Caso Ruby: consulenti pm, medici non responsabili per morte di Fadil

Lombardia

Lo scrive il pool di esperti, guidato dal medico legale Cristina Cattaneo e nominato dalla Procura di Milano, nella consulenza depositata nelle nuove indagini sulla vicenda ordinate dal gip nei mesi scorsi

"Non si ravvede alcuna responsabilità professionale da imputare sotto il profilo penalistico a carico dei sanitari intervenuti". Lo scrive il pool di esperti, guidato dal medico legale Cristina Cattaneo e nominato dalla Procura di Milano, nella consulenza depositata nelle nuove indagini, ordinate dal gip nei mesi scorsi, sulla morte di Imane Fadil, modella marocchina e testimone 'chiave' nei processi sul caso Ruby, deceduta il primo marzo 2019 dopo oltre un mese di ricovero e una lunga agonia per una rara forma di aplasia midollare. Indagati, come atto dovuto e a garanzia, per omicidio colposo 12 medici dell'Humanitas di Rozzano.

La vicenda

La notizia della morte di Fadil aveva alimentato molte teorie, soprattutto perché con le sue dichiarazioni la modella rafforzò l'accusa nei processi sui festini nella residenza di Arcore di Silvio Berlusconi. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio, titolari del filone Ruby ter, aprirono un'inchiesta per omicidio volontario. Oltre alle prime analisi che indicavano la presenza nel sangue di metalli pesanti, agli atti finì anche una telefonata che la giovane, quando era in ospedale, fece al suo legale: "Sentivo - disse - che volevano avvelenarmi". Dopo mesi di accertamenti medico legali, il pool dei consulenti della Procura a settembre 2019 ha depositato una relazione nella quale si dava atto che la modella era morta per una "aplasia midollare associata a epatite acuta", causa della morte su cui concorda anche il consulente della famiglia. E i pm hanno chiesto di archiviare l'indagine. I familiari di Fadil, che hanno sempre cercato una "risposta chiara", si sono opposti all'istanza e il gip Alessandra Cecchelli ha dato loro ragione.

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