Milano, giudici rigettano richiesta di sorveglianza speciale per il rapper Baby Gang

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È la seconda volta, dopo lo scorso marzo, che la Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese boccia una richiesta di questo genere da parte della Procura, spiegando che il giovane non è "socialmente pericoloso"

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L'offerta "di un prodotto musicale ritenuto difforme dai modelli auspicabili resta coperto dal diritto fondamentale di manifestazione del pensiero e può essere accostata ad una misura di prevenzione personale solo se connessa alla consumazione abituale di delitti, di cui mancano gli estremi", è solo uno dei passaggi con cui il Tribunale di Milano ha respinto una nuova richiesta di "sorveglianza speciale" per un anno per il rapper 21enne Baby Gang, nome d'arte di Zaccaria Mouhib, molto noto alle cronache nell'ultimo periodo, "sotto contratto da parte di una major musicale" con guadagni milionari e "circa 800mila follower sui social network".

Respinta la richiesta di sorveglianza speciale

È la seconda volta, dopo lo scorso marzo, che la Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese boccia una richiesta di questo genere da parte della Procura, spiegando che il giovane non è "socialmente pericoloso", anche perché "il suo certificato penale riporta l'unico precedente per fatti commessi all'età di 15 anni". I giudici Rispoli-Cernuto-Pontani, accogliendo le tesi difensive del legale Niccolò Vecchioni, smontano uno ad uno i nuovi elementi portati dall'accusa per chiedere la misura, tra cui una presunta resistenza a pubblico ufficiale "nell'aprile di quest'anno" quando venne fermato per un controllo assieme ad un amico. Quest'ultimo è già stato processato e assolto e, dunque, una sentenza "ha stabilito l'insussistenza del fatto". Tra l'altro, scrivono i giudici, "il livello dei controlli" a cui il 21enne è sottoposto porta ad "escludere che questi sia attualmente coinvolto nell'uso delle armi, negli spacci e nelle violenze di cui tratta nelle canzoni". E non basta contestargli, aggiungono, "atteggiamenti 'sfidanti'" di cui si parla nell'istanza di misura.

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La decisione dei giudici

Nel provvedimento viene spiegato che nella richiesta di applicazione della sorveglianza, da parte della Questura, si poneva l'accento anche sul fatto che il 21enne "rimane un leader di spicco nel panorama del 'gangsta rap' milanese ed incarna il personaggio artistico che si pone in posizioni più radicali e violente rispetto agli altri rapper". Per lui, però, spiegano i giudici, non è più il tempo "della partecipazione ad assembramenti in strada per la registrazione di video musicali". Oggi "appartiene alla schiera dei cantanti che hanno a disposizione un budget più che adeguato destinato alla produzione di video" e sigla contratti con multinazionali della musica. È anche indagato per essersi fatto filmare con un telefono per il suo nuovo video quando era detenuto a San Vittore con l'accusa di rapina nei mesi scorsi, ma non risulta, si legge, che abbia usato quel cellulare "per scopi che avrebbero potuto mettere a rischio la sicurezza dell'istituto penitenziario". Sul fronte dell'inchiesta per rapina, poi, il Riesame lo ha scarcerato per la mancanza "di indizi di colpevolezza". E ancora nella sentenza con cui l'amico è stato assolto dalla contestata resistenza a pubblico ufficiale, il giudice delle direttissime ha scritto che semmai i due giovani sarebbero "parti lese" delle forze dell'ordine che hanno agito "con modalità aggressive". Insomma il 21enne, "ormai un artista affermato", non è un "pericolo per la sicurezza pubblica" e non sono sufficienti le infrazioni ai fogli di via che gli sono state notificate, tra Milano e Lecco. E nemmeno una querela presentata da una giornalista nei suoi confronti lo scorso 10 giugno.

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