Gli abusi sono iniziati quando la bambina aveva solo tre anni. Il 46enne, in un'occasione, avrebbe anche proposto a un altro uomo, con cui lui aveva una relazione, di partecipare alle violenze. È stato proprio quest'ultimo, con la sua denuncia, a far scattare l'inchiesta
Un uomo di 46 anni è stato arrestato dai carabinieri perché, per quasi 9 anni, tra il 2015 e lo scorso aprile, avrebbe abusato di una delle sue figlie, da quando la bambina aveva 3 anni, e in un'occasione avrebbe proposto ad un altro uomo, con cui lui aveva una relazione, di partecipare alle violenze. È stato proprio quest'ultimo, con la sua denuncia, a far scattare l'inchiesta, coordinata dal pm di Milano Giovanni Tarzia, che ha portato all'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Guido Salvini. Il 46enne è anche accusato di produzione di materiale pedopornografico, perché avrebbe ripreso col telefono le violenze. L'indagato, scrive il giudice nell'ordinanza, "in frequente stato di alterazione psico-fisica legata al consumo di sostanze stupefacenti", tra cui la cocaina, "utilizza la figlia per soddisfare le proprie perversioni sessuali all'interno del camper in cui vive, premurandosi anche di registrare gli abusi consumati". Il gip evidenzia anche "la gravità della proposta" rivolta all'altro uomo "di coinvolgere la bambina in rapporti tra adulti, rafforzata dalla condivisione di files multimediali espliciti aventi per oggetto la bambina stessa".
In altre occasioni potrebbe aver coinvolto nelle violenze altre persone
Il 28 aprile scorso, come si legge nell'ordinanza, "la Procura ha disposto la perquisizione locale della residenza e delle postazioni di lavoro dell'indagato, nonché l'ispezione dei sistemi informatici e di telecomunicazione, in esito alla quale è stato sequestrato il telefono cellulare dell'indagato". E anche l'audizione protetta della bambina "ha confermato il quadro allarmante emerso dalla denuncia presentata". Le dichiarazioni della figlia, scrive ancora il gip, sono state "riscontrate dagli elementi oggettivi" emersi "in maniera convergente nel corso della breve attività istruttoria, costituiti, nello specifico, dai messaggi dal contenuto confessorio inviati via WhatsApp" dal 46enne "e dal materiale video e fotografico di carattere pedopornografico prodotto dal primo e dallo stesso condiviso con il denunciante". Tra l'altro, dai messaggi riportati nel provvedimento si evince che l'uomo anche in altre occasioni potrebbe aver coinvolto nelle violenze altre persone.