendario e Trump festeggia con un nuovo tweet: "Speriamo che il meeting a Singapore sarà l'inizio di qualcosa di grande... lo vedremo presto!".

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