Il Tribunale di Tel Aviv aveva ordinato il rientro del bimbo, unico sopravvissuto all'incidente della funivia del Mottarone, entro 15 giorni
La Corte Suprema ha congelato l'esecutività della sentenza emessa dal Tribunale di Tel Aviv che aveva ordinato il rientro in Italia di Eitan, il bimbo unico sopravvissuto all'incidente della funivia del Mottarone, entro 15 giorni pur dando tempo 7 giorni di sospensione in vista del possibile ricorso da parte dei legali del nonno materno Shmuel Peleg. Lo hanno fatto sapere gli stessi legali di parte.
La decisione della corte
La Corte Suprema avrebbe dato tempo fino al 21 novembre agli avvocati di Aya Biran, zia paterna del piccolo e sua affidataria, per far giungere le proprie osservazioni e fino al 23 novembre a quelli di Peleg, se vogliono, per ulteriori osservazioni. Poi, una volta ricevuti questi documenti e analizzati, la Corte deciderà sulla prosecuzione dell'esame del caso.
"Siamo contenti - ha detto l'avvocato Ronen Dlayahu - che la Corte Suprema abbia deciso di sospendere quella esecutività e che esamini il caso. Speriamo che la materia del ricorso sia discussa in maniera approfondita e che alla fine - ha aggiunto - in questo caso tragico e senza precedenti sia visto il bene del bambino".
I legali della zia Aya: “Shmuel Peleg liberi il bambino”
"Speravamo che il signor Peleg facesse la cosa giusta e liberasse Eitan affinché torni alla sua casa e alla sua routine, dopo che tutte le argomentazioni (di Peleg, ndr), fattuali e legali, sono state respinte una per una dal Tribunale per le questioni familiari e dal Tribunale distrettuale. Purtroppo il signor Peleg ha dimenticato che occorre occuparsi del bene del bambino e continua ad impedire ad Eitan di tornare al tessuto sociale ed educativo da cui è stato rapito", hanno detto i due avvocati di Aya Biran-Nirko commentando la decisione del nonno di appellarsi alla Corte Suprema. Gli avvocati Shmuel Moran e Avi Chimi rilevano che su Peleg gravano "gravi sospetti penali" per aver "rapito Eitan dal suo luogo di residenza". Aggiungono che due altri nonni, di parte paterna, anelano a ricongiungersi con lui. Sostengono che "era prevedibile" la richiesta della Corte Suprema di ascoltare la posizione dei Biran sull'appello e notano infine che i tempi stabiliti dal giudice Alex Stein sono serrati: cosa che - a loro giudizio - confermerebbe che anche nella Corte Suprema ha avvertito "il senso di urgenza per una decisione".
Le accuse di rapimento
Il nonno 58enne è accusato dai magistrati di Pavia di aver rapito il bimbo portandolo in Israele. Proprio contro l'ordinanza del gip pavese, che ha dato origine al mandato d'arresto internazionale a suo carico, comunque allo stato non eseguito, la difesa di Peleg ha discusso oggi al Riesame di Milano l'istanza di revoca della misura cautelare, mentre i legali israeliani hanno presentato ricorso alla Corte Suprema contro le due sentenze delle scorse settimane favorevoli alla zia paterna e tutrice del piccolo, Aya Biran.
I procedimenti in Italia
Davanti ai giudici del Riesame i legali italiani hanno contestato le accuse di sequestro e sottrazione e trattenimento di minore all'estero, ossia la qualificazione giuridica dei fatti. Fatti che in sé sono chiari anche per la difesa che sostiene, però, che non ci fu alcuna costrizione nel trasferimento di Eitan in Israele. Sul fronte civile, poi, gli avvocati hanno sempre spiegato che la zia tutrice non è un'affidataria con diritto di custodia del minore. L'ordinanza del gip, tra l'altro, riguarda pure Gabriel Alon Abutbul, "soldato di ventura" dell'agenzia di contractor statunitense BlackWater, che avrebbe aiutato Peleg nel suo piano. Sempre in ambito civile, i legali dei nonni materni hanno avanzato una serie di istanze in due udienze ai giudici di Pavia ponendo, tra le altre cose, la questione di un conflitto d'interessi di Aya tra i suoi ruoli di tutore e di richiedente l'adozione. Per l'1 dicembre, infine, gli avvocati dei due rami familiari dovranno depositare memorie di fronte al Tribunale per i minorenni di Milano dove pende il reclamo contro la nomina della zia come tutrice.