Inchiesta Fondi Lega, il gip: "Gli arrestati possono colpire ancora"

Lombardia

Oltre ai tre commercialisti arrestati ieri è indagato anche un imprenditore, accusato di peculato. "Siamo tranquillissimi, da anni cercano soldi in Russia, in Svizzera, a San Marino, in Lussemburgo, Liechtenstein, ma non ci sono", ha detto Matteo Salvini. 

I tre commercialisti vicini alla Lega arrestati ieri, assieme ad una quarta persona, per il caso Lombardia Film Commission potrebbero ancora commettere "delitti della stessa specie". Lo scrive il gip di Milano Giulio Fanales motivando così le misure cautelari. Il gruppo, spiega il gip, ha "dimostrato una spiccata capacità organizzativa" con "perfetto riparto dei compiti" e "potenzialità operative" e si basa su "legami interpersonali (a base amicale, lavorativa e parentele in senso lato) particolarmente stretti e risalenti nel tempo" con un "vincolo di solidarietà reciproca". 

Nell'ordinanza il gip di Milano sottolinea come gli arrestati ricoprissero "incarichi di rilievo" in varie società ed enti, traendone vantaggio. Il "gruppo - scrive il gip - beneficia degli incarichi di rilievo tuttora ricoperti da alcuni suoi componenti negli organigrammi di numerose società ed enti, fra i quali anche soggetti di diritto privato a partecipazione pubblica". Tra gli arrestati infatti figurano, oltre a Michele Scillieri e Fabio Barbarossa, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, rispettivamente direttore amministrativo al Senato e revisore contabile alla Camera dal 2018, ricorda il gip, della Lega.

Indagato anche un imprenditore

Oltre ai tre commercialisti è indagato anche l'imprenditore Francesco Barachetti, accusato di peculato (nell'indagine vengono contestate anche l'evasione fiscale e una turbativa). I pm in uno degli atti dell'indagine lo definiscono "personaggio legato a Di Rubba e Manzoni" e "più in generale al mondo della Lega". Ieri, da quanto si è saputo, l'azienda dell'imprenditore, la Barachetti service, è stata perquisita dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano nell'indagine dell'aggiunto Fusco e del pm Civardi. Secondo le accuse, la Barachetti avrebbe incassato circa 260mila euro nell'affare sull'immobile per attività di ristrutturazione. Gli inquirenti stanno approfondendo la sua posizione nella vicenda anche perché sospettano che l'impresa possa aver incassato ulteriori somme, attraverso false fatture, e che parte di quei soldi sia poi andata alle società dei commercialisti bergamaschi, ossia Di Rubba e Manzoni. Il nome dell'imprenditore era già emerso anche un anno fa in un report dell'Uif di Bankitalia per operazioni sospette e movimenti di denaro anche verso la Russia. La Barachetti, si leggeva nella relazione citata in un'inchiesta de l'Espresso, "risulta essere controparte di numerose transazioni finanziarie con il partito della Lega Nord".

L'accusa

Secondo l'accusa, la società della Regione per la promozione cinematografica avrebbe acquistato un capannone a Cormano (hinterland milanese) a prezzo gonfiato, con un surplus di 400mila euro rispetto al suo valore iniziale. In primis Manzoni, riporta il gip nell'ordinanza, ha riferito ai pm nei giorni scorsi "di aver appreso da Di Rubba, in occasione di alcune visite presso la sede della Lega in Milano via Bellerio, del finanziamento erogato dalla Regione in favore" della Lombardia Film Commission, "finalizzato all'acquisto di un immobile". Manzoni era stato nominato presidente della Lombardia Film Commission stessa, società presieduta in precedenza anche da Di Rubba.

Tra il 2016 e il 2017 si è tenuta una "riunione" tra tutti i "sodali" sull'affare della compravendita, che avrebbe dovuto essere nella sede milanese della Lega ma poi i tre commercialisti, Michele Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, scelsero "un luogo meno rischioso perché più appartato" e da via Bellerio si trasferirono "all'interno di una tavola calda nelle vicinanze". Lo ha messo a verbale, si legge nell'ordinanza del gip, Luca Sostegni, il presunto prestanome fermato lo scorso luglio. 

Teste: "Bando fu scritto dal commercialista"

Una responsabile della Lombardia Film Commission ha fatto notare ai pm di Milano la "perfetta corrispondenza fra la bozza di avviso" pubblico per la ricerca di un immobile per la nuova sede della fondazione, redatta dal commercialista Michele Scillieri e da lui "inviata" all'allora presidente della LFC Alberto Di Rubba, ed "il documento definitivo" che venne poi pubblicato on line. La testimonianza è riportata nell'ordinanza del gip Fanales. La testimone, riassume il gip, "ha dichiarato di avere ricevuto da Di Rubba, il giorno 8 maggio (2017,ndr), all'interno degli uffici della fondazione, la disposizione di scrivere una mail a Scillieri, per richiedere a costui una bozza dell'avviso pubblico da indire per la ricerca dell' immobile". E di avere "ricevuto, il giorno seguente, una mail proveniente da Scillieri, indirizzata per conoscenza anche a Di Rubba, recante in allegato la bozza dell'avviso". Queste ed altre email sul punto sono state acquisite dalla Gdf. "La predisposizione - scrive il giudice - da parte di Scillieri della bozza dell'avviso pubblico, destinata ad essere trasfusa senza modifiche nel documento finale, rappresenta una circostanza dotata di notevole pregnanza probatoria, in merito alla preesistenza dell'accordo collusivo".

Un "accordo collusivo", si legge, "siglato fin dall'origine dai tre indagati (Di Rubba, Manzoni e Scillieri), volto a minare dalle fondamenta il procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando, o meglio dell'avviso, per la ricerca del terzo contraente". Il bando, secondo l'accusa, venne creato 'ad hoc' sulle caratteristiche di quell'immobile che poi venne venduto al prezzo gonfiato di 800mila euro da Andromeda, amministrata di fatto da Scillieri ritenuto "anello di congiunzione", alla fondazione LFC. Un "acquisto ad un corrispettivo notevolmente superiore al reale valore di mercato" e con la restituzione, poi, "di una consistente porzione della provvista al presidente Di Rubba ed ai suoi sodali" attraverso passaggi di denaro ricostruiti nelle indagini. Per il gip inoltre Di Rubba "dopo essersi impegnato in prima persona, facendosi promotore dell'acquisto, governando la fase dell'avviso per le manifestazioni d'interesse e provvedendo al pagamento integrale in via anticipata, nel corso dell'ultima assemblea" di LFC, "mente deliberatamente in ordine alle attuali condizioni del complesso immobiliare" di Cormano. E ciò "all'evidente fine di ritardare il momento in cui i soci avrebbero potuto avvedersi dell'improduttivo esborso patrimoniale, così serbando una condotta confliggente con l'interesse dell'ente, a vantaggio della controparte privata".

Le intercettazioni

"Ne faremo altre mille ... la prossima volta andrà bene, invece di 50 ne prendi 70". Così Michele Scillieri, riporta il gip nell'ordinanza, parlava intercettato il 19 maggio scorso con Alberto Di Rubba. I due, riassume il gip, prendevano "atto della conclusione infelice dell'affare relativo alla fondazione e ai terreni", concordavano sulla "inutilità del rancore e del nervosismo ancora mostrati da Manzoni", e "concordavano" anche sulla "infondatezza" e "pretestuosità delle rivendicazioni economiche attualmente avanzate da Sostegni", "incapace di comprendere, per un suo limite caratteriale, come un parziale sacrificio riferito alla vicenda in questione sarebbe stato ampiamente ripagato dai guadagni che sarebbero in seguito provenuti da altri affari simili". "Quando all'inizio abbiamo fatto tutti i conti - dice intercettato Scillieri - nessuno ci perdeva. Quindi la proprietaria (M. D. della Paloschi srl, proprietaria dell'immobile, ndr) prendeva la sua parte; quello lì (Sostegni, ndr) prendeva la sua parte; io (Scillieri, tramite Barbarossa, altro arrestato, ndr) prendevo la mia parte e voi (Di Rubba e Manzoni, ndr) prendevate... E' andata storta ad un certo punto". 

I tre commercialisti infatti temevano il "ridimensionamento della somma finale fra loro spartibile", scrive il gip riportando le dichiarazioni di Sostegni. Quest'ultimo ha riferito di un incontro tra lui, Michele Scillieri, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, nel quale avrebbero affrontato alcuni problemi: "il rischio dell'iscrizione d'ipoteca in pregiudizio del complesso immobiliare da parte di Equitalia, in ragione della pendenza di cartelle esattoriali per somme ingenti; l'opportunità di evitare un trasferimento diretto del bene dalla società Paloschi alla fondazione, dovendosi optare, invece, per un passaggio intermedio; i costi rilevanti da sostenere per la ristrutturazione, con il pericolo di un notevole ridimensionamento della somma finale fra loro spartibile; infine, i tempi da rispettare, con riguardo alla spesa dell'importo di Euro 1.000.000, tenuto conto della presumibile scadenza del mandato, quale presidente, in favore del Di Rubba". Con le sue dichiarazioni Sostegni, che sta collaborando, ha fornito ai pm ancora una "prova dell'accordo collusivo".

L'arrestato: "Non presi soldi"

Andrea Manzoni, sentito lo scorso 3 settembre dai pm di Milano, si è difeso sostenendo di "non avere percepito alcuna somma, in relazione all'operazione immobiliare" per la Lombardia Film Commission. Lo si legge nell'ordinanza del gip Fanales nella quale viene riportata la versione del professionista che, spiega il giudice, "non viene ritenuto attendibile, per plurime ragioni". Manzoni ha sostenuto, tra l'altro, che i circa 178mila euro versati dalla società Andromeda, riferibile a Michele Scillieri, in favore della Sdc, riferibile a Manzoni, riguardano "un'operazione immobiliare di un terreno in alta Val Seriana, intestato ai Testa, rientrante in un'operazione di ristrutturazione, di qualche anno prima, sul supermarket di questi Testa". Ha detto, in pratica, che non erano parte degli 800mila euro incassati dalla vendita gonfiata dell'immobile. Un racconto, scrive il gip, talmente "confuso da risultare radicalmente incomprensibile". Ha spiegato anche di aver partecipato "per mero caso" con Alberto Di Rubba e Scillieri "ad un sopralluogo presso il capannone della Paloschi" che era proprietaria dell'immobile di Cormano. E ha negato di essere a conoscenza di tutta un'altra serie di dettagli sull'operazione.

Salvini: "Persone oneste"

"Siamo tranquillissimi, da anni cercano soldi in Russia, in Svizzera, a San Marino, in Lussemburgo, Liechtenstein, ma non ci sono". Così Matteo Salvini ai microfoni di 'Radio anch'io' su Radio Rai 1, all'indomani delle misure cautelari. "Conosco due delle tre persone - prosegue Salvini -, sono persone oneste, corrette e quindi dubito che abbiano chiesto o fatto qualcosa di sbagliato. Però, ho piena fiducia nella magistratura". "Io stesso - continua - vado a processo e sarà un processo politico. La Lega i soldi che prende, li prende per le donazioni degli italiani, non andiamo a chiedere soldi ai russi, ai film... ma rispetto tutti e siamo tranquilli". E infine: "Conto che si risolverà in nulla. Lei si ricorda del senatore Siri, per mesi sui giornali come la persona più cattiva e truffaldina del mondo? Ne ha più sentito parlare? No, perché non ha fatto niente".

Pd: "Film Commission? Inesistente per il cinema lombardo"

"Che cosa nasconde ancora la Lombardia Film Commission? Che cosa nasconde ancora la Lega? Dovrà rispondere a questa domanda in prima battuta l'assessore regionale Stefano Bruno Galli, che abbiamo già chiamato in commissione insieme all'attuale presidente della fondazione perché ci dia risposte chiare e convincenti". Lo dichiarano per il gruppo regionale del Pd il capogruppo Fabio Pizzul e la consigliera Paola Bocci in merito ai nuovi sviluppi giudiziari della vicenda dell'acquisto della nuova sede della Lombardia Film Commission. "La Film Commission da anni è inesistente nel sostegno al cinema lombardo, mentre abbonda in consulenze e, al netto di ciò che accerterà la magistratura, è riuscita a compiere un'operazione oggettivamente dubbia e sospetta per 800 mila euro, atto definito semplicemente 'imprudente' dall'assessore Galli - affermano gli esponenti del Pd -. Emerge sempre più che in Regione Lombardia c'è un sistema Lega che continua da Maroni a Fontana e che coinvolge persone di fiducia di Salvini. La Lega si dice tranquilla ma non lo è, certamente noi non rinunceremo a continuare a chiedere che sia fatta chiarezza. Il primo atto che ci attendiamo è che a Scillieri, ancora oggi a libro paga della Lombardia Film Commission, venga immediatamente revocato l'incarico".

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