Il presunto prestanome del commercialista Michele Scillieri, arrestato a luglio nell'inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission e su presunti fondi neri per la Lega, ha collaborato alle indagini e potrà diventare un teste chiave in dibattimento
Ha patteggiato una pena a 4 anni e 10 mesi e una multa di 1.000 euro Luca Sostegni, presunto prestanome del commercialista Michele Scillieri, arrestato a luglio nell'inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission e su presunti fondi neri per la Lega. Il patteggiamento per Sostegni, difeso dal legale Giuseppe Alessandro Pennisi, che ha versato 20mila euro come risarcimento, è stato ratificato dal gip Raffaella Mascarino. Il 62enne, che ha collaborato alle indagini, può diventare un teste chiave nel dibattimento. Intanto si avvicina la richiesta di processo immediato per gli altri arrestati nell'inchiesta dell'aggiunto Fusco e del pm Civardi. Ha reso dichiarazioni "confessorie", la pena è "congrua" e ha restituito il profitto che costituisce condizione di ammissibilità al patteggiamento per i reati contro la pubblica amministrazione quali il peculato. Ha affermato il gip nelle motivazioni contestuali con cui ha accolto la richiesta di patteggiamento.
Sostegni: “Se c'entra il partito lo diranno giudici”
"Io direttamente non ho avuto rapporti con loro, quindi se indirettamente ci sono stati saranno i giudici a stabilirlo", ha detto Sostegni rispondendo ai cronisti che gli hanno chiesto se la Lega è coinvolta in questa vicenda. E sulla possibilità che parte dei soldi raccolti dai contabili Di Rubba e Manzoni siano finiti al partito, Sostegni ha risposto: "Può darsi, io non lo escludo, però non posso neanche ... mi piace parlare delle cose che so, io non li ho visti quei soldi". E ancora: "Mi sono sentito usato in un gioco molto più grande di me, ora altri dovranno chiarire". "Ritengo di averne avute di responsabilità - ha aggiunto Sostegni - ma penso di averne avute marginalmente, anche perché chi se ne è approfittato maggiormente sono stati Di Rubba e Manzoni, lo si sa benissimo". Per Sostegni Di Rubba e Manzoni hanno "orchestrato tutto" e "anche Scillieri ha la sua parte - ha proseguito - io non posso sapere se c'è qualcun altro, dalle mie informazioni finisce lì". E ha chiarito: "Io più che altro i contatti li ho avuti con Scillieri più che con Di Rubba e Manzoni, Scillieri alla fine è stato quello che in tutti i modi ha cercato di soddisfare le mie esigenze che poi erano quelle che erano state concordate, gli altri due assolutamente no. Fra i tre Scillieri è stato sicuramente il più onesto". Con Di Rubba e Manzoni ha detto di aver partecipato ad "un solo incontro", perché era Scillieri che teneva "i rapporti con loro". "Io andavo a chiedere a Scillieri 100 euro per tornare in Toscana - ha raccontato ancora - e poi ho saputo che avevo 1,5 milioni intestati a me in Svizzera, non sapevo che quei soldi erano su un mio conto". E sull'imprenditore arrestato Barachetti ha detto: "L'ho conosciuto per la storia della ristrutturazione del capannone". A chi gli ha chiesto perché a lui non diedero i 30mila euro che chiedeva e Barachetti, invece, avrebbe incassato 2 milioni dalla Lega, Sostegni ha risposto: "Io non sono un uomo diretto e Barachetti sì, c'erano uomini diretti al servizio della Lega, penso sia alla luce del sole". E ancora: "Dei soldi alla Lega per la campagna elettorale se ne parlava in maniera scherzosa (con Scillieri, ndr) e se fosse una verità solo lui può saperlo, io non me la sento di dare certezza". Ha spiegato pure di essere "ancora molto spaventato, sto tremando al solo pensiero che potrò tornare dentro". Alla fine "me la sono un po' cercata, ma penso - ha detto - che alla fine chi viene castigato è la persona con meno responsabilità". Testimonierà nel processo agli altri arrestati? "Di questo - ha risposto - ne parleremo con l'avvocato e vedremo quale sarà la migliore strategia".
Le accuse
Sostegni, 62 anni, era finito in carcere il 15 luglio accusato di peculato, reati fiscali e tentata estorsione e poi, il 20 novembre, gli sono stati concessi i domiciliari. Oggi era presente in aula al settimo piano del Palagiustizia milanese per la ratifica del patteggiamento, che aveva avuto l'ok dei pm. Il presunto prestanome di Scillieri, il commercialista finito ai domiciliari assieme ai due revisori contabili della Lega in Parlamento, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, e all'imprenditore Francesco Barachetti, ha collaborato con gli inquirenti in numerosi interrogatori.
Le indagini
Nell'inchiesta sul caso Lfc, come emerso dagli atti, è stato accertato che la "intera operazione immobiliare" che ha portato la Lombardia Film Commission, tra il 2017 e il 2018, a comprare per 800mila euro un capannone a Cormano, nel Milanese, "in pessimo stato", è stata "congegnata dagli indagati", tra cui Di Rubba e Manzoni, solo per "impossessarsi e spartirsi il finanziamento di 1 milione di euro stanziato dalla Regione Lombardia a favore dell'ente pubblico". Sostegni aveva chiesto ai commercialisti vicini al Carroccio di fargli avere 50mila euro in cambio del suo silenzio con la stampa sui dettagli di tutte le operazioni a cui avrebbe partecipato. Ed era riuscito ad ottenere solo 20mila euro: la cifra da lui versata per il patteggiamento (raccolta anche grazie ad una colletta dei suoi amici) e ora confiscata.
Gli altri filoni d'inchiesta
Nel frattempo, la Procura è pronta a chiedere il processo con rito immediato (si salta l'udienza preliminare) per gli altri cinque arrestati (anche il cognato di Scillieri, Fabio Barbarossa), mentre va avanti il filone di indagine su presunti fondi neri raccolti dai contabili per la Lega. Filone nel quale anche Scillieri sta collaborando con i pm e ha raccontato, ad esempio, di un "sistema" di "retrocessioni" di soldi al partito.