L’invito di Francesco: “Il Natale ci richiama al segno del Bambino e a riconoscerlo nei volti dei bambini”. Dopo un appello per la Terrasanta, ha citato vari Paesi dove i piccoli sono a rischio. Senza dimenticare i figli di disoccupati, poveri, migranti
Tradizionale messaggio di Natale di Papa Francesco, letto dal Pontefice dalla loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. “Oggi, mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale ci richiama al segno del Bambino e a riconoscerlo nei volti dei bambini. Specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, ‘non c'è posto nell'alloggio’”, ha detto Bergoglio.
Vedere Gesù nei volti dei bimbi che soffrono
Nel messaggio natalizio, seguito dalla benedizione Urbi et Orbi, il Papa ha invitato a vedere Gesù nei volti dei tanti bimbi che soffrono nel mondo. E, dopo un appello per Gerusalemme e la Terrasanta, ha citato i bambini di Siria, Iraq e Yemen, prima di volgere lo sguardo all'Africa, citando Sud Sudan, Somalia, Burundi, Repubblica democratica del Congo, Repubblica Centrafricana e Nigeria. Ha citato anche i bimbi dell'Ucraina e del Venezuela, di Myanmar e Bangladesh. Ha dipinto, quindi, una mappa dei luoghi di dolore del mondo a partire dai bimbi, le vittime più fragili.
Le parole del Papa
Ma non solo nei Paesi a rischio. “Vediamo Gesù – ha detto il Papa – nei bambini di tutto il mondo dove la pace e la sicurezza sono minacciate dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti. Vediamo Gesù nei bambini i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno. E in quelli a cui è stata rubata l'infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli. Vediamo Gesù nei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani”.
“Tra le parti prevalga volontà di riprendere il dialogo”
“Vediamo Gesù – ha detto il Papa cominciando il suo elenco di Paesi – nei bambini del Medio Oriente, che continuano a soffrire per l'acuirsi delle tensioni tra Israeliani e Palestinesi. In questo giorno di festa invochiamo dal Signore la pace per Gerusalemme e per tutta la Terra Santa”. “Preghiamo – ha aggiunto – perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all'interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti. Il Signore sostenga anche lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà di aiutare quella martoriata terra a trovare, nonostante i gravi ostacoli, la concordia, la giustizia e la sicurezza che da lungo tempo attende”. Nessuna citazione diretta alla decisione dell’amministrazione Trump di spostare la capitale di Israele a Gerusalemme, ma il riferimento era evidente.
Siria, Iraq, Yemen, Africa
“Vediamo Gesù – ha detto ancora Francesco – nei volti dei bambini siriani, ancora segnati dalla guerra che ha insanguinato il Paese in questi anni. Possa l'amata Siria ritrovare finalmente il rispetto della dignità di ogni persona, attraverso un comune impegno a ricostruire il tessuto sociale indipendentemente dall'appartenenza etnica e religiosa”. “Vediamo Gesù – ha continuato – nei bambini dell'Iraq, ancora ferito e diviso dalle ostilità che lo hanno interessato negli ultimi quindici anni. E nei bambini dello Yemen, dove è in corso un conflitto in gran parte dimenticato, con profonde implicazioni umanitarie sulla popolazione che subisce la fame e il diffondersi di malattie”. Poi il riferimento all’Africa: “Vediamo Gesù nei bambini dell'Africa, soprattutto in quelli che soffrono in Sud Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria”.
Corea, Venezuela, Ucraina
Il Papa ha citato anche le Coree. “Preghiamo che nella penisola coreana si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell'interesse del mondo intero”, ha detto. E poi: “A Gesù Bambino affidiamo il Venezuela, perché possa riprendere un confronto sereno tra le diverse componenti sociali a beneficio di tutto l'amato popolo venezuelano”. Un pensiero anche all’Ucraina: “Vediamo Gesù nei bambini che, insieme alle loro famiglie, patiscono le violenze del conflitto in Ucraina e le sue gravi ripercussioni umanitarie e preghiamo perché il Signore conceda al più presto la pace a quel caro Paese”.
Myanmar e Bangladesh
“Rivedo Gesù – ha detto Francesco – nei bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh. E auspico che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguatamente tutelata”. Durante quel viaggio, il Papa ha incontrato alcuni profughi dello Stato del Rakhine, i rohingya.
L’augurio di Natale
Alla fine, Francesco ha rivolto ai fedeli un “cordiale augurio”. “La nascita di Cristo Salvatore rinnovi i cuori, susciti il desiderio di costruire un futuro più fraterno e solidale, porti a tutti gioia e speranza. Buon Natale”, ha concluso.