Ungheria al voto, Orban favorito: "Fermerò le orde di migranti"

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Viktor Orban è il primo ministro dell'Ungheria dal 2010 e lo era stato anche dal 1998 al 2002 (Getty Images)

Il premier nazionalpopulista in cerca del terzo mandato consecutivo. Uno solo il suo messaggio elettorale: arriveranno milioni di migranti musulmani in caso di vittoria degli oppositori, e io  solo sarei capace di difendere la nazione contro questo pericolo mortale

Nuovo test elettorale per l'Europa. L'Ungheria torna al voto per rinnovare il parlamento. Viktor Orban, il discusso primo ministro uscente, è il favorito e sembra destinato alla riconferma. Ma in realtà la sua vittoria non è del tutto scontata. In campagna elettorale gli argomenti principali sono stati due: i migranti e George Soros. E se l'Unione europea teme un ulteriore riavvicinamento di Budapest alla Russia, l'Italia segue con attenzione l'esito del voto per capire come potrebbero evolversi le politiche del prossimo governo magiaro sull'accoglienza.

Simbolo della destra nazionalista

L'Ungheria si può considerare ancora una democrazia? La domanda se l'è posta il The Guardian. Provocatoria fino a un certo punto, dopo gli ultimi due mandati da primo ministro di Orban, leader del partito Fidesz – Unione civica ungherese, al potere dal 2010. Punto di riferimento della destra nazionalista e populista europea, come ha sottolineato un'inchiesta di Newsweek, Orban è il grande favorito di queste elezioni. Secondo uno degli ultimi sondaggi pre elettorali, condotto dall'istituto Nezopont e citato dall'Ansa, la coalizione tra Fidesz e cristiano democratici (Kdnp) al governo in Ungheria dovrebbe conquistare tra i 112 e i 123 seggi sui 199 del Parlamento. Un numero più che importante, ma non abbastanza alto da consentire a Orban di controllare i due terzi del parlamento. Secondo il sondaggio Nezopont, il partito di destra Jobbik dovrebbe conquistare tra i 36 e 42 seggi, seguito dai socialisti (19-20), dalla Coalizione Democratica (11-13) e dall'Lmp (tra i 6 e gli 8 seggi).

Qualche campanello d'allarme

Ma il 40 per cento degli otto milioni di elettori sarebbe ancora indeciso. Elemento che fa suonare un piccolo campanello d'allarme per Orban, che già nel 2014 aveva conosciuto un forte calo di consensi rispetto al 2010, quando ottenne il 53 per cento. Quattro anni più tardi si fermò al 45 per cento, totalizzando 600mila voti in meno. E non è tutto. Lo scorso febbraio, alle elezioni comunali nella città di Hodmezovasarhely un inedito accordo tra le forze di opposizione ha portato alla sconfitta del candidato di Fidesz, ribaltando tutti i pronostici. Un casus belli che non è passato inosservato a Orban, che sa bene come il sistema elettorale ungherese nasconda molte insidie. Il 60 per cento dei seggi viene assegnato con il criterio proporzionale e un'ulteriore erosione dei consensi rispendo alla precedente tornata elettorale potrebbe far finire Fidesz secondo in una serie di collegi uninominali, pregiudicando per Orban il mantenimento della piena governabilità.

La lotta ai migranti

Orban, che aveva già governato dal 1998 al 2002, ha dato una svolta nazionalista alla politica ungherese. Noto per le sue posizioni euroscettiche, il primo ministro si è prodigato in una lotta senza quartiere contro il multiculturalismo e in difesa dell’identità nazionale magiara. George Soros è diventato il suo nemico numero uno. Orban ha sostenuto più volte che il finanziere ebreo voglia islamizzare l'Ungheria con i migranti. Le ong sono finite nel mirino del governo. “I deputati dell'opposizione sono al servizio di interessi stranieri”, ha detto Orban nel discorso di chiusura della campagna elettorale, citato da Euronews. “Vogliono prendere il potere e distruggere i nostri confini, trasformando l'Ungheria in un paese dove i migranti sono la maggioranza e sono al soldo di interessi stranieri".

Il rapporto con l'Italia

Dopo l'esplosione della crisi migratoria, nel 2015 Budapest ha deciso di costruire un muro al confine con la Serbia. E nel corso degli anni Orban si è più volte rifiutato di applicare il programma di relocation dell'Unione europea, entrando in aperto conflitto con il governo italiano, in particolare quando a Palazzo Chigi c'era Matteo Renzi. L'Ungheria ha accusato l'Italia di ricattarla e il caso è ancora aperto. Per questo il risultato delle elezioni dell'8 aprile interessa molto anche il nostro Paese, che spera di avere maggiore collaborazione nei prossimi anni sul tema delle quote dei profughi. Una vicenda che comunque non ha scalfito il legame tra Orban e la destra italiana, come testimonia la recente visita di Giorgia Meloni a Budapest, proprio in chiusura di campagna elettorale di Fratelli d'Italia.

Il riavvicinamento alla Russia

Anche a Bruxelles seguono con molta attenzione le elezioni ungheresi. L'Unione europea teme infatti un riavvicinamento di Budapest a Mosca. Il rapporto tra Orban e Putin sembra sempre più stretto, come ha sottolineato recentemente la Cnn. Le imminenti elezioni decideranno dunque quali rapporti il governo ungherese avrà con l'Europa e con la Russia. Il Vecchio Continente spera di non perdere altri pezzi.

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