Secondo l'accusa c'era nell'imputata "una lucida volontà di uccidere" il marito, "portata avanti con tenacia". Per il pg si sarebbe stato un "uso disinvolto e sprezzante di farmaci per mettere a posto le persone"
Il sostituto pg Nunzia Ciaravolo, in aula a Milano al processo d'appello, ha chiesto la conferma della condanna a 30 anni di carcere per l'ex infermiera di Saronno Laura Taroni. La donna è accusata dell'omicidio del marito Massimo Guerra e della madre Maria Rita, avvenuti tra il giugno 2012 e il gennaio 2014 somministrando un mix letale di farmaci con la complicità del suo ex amante, il medico dell'ospedale di Saronno Leonardo Cazzaniga. L'ex vice primario del pronto soccorso è imputato per 12 omicidi nel processo parallelo.
"Lucida volontà di uccidere"
Secondo l'accusa c'era nell'imputata "una lucida volontà di uccidere" il marito, "portata avanti con tenacia". Per il pg si sarebbe stato un "uso disinvolto e sprezzante di farmaci per mettere a posto le persone". Taroni inoltre "ha fatto in modo di fare morire il marito in casa - ha aggiunto il pg Ciaravolo - e non al pronto soccorso", per evitare di finire sotto la lente "di una commissione ospedaliera che era stata istituita un paio di mesi prima". La donna secondo il pg avrebbe cercato di apparire come una "vittima sacrificale. Ma questa teoria, ovvero che lei abbia cercato di mettere tranquillo il marito che la costringeva a pratiche sessuali, non regge".
Al termine della requisitoria, il pg ha anche chiesto di confermare la lieve condanna al pagamento di 440 euro, per favoreggiamento, per un infermiere della commissione che avrebbe dovuto vigilare sull'operato di Leonardo Cazzaniga. Infine il sostituto procuratore generale ha chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste" per un medico imputato di falso ideologico perché accusato di avere redatto referti attestanti false malattie di Massimo Guerra.
Il processo
Taroni è stata condannata in appello a 30 anni nel 2019. In seguito la Corte di Cassazione aveva disposto l'annullamento con rinvio della condanna dato che, secondo i magistrati della Prima sezione penale della Cassazione, c'era stata una "elusione integrale" del problema delle condizioni psichiche della donna. La Corte d'Assise d'Appello aveva quindi disposto una nuova perizia psichiatrica su Taroni. Secondo il nuovo esame la donna potrebbe avere una "fascinazione per un controllo sulla morte", ma malgrado presenti "disturbi" psichici e in particolare "componenti di una personalità isterica di tipo nevrotico", era "sana di mente" al momento dei fatti.