Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, revisori contabili della Lega in Parlamento, finiti ai domiciliari, avrebbero proposto al commercialista di creare con loro due e con il tesoriere del Carroccio Giulio Centemero uno studio associato
Alla fine del 2016 Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, revisori contabili della Lega in Parlamento arrestati lo scorso settembre e tutt'ora ai domiciliari nell'inchiesta sul caso Lombardia Film Commission, avrebbero proposto al commercialista Michele Scillieri di creare con loro due e con il tesoriere del Carroccio Giulio Centemero uno studio associato, ma Scillieri rifiutò. E' un particolare emerso dall'interrogatorio di ieri di Scillieri, ai domiciliari nell'indagine che scava anche su presunti fondi neri. Sempre il commercialista in un altro verbale ha parlato di "retrocessioni" di denaro al partito.
La proposta
Nel corso dell'interrogatorio, alla presenza dell'aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi nell'inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza, Scillieri avrebbe spiegato di aver rifiutato la proposta, che risaliva al periodo tra ottobre e dicembre 2016, perché aveva appena trasferito il suo studio in via delle Stelline e il progetto non lo invogliava. Del progetto si parla, a quanto si è appreso, anche in alcune chat monitorate dagli investigatori.
Nel 2017 la 'Lega per Salvini premier' venne domiciliata proprio nello studio milanese di Scillieri. Secondo investigatori e inquirenti, probabilmente il movimento inizialmente avrebbe dovuto essere domiciliato nello studio associato che poi non venne realizzato e, così, Scillieri si sarebbe offerto di domiciliarlo nel proprio studio.
La vendita 'gonfiata' del capannone a Cormano
Il commercialista inoltre ha reso ulteriori dettagli sulla presunta vendita 'gonfiata' del capannone di Cormano a Lombardia Fil Commission e ha anche fornito chiarimenti su due fatture da 16 e 70mila euro, a lui pagate dal Carroccio e da Pontidafin come consulenza professionale. Avrebbe spiegato che, in realtà, incassò quei soldi come quota che gli spettava sull'affare di un terreno che vedeva coinvolti sempre Manzoni e Di Rubba. Il professionista, assistito dal legale Massimo Dinoia, interrogato già il 28 novembre aveva raccontato ai pm che i due revisori contabili avrebbero 'fatto girare' le finanze della Lega, parlando di un vorticoso giro di denaro e di fatture false a favore di professionisti e di società 'fedeli' al partito, al quale avrebbero lasciato una percentuale fino "al 15%".
Le promesse
L'imprenditore Francesco Barachetti "pretendeva" di avere più soldi nell'affare del capannone di Cormano, ma il revisore contabile della Lega, Alberto Di Rubba "lo tranquillizzò, prospettandogli le ulteriori commesse che avrebbe avuto sia da Carrara", altro imprenditore, "che dalla Lega", emerge anche questo dal racconto di Scillieri fatto ai magistrati e riportato in parte nelle motivazioni, appena depositate, con cui il Riesame di Milano ha confermato i domiciliari anche per Barachetti. Nelle 40 pagine dell'ordinanza i giudici illustrano quella che è stata "la spartizione del bottino", ricostruita dalla Gdf nelle indagini sugli 800mila euro pagati dalla fondazione regionale Lfc per acquistare quel capannone, a cui ha partecipato anche l'altro revisore del Carroccio Andrea Manzoni. Una "spartizione" che, come messo a verbale da Scillieri che ha reso ammissioni, era stata già programmata "nel novembre del 2016". Lo stesso Scillieri, come già emerso, ha parlato di un "accordo intercorrente tra lui e Di Rubba e Manzoni circa la restituzione al partito di una parte degli emolumenti derivanti dagli incarichi ricevuti con nomine di matrice politica". E ha messo a verbale a proposito del suo incarico di consulente per la Lfc: "L'incarico da me ricevuto aveva una matrice politica. La Regione nomina Di Rubba (presidente di Lfc, ndr) e Di Rubba nomina me. Era prassi che una quota degli emolumenti venisse restituita al partito. Se non avessi fatto così non avrei avuto altri incarichi (...) Ci sono diversi episodi che mi fanno ritenere che la gestione finanziaria della Lega sia totalmente in mano a Di Rubba e Manzoni".
La ricostruzione del flusso di denaro
Per i giudici è "chiara" la "ricostruzione dei flussi economici", messa nero su bianco dalla Gdf in un'annotazione del 4 dicembre, sulla "destinazione del denaro pubblico erogato da Lombardia Film Commission alla Immobiliare Andromeda". Una "destinazione dei fondi ad altri" con "la parte direttamente incamerata, ossia quella che più prosaicamente può definirsi la 'spartizione del bottino', rispetto alla quale sono anche intervenute liti ed 'accomodamenti'". Come, scrivono i giudici riportando le parole in udienza dei pm, "usualmente accade in ogni banda". Appare, si legge ancora nell'ordinanza, "assolutamente chiara la predisposizione di un meccanismo di falsa negoziazione e di falsa fatturazione" nell'affare immobiliare "predisposto appunto al fine di spartirsi il 'bottino'". Più della metà degli 800mila euro, si legge ancora, quasi 420mila euro, sarebbero finiti a Manzoni e Di Rubba, anche attraverso "società di Barachetti", mentre alla Barachetti service srl, di cui è titolare l'imprenditore ritenuto vicino alla Lega, sarebbero andati poco più di 200mila euro. Riportata nell'ordinanza anche un'altra informativa della Gdf dalla quale risulta che una delle società di Barachetti, la Eco srl, formalmente intestata ad un prestanome, era stata creata solo per incassare i soldi "dei lavori di ristrutturazione" del capannone.
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