Papa su superbomba Usa: "L'hanno chiamata madre, mi sono vergognato"

Mondo

Bergoglio incontra le "Scuole della pace" e, rispondendo alle domande dei ragazzi, tocca diversi temi. Come l'ordigno americano, le presidenziali francesi, la Terra dei fuochi, la plastica nei mari. Su Macron e Le Pen dice: cattivo esempio di dialogo

“L’hanno chiamata ‘la madre di tutte le bombe’, mi sono vergognato di questo nome. La mamma dà la vita, quella dà la morte e diciamo 'mamma' a quell'apparecchio. Che cosa sta succedendo?”. Papa Francesco ha incontrato nell'aula Paolo VI del Vaticano i ragazzi delle “Scuole della pace” e ha parlato, senza citarla direttamente, anche della superbomba Usa, sganciata lo scorso 13 aprile dagli Stati Uniti in Afganistan. Bergoglio ha risposto alle domande dei ragazzi e ha denunciato la “cultura della distruzione”. “Non è una novità: si comincia da Caino", ha detto. Ma oggi, ha spiegato, è sotto gli occhi di tutti a livello globale per via dei media.

Il riferimento a Macron e Le Pen

Come esempio negativo, Papa Francesco ha poi citato quello che “è successo in un dialogo televisivo preelettorale. Si buttavano pietre, non si lasciava finire l'altro. Ma se a un livello così alto si arriva a non saper dialogare...”. Il riferimento, anche in questo caso implicito, secondo molti è a uno dei dibattiti tv tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, che domani si sfideranno nel ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi.

Gli altri temi

Francesco ha poi affrontato altri temi a lui cari: si è chiesto da dove vengano “tante malattie rare” anche nei giovani e ha denunciato l'inquinamento nella "Terra dei fuochi" e nel Mediterraneo invaso dalla plastica (LO SPECIALE Un mare da salvare); ha ribadito la sua denuncia di un mondo centrato “non più sull'uomo e la donna, ma sul dio denaro”; ha denunciato la "litania delle parolacce" con cui ognuno di noi reagisce anche ai più piccoli contrasti quotidiani, invitando alla "mitezza", al "confronto", al "dialogo" e stigmatizzando il “terrorismo delle chiacchiere”. “La sfida a educare al dialogo – ha detto il Papa davanti al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli e agli educatori presenti – è sfida molto grande. E tocca a voi. È più facile chiacchierare e distruggere. Invece no: ascoltare, con mitezza, con rispetto".

“Rifare patto educativo fra famiglia-scuola-società”

Il problema dell’educazione è stato uno dei temi centrali dell’incontro. "Dobbiamo rifare il patto educativo" che si "è rotto", "fra famiglia, scuola e società", ha detto Bergoglio. E ancora: "Famiglia, società, scuola: tutti devono essere al servizio del ragazzo o della ragazza perché cresca bene, ma se la famiglia tira da una parte, lo Stato dall'altra, la scuola dall'altra..”. Il Papa ha quindi raccontato un episodio di lui, bimbo di 9 anni, che disse una cosa brutta alla maestra, di come la maestra convocò la mamma, di come questa lo indusse a chiedere scusa alla maestra e sembrava tutto fosse andato a posto. “Ma questo era solo il primo atto, a casa ci fu il secondo”, ha detto facendo il gesto delle botte e suscitando un applauso di tutti i presenti. "Cosa voglio dire? Che c'era un patto educativo famiglia-scuola, mentre oggi tante volte, se nella scuola il professore o la professoressa rimprovera l'alunno, sono i genitori a venire il giorno dopo a rimproverare il maestro e la maestra per questa 'aggressione a mio figlio'", ha spiegato Francesco.

“Preti sappiano discernere”

Il Papa ha affrontato la problematica educativa anche nell’udienza concessa in mattinata, nella Sala del Concistoro, alla comunità del Pontificio seminario campano di Posillipo. Qui si è soffermato sull’educazione e formazione dei giovani al sacerdozio: un discorso ecclesiale, ma consapevole delle sfide che il contesto sociale lancia alla Chiesa. Servono, ha detto, preti "esperti nell'arte del discernimento", che sappiano “fuggire dalla tentazione di rifugiarsi dietro una norma rigida o dietro l'immagine di una libertà idealizzata. Educare al discernimento vuol dire esporsi, uscire dal mondo delle proprie convinzioni e pregiudizi per aprirsi a comprendere come Dio ci sta parlando oggi, in questo mondo, in questo tempo".

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