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Trump a Kim Jong-un: “Ho un pulsante nucleare più grande e potente”

Mondo

Il presidente Usa risponde con un tweet al leader nordcoreano che l’1 gennaio aveva di nuovo minacciato, in caso di aggressione al suo Paese, un attacco nucleare. Sui social, il tycoon attacca anche la Palestina: “Non vuole pace con Israele, taglio i fondi”

“Anch'io ho il pulsante nucleare ma è molto più grande e più potente del suo”. Arriva dopo due giorni, via Twitter, la risposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump all’ennesima minaccia nucleare lanciata l’1 gennaio dal leader nordcoreano Kim Jong-un. Il tycoon, poche ore prima, sempre sui social ha minacciato i palestinesi di tagliar loro i fondi nel caso in cui rifiutassero i colloqui di pace con Israele dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale.

“Regime esaurito e alla fame”

"Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha appena dichiarato che 'il pulsante nucleare è sempre sulla sua scrivania’ - ha twittato Trump - Qualcuno di questo regime esaurito e alla fame lo informi per favore che anch'io ho il pulsante nucleare ma è molto più grande e più potente del suo, e il mio funziona". Nel primo giorno dell’anno, il leader della Corea del Nord aveva detto di essere in grado colpire gli Stati Uniti con un'arma nucleare in qualsiasi momento, specificando però che non userà gli ordigni a meno che il suo Paese non venga minacciato da un’aggressione.

“Palestinesi non ci rispettano”

Due ore prima, Trump si era invece rivolto alla Palestina, accusando il Paese di non voler arrivare alla pace con Israele: "Non è solo al Pakistan che paghiamo miliardi di dollari per nulla, ma anche per molti altri Paesi. Ad esempio, paghiamo ai palestinesi centinaia di milioni di dollari all'anno e non otteniamo alcun apprezzamento o rispetto - ha cinguettato il tycoon - Non vogliono neppure negoziare un trattato di pace con Israele necessario da molto tempo. Noi abbiamo tolto dal tavolo Gerusalemme, la parte più dura del negoziato, ma Israele, per questo, avrebbe dovuto pagare di più. Ma con i palestinesi non più desiderosi di colloqui di pace, perché dovremmo fare loro uno qualsiasi di quei massicci pagamenti futuri?".

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