L'uomo, che oggi si è presentato in tribunale, è accusato di aver rapito il bambino, unico sopravvissuto al crollo della funivia del Mottarone, sottraendolo alla tutrice, la zia paterna Aya Biran, portandolo in Israele, dove è rimasto per tre mesi, fino alla decisione del Tribunale di Tel Aviv di farlo tornare in Italia. Il gip ha disposto la sostituzione della misura cautelare in carcere con il divieto di dimora a Pavia, Milano e Varese
È stato arrestato e subito scarcerato Shmuel Peleg, nonno materno del piccolo Eitan, unico sopravvissuto al crollo della funivia del Mottarone, che oggi si è presentato in tribunale a Pavia. È accusato del rapimento del bambino, avvenuto l'11 settembre di un anno fa. Shmuel avrebbe sottratto Eitan alla tutrice dell'epoca, la zia paterna Aya Biran, portandolo in Israele, dove è rimasto per tre mesi, fino alla decisione del Tribunale di Tel Aviv di farlo tornare in Italia. Atterrato all'aeroporto di Malpensa, Shmuel Peleg è entrato nel palazzo di giustizia di Pavia intorno alle 13. Il suo interrogatorio sarebbe ancora in corso.
Le indagini sul rapimento del piccolo Eitan
Shmuel Peleg con il suo presunto complice, l'autista Gabriel Abutbul Alo, è accusato di sequestro di persona aggravato, sottrazione e trattenimento di minore all'estero, in Israele, e appropriazione indebita di passaporto. Lo scorso luglio la procura di Pavia ha chiuso le indagini nei loro confronti. L'avviso di conclusione delle indagini firmato dal pm Valentina De Stefano è dell'8 luglio. Qualche settimana prima l'autista, estradato in Italia, è stato interrogato e poi scarcerato, ma col divieto di dimora nei luoghi prossimi a Milano e a Pavia, dove il bambino vive.
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Arrestato e scarcerato
Shmuel è stato arrestato e subito scarcerato. Il gip del Tribunale di Pavia ha disposto la sostituzione della misura cautelare in carcere con il divieto di dimora a Pavia, Milano e Varese, che l'uomo dovrà lasciare entro 48 ore, e il divieto di avvicinamento al nipote. Nelle prossime ore Shmuel Peleg farà rientro in Israele.
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Shmuel al gip: “Pensavo di avere diritto a stare con lui”
"Pensavo di avere diritto di poter stare con mio nipote, di aver fatto una cosa lecita. Il piccolo è sempre stato bene con me, non l'ho mai nascosto, appena siamo arrivati a Tel Aviv ho informato subito la zia Aya e le autorità locali", così, in sostanza, Shmuel Peleg si è difeso nell'interrogatorio, durato circa tre ore. Assistito dal legale Paolo Sevesi, Peleg ha ribadito ciò che più volte aveva detto anche in alcune interviste, respingendo l'accusa di aver rapito il nipote.
Peleg, su cui pendeva da mesi l'ordinanza di custodia in carcere emessa dai magistrati di Pavia e un mandato d'arresto internazionale, come riferito dall'avvocato Sevesi che lo assiste con la collega Sara Carsaniga, "si è presentato stamani spontaneamente a Malpensa". Ad attenderlo c'erano i legali e gli agenti della Squadra mobile per eseguire l'arresto. Una procedura, in pratica, 'concordata'. "È stato, poi, subito portato dall'aeroporto in Tribunale, davanti al gip senza manette e per tre ore ha fornito spiegazioni su tutto, compresi gli aspetti affettivi e sentimentali di questa vicenda", ha spiegato ancora Sevesi. La difesa ha chiesto, poi, la revoca o la sostituzione della misura cautelare e il giudice ha sostituito il carcere col divieto di dimora a Pavia, Milano, Varese e di avvicinamento ad Eitan senza autorizzazione. In serata, ha chiarito il legale, il 60enne tornerà in Israele. In pratica, per Peleg è stata applicata la stessa procedura seguita per il presunto complice, Gabriel Abutbul Alon. Intanto, dopo la chiusura dell'inchiesta a luglio a carico dei due, si va verso la richiesta di processo. Peleg e Abutbul, secondo i pm di Pavia, avrebbero portato via il piccolo, che aveva 6 anni, "prelevandolo dal domicilio stabilito dall'Autorità giudiziaria italiana", a Travacò Siccomario (Pavia), "sottraendolo alla tutrice" Aya Biran, zia paterna.