Milano, aggressione in zona movida: arrestati rapper Baby Gang e Simba La Rue

Lombardia

Si tratta di un'operazione congiunta di carabinieri e polizia che riguarda fatti avvenuti nella notte tra il 2 e il 3 luglio in via di Tocqueville. Qualche ora dopo la sparatoria la polizia aveva erroneamente fermato per un controllo il centrocampista del Milan Tiémoué Bakayoko .Blitz anche a Bergamo dove sono stati arrestati i presunti autori dell'accoltellamento di Simba La Rue avvenuto il 16 giugno a Treviolo

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I rapper Baby Gang e Simba La Rue, all'anagrafe Zaccaria Mouhib e Lamine Mohamed Saida, sono stati arrestati in un'operazione congiunta di polizia e carabinieri che riguarda un'aggressione a colpi di arma da fuoco avvenuta a Milano nella notte tra il 2 e il 3 luglio in via di Tocqueville, una delle strade della movida. L'operazione è stata compiuta da carabinieri e polizia. Nell'ordinanza, firmata dal gip Guido Salvini, compaiono altre nove persone (solo una ai domiciliari) e due minorenni, tutti legati all'entourage dei due artisti e accusati a vario titolo di rissa, lesioni, rapina aggravata e porto abusivo di arma da sparo. Qualche ora dopo la sparatoria la polizia ha erroneamente fermato per un controllo Tiémoué Bakayoko, centrocampista francese di origini ivoriane che gioca nel Milan. A Bergamo invece i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dei quattro presunti autori del tentato omicidio ai danni del rapper Simba La Rue, accoltellato lo scorso 16 giugno nel comune di Treviolo. 

Il gip: "Episodio di grave violenza e sopraffazione"

Nell'elenco compaiono anche Eliado Tuci (32 anni), tour manager e autista personale di Baby Gang, Paulo Marilson Da Silva (27 anni), considerato il principale manager di Baby Gang e "Instagram Personal Manager" dell'etichetta di cui fanno parte i due artisti, Faye Ndiaga (25 anni) già arrestato il 29 luglio scorso per l'aggressione e il sequestro del trapper rivale Baby Touché, e Mounir Chakib detto "Malippa" (24 anni, unico ai domiciliari), manager di Baby Gang e Simba La Rue. In riferimento all'episodio del 2-3 luglio, il gip Salvini scrive nell'ordinanza che "non sembra trattarsi di una rissa banale ed estemporanea ma di un episodio di grave violenza e sopraffazione originato da una logica di banda e da una volontà di controllo del territorio". Secondo il gip "emerge la totale astrazione dalla realtà in cui gli indagati vivono e agiscono con l'ego totalmente incluso in quello della banda che impedisce loro anche solo di percepire il disvalore e il peso delle azioni criminose poste in essere, peraltro esaltate nei video e nei pezzi musicali prodotti dal gruppo e diffusi via social, con un grave rischio imitativo quindi nei confronti di altri soggetti molto giovani". E ancora: "La forza del legame criminale esistente tra loro ha sicuramente rafforzato il proposito criminoso, istigando i singoli ad agire con una sempre maggiore violenza per emergere nel gruppo e scalare la gerarchia interna".

Un'immagine contenuta negli atti dell'inchiesta - ©Ansa

La ricostruzione

Nella notte tra il 2 e il 3 luglio scorso, il primo intervento della polizia aveva consentito di sottoporre a fermo di indiziato di delitto due cittadini senegalesi convolti attivamente nella rissa, entrambi raggiunti da colpi d’arma da fuoco alle gambe. Secondo le accuse, però, non si tratterebbe di una banale rissa. Uno dei senegalesi feriti, 28enne, ha raccontato di aver prestato una carta di credito a una persona legata all'entourage dei rapper e di aver subìto numerose minacce in risposta alla sua richiesta di restituzione. La notte dell'aggressione, temendo di incontrare questa persona (che non compare nel provvedimento) ha nascosto in un'aiuola davanti al locale una pistola a salve e uno spray al peperoncino. Una volta uscito dalla discoteca, assieme a un altro senegalese e ad altri amici, ha incontrato il gruppo di Simba e Baby Gang: è iniziata una lite che è degenerata in pochi secondi. Il senegalese avrebbe esploso due colpi per sbaglio (a suo dire) e gli altri, quando si sono accorti che era una pistola finta, hanno la propria vera al grido di "noi vi ammazziamo" e "guardate che noi siamo la gang". Nella ricostruzione degli investigatori, aiutati dalle telecamere di zona, Baby Gang è immortalato mentre punta una pistola finta contro una guardia giurata arrivata sul posto, Faye compare mentre spara ai due senegalesi, un altro componente mentre colpisce uno degli uomini a terra col gesso del proprio braccio già infortunato e Simba mentre colpisce usando una delle stampelle.

Le indagini

La ricostruzione dei fatti è stata il frutto di un’intensa e complessa attività d’indagine condotta dalla compagnia dei carabinieri 'Duomo' e dalla squadra mobile, coordinate dalle due Procure, attraverso attività tecniche, analisi di numerosi filmati e acquisizione di dichiarazioni di persone informate sui fatti. L’attività investigativa, attualmente nella fase delle indagini preliminari, ha consentito di individuare in modo puntuale le fasi salienti della violenta rissa e di ricondurre la stessa a pregressi contrasti tra bande di strada e a relativi interessi economici. Secondo quanto emerso dalle indagini, ai fatti avrebbero partecipato almeno 13 persone, di cui 11 appartenenti a una fazione (tra i quali due minorenni) e due a un’altra. Un ruolo attivo nella rissa sarebbe stato svolto proprio da due noti rapper, facenti parte del gruppo più nutrito, orbitante intorno a una casa discografica. Numerose sono le perquisizioni effettuate a carico degli indagati.

Il racconto della guardia giurata

"Mi sono diretto verso questo gruppo per interrompere il pestaggio, e ad un tratto mi si è messo di fronte un ragazzo sempre magrebino con jeans chiari strappati, maglia bianca e capelli media lunghezza con riga in mezzo a caschetto, che impugnava una pistola di colore nero tipo semiautomatica. Costui mi ha puntato l'arma ed io ho fatto la stessa cosa con lui". Così, sentita come teste, una guardia privata, che quella notte svolgeva servizio nella zona della movida milanese vicino Corso Como, ha raccontato i drammatici istanti della rissa. La guardia giurata, stando anche a una foto presente negli atti dell'inchiesta milanese, si sarebbe trovata di fronte proprio Baby Gang con la pistola puntata. "Non ho avuto modo di vedere se la sua arma avesse il tappo rosso - ha messo a verbale - ma non mi pare, così come non so se abbia provato a sparare oppure no. Questa circostanza è durata pochi istanti in quanto, dopo avere intimato al ragazzo di buttare la pistola, costui si è diretto in mezzo alla strada scansandomi e scappando".

©Ansa

L'intercettazione

"Zaccaria (Baby Gang, ndr) quando si ubriaca è un casino. Zaccaria non deve bere proprio, infatti lui lo sa e non beve. Però quando vuole bere è un casino e non puoi dirgli di no". A parlare è Chakib Mounir, detto Malippa, finito ai domiciliari. Quando la notte tra il 2 e il 3 luglio scorso il gruppo ha gambizzato due senegalesi "rivali" all'esterno di una discoteca in via di Tocqueville, i carabinieri stavano già monitorando le loro attività per un'altra vicenda violenta e avevano installato una microspia sull'auto di Malippa. È quest'ultimo, tra le persone più importanti e fidate del gruppo, a parlare subito dopo l'aggressione con una ragazza e un altro autore, il 21enne albanese Andrea Rusta detto "Asap". Rusta risulta abbia colpito una delle vittime usando il gesso del proprio braccio già infortunato. "Quando arriva che gli sale è un puttanaio, ha fatto minchiate. Poi non dico che questa cosa qua non la faccia anche quando non è ubriaco, la fa anche, però almeno quando non è ubriaco la fa con la testa".

"Noi non spariamo in aria"

Nella prima parte dell'intercettazione in auto c'è solo una passeggera che, pochi minuti dopo aver assistito alla scena, esclama: "Ma che cazzo c'ha Zaccaria?! Che cazzo di problemi c'ha?". Malippa risponde che proprio il giorno prima il tribunale gli aveva tolto la sorveglianza speciale perché non era stato ritenuto pericoloso. A quel punto la ragazza domanda: "Uno che fa così se le cerca però. C'hai venti persone attorno che ti dicono basta e non ti fermi?". "Sì ma questi qua hanno iniziato a sparare addosso a noi - replica il manager di Baby Gang - Hai visto, no? (riferendosi alle esplosioni di pistola a salve da parte dei due senegalesi poi feriti, ndr). Non hai sentito i colpi di pistola? Li hanno sparati cinque volte. Noi non abbiamo sparato neanche un colpo. Il problema, sai perché nessuno di noi ha sparato un colpo? Perché noi non spariamo in aria, è quella la verità! Ti dico la verità... i nostri ragazzi se sparano, sparano addosso alla gente. Questa è la verità. E nessuno di noi ha sparato un colpo. Anche Baby che c'aveva tutto il tempo il ferro in mano, ha sparato solo una volta in aria. Solo una volta. Loro hanno sparato cinque volte".

©Ansa

Relazione di polizia su controlli a Bakayoko

Qualche ora dopo la sparatoria la polizia ha erroneamente fermato per un controllo Tiémoué Bakayoko, centrocampista francese di origini ivoriane che gioca nel Milan. "Appurata la sua estraneità ai fatti (...) gli operanti rassicuravano il Bakayoko, il quale riprendeva la propria attività senza alcun rilievo", si legge nella relazione di servizio della polizia, finita negli atti dell'inchiesta milanese, che fa riferimento alla vicenda, che aveva suscitato qualche polemica, del controllo stradale sul calciatore del Milan la notte del 3 luglio, quando gli agenti erano intervenuti per individuare gli autori della sparatoria in zona Corso Como. Bakayoko "veniva fatto scendere dall'auto mentre l'autista rimaneva all'interno tenuto sotto osservazione a vista dagli operanti per evitare che potesse prendere ed utilizzare eventuali armi da fuoco - si legge nella relazione -. L'uomo controllato fuori dall'auto, veniva riconosciuto da uno degli operanti per Tiémoué Bakayoko, noto giocatore del Milan".

Sequestrata pistola a Baby Gang

Nel corso della perquisizione nell'appartamento di Baby Gang a Sesto San Giovanni i carabinieri hanno trovato una pistola Beretta calibro 7.65 nascosta sotto al cuscino della camera da letto. Gli investigatori hanno sequestrato anche la riproduzione di un Kalashnikov probabilmente utilizzata per un video musicale. A casa di uno dei due minorenni raggiunti dal provvedimento sono stati trovati 700 grammi di hashish e un machete.

Gli arresti per il tentato omicidio a Treviolo

L'aggressione che ha visto vittima Simba La Rue a Treviolo il 16 giugno, per i carabinieri di Bergamo, sarebbe una vendetta da parte di persone vicine a un rapper padovano sequestrato a Milano una settimana prima, Baby Touché, il cui rapimento era stato postato sul web. Sono stati arrestati al momento, uno dei "mandanti" dell'agguato, una donna 31enne bergamasca, e i presunti esecutori materiali: un milanese di 24 anni, un 24enne di Monselice (Padova) e un marocchino 30enne che si trova da tempo presso il centro di detenzione della polizia di Vordernberg. Sono accusati di tentato omicidio. Il 16 giugno, a Treviolo, Simba era stato raggiunto da numerosi fendenti inferti da persone che erano fuggite a bordo di due vetture. La vittima era a bordo della sua auto, in compagnia della fidanzata, residente nel Bergamasco. I carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Bergamo, che hanno condotto le indagini coordinati dalla Procura, hanno da subito analizzato le telecamere di videosorveglianza comunali e private, riuscendo a risalire alle due auto. Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri della Compagnia di Bergamo, con la collaborazione dai militari dei Comandi Provinciali di Milano e Padova e dagli Agenti della Polizia Austriaca di Vondernberg.

Il ruolo della fidanzata di Simba La Rue nell'accoltellamento

Secondo quanto emerso dagli atti dell'inchiesta milanese, sarebbe stata la fidanzata di Simba La Rue a 'tradire' il compagno fornendo "l'indirizzo ai suoi aggressori" quando il 20enne fu accoltellato. L'avrebbe ammesso lei stessa in una telefonata qualche giorno dopo parlando proprio col rapper. "Doveva venire da solo a farti questa cosa, umiliarti ...", dice la giovane intercettata il 10 luglio e il fidanzato risponde: "Mi hai venduto e basta". Dalle carte si vede che comunque i due, poi, si sono riappacificati. Simba, già arrestato a fine luglio anche per il sequestro del 9 giugno ai danni del capo della "gang" antagonista, Mohamed Amine Amagour, ossia Baby Touché, era passato ai domiciliari in una comunità per motivi di salute ed è stato operato per la ferita alla gamba subita. A settembre il rapper "utilizzando il cellulare di una suora operatrice della Comunità" è riuscito a mettersi "in contatto due volte" proprio con la fidanzata, "soggetto tra l'altro centrale - scrive il gip Salvini - nella genesi e nel meccanismo dell'aggressione che lo stesso Saida ha subito in provincia di Bergamo". Il gip parla di "continuità" nelle violazioni del regime dei domiciliari da parte del rapper e delle persone a lui vicine. Risulta che pure Zaccaria Mouhib, ossia Baby Gang, oggi finito in carcere, si sarebbe recato "stabilmente in comunità" a trovare l'amico.

"Doveva venire da solo a farti questa cosa, umiliarti"

Dalle intercettazioni, si legge negli atti, emerge "una corresponsabilità" della fidanzata "per quanto concerne l'accoltellamento ai danni di Saida Mohamed Lamine". In più di una telefonata, infatti, la donna "confessa di aver favorito detta aggressione, fornendo il proprio indirizzo di domicilio a terzi soggetti e comunicandogli che avrebbe passato la serata insieme al Saida". Parlando proprio con Simba lei gli spiega che avrebbe "dato indicazioni" a tale "Samir" affinché "potesse incontrare il Saida da solo, con la finalità di 'umiliarlo'". "Doveva venire da solo a farti questa cosa, umiliarti - dice la giovane al fidanzato - perché aveva paura dei tuoi amici, e da solo sarebbe riuscito a parlarti e al massimo tirarti qualche schiaffo, lui non è neanche venuto, ha mandato i suoi amici, ma non so perché ti giuro che quando io ho visto questa cosa, quando io tenevo la porta aperta è perché ti vedevo così (...) ho urlato e mi son spaventata perché io, non era lui il tipo, perché doveva venire lui! Non so chi ha mandato, cosa, poi dopo quando io l'ho chiamato ho urlato e gli ho detto 'mi hai ammazzato il tipo, ma che c... hai fatto!'". E Simba: "Che fine di mer.., che fine di mer... ho fatto!". Tra l'altro, il 21 giugno la donna avrebbe raccontato le stesse cose a Baby Gang, già arrestato a gennaio scorso in un'inchiesta milanese per rapine e poi scarcerato per prove lacunose. E lo stesso giorno lei aveva già reso la sua 'confessione' al trapper e compagno, il quale le aveva risposto "ripetendole 'sei un'infame bastarda'".

La fidanzata: "Volevo che Simba venisse umiliato, non avrei mai pensato che lo avrebbero accoltellato"

"Volevo solo che anche Simba venisse umiliato un po' visto che mi continuava ad umiliare, ma non avrei mai pensato che lo avrebbero accoltellato". Così si era difesa, sentita ad agosto come testimone, la fidanzata del trapper Simba La Rue. Lo si legge nell'ordinanza. Come segnala il gip di Bergamo Lucia Graziosi, dalle intercettazioni risulta che la donna avrebbe attirato Simba nella trappola perché stanca delle violenze fisiche che lui le faceva subire. "Pensavo avrebbero solo bullizzato un po' Simba - ha messo a verbale - ma non che avrebbero fatto una cosa del genere (...) A Samir (la persona che lei aveva contattato, ndr) dicevo 'vediamo se anche con gli uomini fa il figo come fa con me'". Agli atti anche intercettazioni dalle quali emerge chiaramente che l'aggressione a Simba fu una "vendetta" per il sequestro subito da Baby Touché il 9 giugno. Così il fratello di Touché il 23 giugno diceva: "Ha fatto quello che ha fatto, noi abbiamo fatto quello che abbiamo fatto, così finisce di rompere il ca...". Il giudice la descrive come una "pericolosa escalation" in "seno ad una faida" in atto.

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