
È accaduto a Alcaçuz a Natal, nello stato del Rio Grande do Norte del Brasile. All'origine dei disordini ci sarebbe uno scontro fra due cartelli rivali: il Primeriro Comando da Capital (PCC) e il Comando Vermelho

Secondo fonti della polizia, citate da AFP, è di almeno 26 vittime il bilancio della maxi rivolta scoppiata il 14 gennaio e durata per 14 ore, nel carcere di Alcaçuz a Natal, nello stato del Rio Grande do Norte del Brasile. Anche questa volta, come nei due precedenti episodi del 2017 avvenuti nei penitenziari di Amazonas e Roraima, ad accendere la sommossa sarebbe stato un conflitto fra bande rivali. Il presidente della Repubblica, Michel Temer, ha inviato diversi reparti dell'esercito per cercare di sedare la rivolta -
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Come nei precedenti episodi anche la rivolta di Alcaçuz si è contraddistinta per una particolare ferocia. Le forze di polizia arrivate sul luogo hanno parlato di corpi smembrati e decapitati -
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Le forze di sicurezza, che hanno preso d'assalto la prigione all'alba del 16 gennaio, sono riuscite a riportare l'ordine dopo 14 ore di violenze -
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Secondo il racconto degli inquirenti all'origine delle violenze ci sarebbero stati gli scontri fra i membri di due gang rivali che hanno iniziato a combattere violentemente dopo essere riusciti a uscire dalle zone di sicurezza -
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Alle parole del presidente Michel Temer, che in un primo momento aveva dichiarato via Twitter che il governo federale avrebbe fornito tutta "l'assistenza necessaria" alle autorità carcerarie, sono seguite quelle del ministro della Difesa, Raul Jungmann, che ha denunciato una "situazione di emergenza nazionale" -
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Al centro degli scontri ci sarebbe stata la rivalità fra due dei più grandi cartelli brasiliani della droga: il Primer Comando de la Capital (PCC) e il Comando Vermelho. Ciò ha portato gli esperti a dichiarare che le continue violenze in carcere facciano parte di una guerra fra i cartelli della droga per assumere il controllo di uno dei più importanti mercati mondiali della cocaina e delle rotte del narcotraffico -
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Dall'inizio del 2017 sono almeno cento i prigionieri morti all'interno delle prigioni governative. Lo scontro maggiore si è avuto nel penitenziario di Manaus, a nord-est del Paese, in cui sono morte 60 persone, 6 delle quali decapitate. Anche in quel caso i membri del Primer Comando de la Capital hanno affrontato gli affiliati alla Familia do Norte, alleata a sua volta del potente cartello del Comando Vermelho -
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Lo scorso 6 gennaio una seconda ondata di violenza, esplosa nel carcere di Roraima, ha provocato la morte di 33 persone. Le prigioni brasiliane sono spesso sotto un controllo de facto dei cartelli della droga che organizzano scontri fra i propri affiliati negli spazi ricreativi esterni -
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Diverse denunce di attivisti per i diritti umani sostengono che la violenza dentro le carceri sarebbe esacerbata dal problema del loro sovraffollamento. Stando ai dati di un rapporto del 2015 del ministero della Giustizia brasiliano, nelle carceri nazionali sarebbero detenute 622mila persone. Il Brasile ha la quarta popolazione carceraria più grande al mondo dopo gli Stati Uniti, la Cina e la Russia. Dopo i disordini di inizio mese, il governo federale ha annunciato lo stanziamento di 250 milioni di dollari per la costruzione di nuovi luoghi di detenzione -
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