Milano, scontri con polizia dopo videoclip: indagati due rapper

Lombardia

Il 10 aprile per girare il video erano stati chiamati a raccolta circa 300 giovani in zona San Siro. Stamattina blitz della polizia che ha eseguito perquisizioni a carico di 13 ragazzi, tra cui tre minorenni

Dopo i tafferugli avvenuti il 10 aprile in zona San Siro a Milano durante la produzione di un video musicale del rapper Neima Ezza, la Polizia di Stato ha eseguito stamattina 13 decreti di perquisizione domiciliare. Tra le persone coinvolte nell'inchiesta sui disordini compiuta da Digos e Squadra mobile di Milano, coordinata anche dal pm Leonardo Lesti, ci sono anche i rapper Baby Gang e Zefe. I tre artisti, indagati insieme a tutte le altre persone perquisite, sono accusati di violenza o minaccia e resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non preavvisata, oltre alle violazioni delle norme anti Covid (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - MAPPE E GRAFICI - L'EMERGENZA IN LOMBARDIA E A MILANO). Il rapper Neima Ezza per girare il video aveva chiamato a raccolta circa 300 giovani.

Le perquisizioni

Nel blitz di stamattina sono state eseguite perquisizioni a carico di 13 ragazzi, tra cui tre minorenni, durante le quali sono stati sequestrati cellulari e dispositivi informatici. "I provvedimenti sono stati emessi dal sostituto procuratore Alberto Nobili, coordinatore del pool antiterrorismo della Procura, e da Ciro Cascone, Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni, nei confronti di 10 maggiorenni e tre minorenni, per manifestazione non preavvisata, violenza e resistenza a pubblico ufficiale aggravate, nonché per porto d'armi per un maggiorenne". Emerge dai decreti di perquisizione eseguiti dalla polizia, coordinata dal pool antiterrorismo, guidato da Alberto Nobili. 

Cinque avvisi orali e un provvedimento di rimpatrio

Contestualmente alle perquisizioni sono stati emessi cinque avvisi orali e un provvedimento di rimpatrio con foglio di via obbligatorio nei confronti del rapper Baby Gang, che ha vari precedenti ed è residente a Sondrio. Non potrà rientrare nel comune di Milano per tre anni. I destinatari degli avvisi orali sono tutti residenti a Milano, nella zona di piazzale Selinunte e nel quartiere Baggio. Inoltre, facevano parte del gruppo che ha partecipato al video alcuni dei quattro quindicenni che sono stati posti in comunità dalla Polizia di Stato perché ritenuti responsabili di sei rapine, messe a segno tra settembre 2020 e febbraio nei pressi di CityLife e piazzale Giulio Cesare, una tentata estorsione, furto, minacce e due aggressioni ai danni di alcuni loro coetanei. I poliziotti hanno rilevato un progressivo aumento della gravità dei fatti commessi dai minori, segno di un innalzamento del livello della pericolosità criminale.

Le accuse

Negli atti si parla di "assembramento non autorizzato", di "resistenza nei confronti delle forze dell'ordine", di "porto e  lancio di armi e oggetti pericolosi", oltre che di "offese e violenze verbali". Tra i 10 maggiorenni indagati sette sono nati in Italia, tra Milano e Lecco, e sono ragazzi di 'seconda generazione' con famiglie di origine straniera. Molti hanno vent'anni o anche meno, uno 25 anni e un altro 27. Diversi di loro hanno precedenti per furti e rapine. Le perquisizioni, come si legge nei decreti, sono finalizzate anche a trovare elementi sulla "ragionevolmente ipotizzabile sussistenza di altri reati caratterizzati da situazione di connessione". Col blitz si cercano pure "armi, munizioni, strumenti da punta e taglio", data la "particolare violenta animosità, desumibile dalle condotte tenute in piazza" e la "eccezionale veemenza dei fatti".

Il video e i tafferugli

Sabato 10 aprile, secondo quanto ricostruito, circa 300 ragazzi si sono ritrovati nel pomeriggio per il video rap di Neima Ezza senza alcun distanziamento e hanno iniziato a lanciare pietre, bastoni e bottiglie contro le forze dell'ordine intervenute. I disordini sono avvenuti quando i ragazzi, alcuni di 16 anni, si sono spostati verso piazzale Selinunte da via Micene. Le forze dell'ordine hanno anche lanciato un lacrimogeno per disperderli. Poco prima i giovani erano saltati su alcune auto in sosta.

Rapper brandiva machete

A quanto si apprende, il rapper Zefe brandiva un machete contro i poliziotti intervenuti per disperdere i 300 ragazzi scesi in strada per girare il video. Il 20enne nelle immagini riprese dalle forze dell'ordine appare in primo piano con un machete che rivolge contro gli agenti disposti in assetto antisommossa. Nonostante il volto coperto è stato identificato anche grazie alla particolare tuta che indossava quel giorno, poi ritrovata nel corso della perquisizione avvenuta nelle scorse ore a Novara. Zefe, che ha precedenti per rissa e in passato è stato destinatario di un obbligo di dimora, era arrivato a Milano per partecipare al video violando il divieto di spostarsi da una città all'altra senza valido motivo. Il rapper 20enne dovrà rispondere anche di porto d'armi.

Pm: "Repressione deve essere accompagnata da reinserimento"

"Questi fenomeni, così provocatori e palesi nelle loro forme di illegalità, non possono passare impuniti - ha spiegato all'ANSA il pm Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo milanese -, anche se va detto che la repressione e il contrasto devono essere accompagnati da adeguate politiche sociali di reinserimento e di riqualificazione di certe zone in cui vivono questi giovani".

Questore di Milano: "Non vogliamo criminalizzare l'ambiente musicale"

"Siamo alla sesta operazione che coinvolge ragazzi giovani in pochi mesi. È sicuramente un dato da considerare". Lo sostiene il questore di Milano, Giuseppe Petronzi. "Chiamarla esuberanza è un eufemismo, sono episodi di violenza che rischiano di avere una pericolosità esponenziale - ha continuato il questore -. Questo desta preoccupazione e attenzione, motivo per cui a questa attività ha partecipato la Digos, la Squadra Mobile e il pool antiterrorismo. Quello che è successo sabato non si deve consentire e non deve ripetersi. Ci tengo a sottolineare con forza che non vogliamo criminalizzare l'ambiente musicale, ma notiamo delle ripetizioni di atti violenti legati a questo mondo e quando c'è una ripetizione può diventare pericoloso. Segnalo solo che uno dei rapper individuati e perquisiti, Zefe, quel giorno in strada brandiva un machete".

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