Caso Genovese, imprenditore valuta l’ipotesi di risarcire una ragazza

Lombardia

È quanto emerso dell'udienza preliminare che si è aperta ieri e che è stata rinviata al prossimo 28 gennaio. I legali di Genovese dovranno valutare la proposta risarcitoria avanzata dall'avvocato della 18enne, una delle due presunte vittime di abusi da parte dell'imprenditore

La difesa di Alberto Genovese sta valutando l'ipotesi di risarcire una delle due ragazze che sarebbero state vittime dell'imprenditore, imputato a Milano con l'accusa di aver violentato una 18enne, il 10 ottobre 2020 nel suo attico milanese con vista sul Duomo, e una 23enne, il 10 luglio dello scorso anno a Ibiza, dopo averle stordite con un mix di droghe. Questo quanto emerso dell'udienza preliminare che si è aperta ieri e che è stata rinviata al prossimo 28 gennaio. Il lungo rinvio si è reso necessario dopo che i difensori di Genovese, Luigi Isolabella e Davide Ferrari, hanno chiesto del tempo per valutare in particolare la proposta risarcitoria di circa un milione e mezzo di euro, da quanto è trapelato, avanzata dalla 18enne, tramite il suo legale, Luigi Liguori.

Il legale della 18enne: “Ha subito danni fisici e psicologici”

"La mia assistita non sta ancora bene, ha subito danni importanti sia fisici che psicologici, valutati da un medico molto stimato, danni sia patrimoniali che non patrimoniali", ha chiarito l’avvocato Liguori. Fino all'udienza del 28 gennaio i legali di Genovese avranno la possibilità di proseguire le trattative con quelli della ragazza per arrivare ad un risarcimento. "La difesa deve valutare se c'è la possibilità di aderire alle richieste", ha spiegato ancora il legale. A quanto si è saputo in seguito, l’ipotesi invece di versare una somma anche alla 23enne è sfumata perché le trattative si sono subito interrotte. In questi mesi la difesa dell'ex fondatore di diverse start up dovrà anche decidere se chiedere il rito abbreviato o proseguire con quello ordinario, oltre a un'eventuale perizia psichiatrica.

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Ragazze e associazione D.i.re parti civili

Nel procedimento, insieme alle due ragazze si è costituita ed è stata ammessa dal gup Chiara Valori come parte civile l'associazione D.i.re, donne in rete contro la violenza. "La costituzione di parte civile è un atto politico di grande valore - ha affermato Antonella Veltri, presidente di D.i.Re - La vicinanza a una donna nelle aule dei tribunali è necessaria per farla sentire meno sola, in un percorso sempre difficile perché troppo spesso le donne sono oggetto di pregiudizi e stereotipi e si cerca in tutti i modi di minare la loro credibilità e attribuire loro una sorta di corresponsabilità nella violenza".

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L’interrogatorio e gli altri filoni d’inchiesta

Dopo la chiusura a luglio dell'inchiesta, coordinata dall'aggiunto Mannella e dai pm Stagnaro e Filippini e condotta dalla Squadra mobile, Genovese è stato interrogato l'8 ottobre: ha sostenuto, come già in altri interrogatori, di avere agito sotto l'effetto di droga, di cui era "schiavo" e di non avere mai percepito "dissenso" da parte delle giovani che erano altrettanto "alterate". Per il caso di Ibiza, è imputata anche la sua ex fidanzata, accusata in concorso per i presunti abusi avvenuti nell'isola spagnola. L’imprenditore, che da fine luglio si trova ai domiciliari in una struttura in provincia di Varese per disintossicarsi dalla cocaina, era finito in carcere il 6 novembre 2020. Resta, invece, sospeso il filone di inchiesta nei sui confronti che riguarda la cessione di droga e prosegue quello con al centro reati fiscali per il quale Genovese ha subito pure un sequestro da 4,3 milioni.

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