Caso Camici, Attilio Fontana: "Ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento"

Lombardia
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Così il governatore in Consiglio regionale: "La più faziosa informazione mi attribuisce un ruolo nella cosiddetta trasformazione della fornitura da onerosa a gratuita. Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei famigliari"

LE TAPPE DELL'INCHIESTA

 

"Ho riflettuto molto sull'opportunità di intervenire in quest'aula, soprattutto per la preoccupazione di dare ulteriore cassa di risonanza a polemiche sterili, inutili, strumentali oltre che lesive della mia persona e del ruolo che ricopro". Con queste parole il governatore Attilio Fontana ha esordito parlando in Consiglio Regionale  della vicenda relativa a una fornitura di camici che lo vede indagato per frode in pubbliche forniture. "Ma alla fine - ha continuato - ho deciso di essere qui non solo per affermare la verità dei fatti, ma anche per voltare pagina e affrontare con forza la volontà di andare oltre, affrontando un presente pieno di incognite e guardando alle sfide del futuro". 

"Ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento"

Il governatore è indagato nell'ambito dell'inchiesta su una fornitura di camici da parte di Dama spa (società del cognato del presidente della Regione) ad Aria (la centrale acquisti della Regione): "Si è molto parlato della vicenda della fornitura dei camici divulgata dalla più faziosa informazione con un refrain ripetuto all'inverosimile 'Dama società del cognato del presidente'. Non è vero che la rinuncia al pagamento, definita 'donazione' con spirito del tutto irridente e poco nobile, sia dipesa dalla presenza di Report. Dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama e Aria non ho saputo fino al 12 maggio scorso. Sono tuttora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto, ma ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni e di considerare quel mancato introito come un ulteriore gesto di generosità. Voglio solo dire fin d'ora che avevo spontaneamente considerato di alleviare in qualche modo l'onere dell'operazione, partecipando personalmente, proprio perché si trattava di mio cognato, alla copertura di una parte di quell'intervento economico. Si è trattata di decisione spontanea, volontaria e dovuta al rammarico nel constatare che il mio legame di affinità aveva solo arrecato svantaggio a una azienda legata alla mia famiglia. E così quel gesto è diventato sospetto, se non addirittura losco". 

"Non tollero che si dubiti della mia integrità e di quella della mia famiglia"

Poi, affrontando la vicenda della fornitura-donazione dei camici, Fontana ha aggiunto in un passaggio: "La più faziosa informazione mi attribuisce un ruolo nella cosiddetta trasformazione della fornitura da onerosa a gratuita. Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei famigliari. Sapevo che Dama si era detta disponibile a dare un contributo per l’emergenza Covid, come altri imprenditori disposti a dare una mano. Con tutte e cinque le aziende che avevano dato la disponibilità e riconvertito le produzioni abbiamo attuato la stessa procedura semplificata di emergenza. Ogni euro raccolto e speso" da Regione Lombardia durante l'emergenza Coronavirus "ha una sua giustificazione, motivazione e una rendicontazione".

Fontana: "Non so come finirà, ma continuerò"

"Questo non lo so. Sicuramente io continuerò, l'unica certezza è quella", ha poi detto Fontana in serata parlando ai microfoni del TgR Lombardia e rispondendo a una domanda su come finirà.

"Bongiovanni ha svolto compito con passione"

Inoltre, secondo Fontana, Filippo Bongiovanni, l'ex direttore di Aria spa, la centrale regionale per gli acquisti, "in una fase difficile ha svolto il suo compito di civil servant con passione e competenza e senza mai venire meno alle sue responsabilità". Bongiovanni, ora dimissionario, è indagato per turbata libertà del contraente. Inoltre, per Fontana, Bongiovanni "è esempio di pubblica amministrazione che non si muove solo con le logiche difensive, ma che prova a intervenire e rispondere alle necessità dettate dall'emergenza e anche in questa fase sono state rispettate le regole dettate dall'emergenza. Stare a guardare prima e giudicare poi è lo sport preferito per molti".

Comitato Bergamo: "Da Fontana 65 minuti di autodifesa"

Secondo il Comitato "Noi denunceremo", che rappresenta parenti di vittime del coronavirus che hanno presentato denunce alla Procura di Bergamo, dall'intervento in aula oggi del presidente della Lombardia, Attilio Fontana, non sono venute "parole che chiarissero la fragilità della sanità lombarda" mente sono stati usati "tantissime volte i verbi 'abbiamo fatto' e "abbiamo agito durante l'emergenza". "Ho assistito a sessantacinque minuti di difesa su accadimenti personali espressi in un luogo non certo deputato a questo - spiega in una nota il presidente del Comitato, Luca Fusco -.Ho ascoltato un lungo elenco di cose fatte e di numeri che nulla avevano a che fare con il dolore e l'amarezza provata dai parenti delle vittime della pandemia". "Sono stanco di sentire parole vuote piene di numeri e dati; rappresento i parenti di tantissime vittime della pandemia ed è mio dovere chiedere a voce alta la verità - aggiunge Fusco - Oggi non ne ho sentito nemmeno un granello".

La vicenda

Dama spa aveva ricevuto un appalto da 513mila euro per la fornitura di dispositivi di protezione, che poi era stato trasformato in una donazione con il governatore che aveva girato un bonifico da 250mila euro al cognato, dopo che la trasmissione tv Report aveva acceso i fari sulla vicenda. "A causa di tutti questi attacchi, Regione Lombardia ha subito un grave contraccolpo a livello di reputazione" determinando "un sentiment negativo" e "arrivando a mettere in discussione un'eccellenza, quella del sistema sanitario lombardo, riconosciuto a livello nazionale e internazionale". Sulla Lombardia è stata fatta cadere la colpa di tagli alla sanità" e "da anni ogni finanziaria dello Stato ha imposto una riduzione del personale medico e infermieristico: ribadisco qui la necessità dell'Autonomia della gestione delle risorse. Sono qui per dare a tutti un messaggio forte: basta polemiche e recriminazione, è ora di andare avanti e guardare al futuro". Infine: "Pur consapevole delle difficoltà che ci attendono, siamo convinti che la fase più drammatica sia alle spalle. Ci sono tutte le condizioni per ripartire in sicurezza, la paura potrà lasciare posto alla speranza. Sono il presidente della Regione Lombardia, sono il presidente di questa Giunta, sono il presidente che non si è arreso al Covid-19 che non è arretrato davanti a una pandemia e non intende arrendersi innanzi a nulla. Intendo guidare con orgoglio, con rinnovato entusiasmo e con immutata responsabilità questa Regione. La Lombardia è libera e come tale va lasciata".

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Il capogruppo Pd Fabio Pizzul: "Valutiamo sfiducia"

Per il capogruppo del Pd in Regione Lombardia, Fabio Pizzul, Fontana è "un presidente debole e a fine corsa" e le parole pronunciate in Aula sono servite solo "a difendere se stesso senza dare risposte e garanzie ai lombardi". Sulla mozione di sfiducia annunciata dal M5S dopo il coinvolgimento di Fontana nel caso camici, "dobbiamo valutare: l'obiettivo è quello di far cadere e mandare a casa questa giunta", ha chiarito Pizzul. "Dobbiamo capire qual è lo strumento più efficace - ha concluso il capogruppo dem -: il rischio di una mozione immediata è che si ricompatti la maggioranza, piuttosto che far cadere Fontana". Per depositare la mozione servono 16 firme, mentre il M5S ha solo 13 consiglieri in Consiglio regionale. 

M5S: "Chiederemo le dimissioni"

"Abbiamo atteso due mesi di fughe e silenzi per ascoltare un'ora di vuota paternale. Siamo imbarazzati dall'incapacità di amministrare dimostrata anche oggi da questa Giunta, della quale chiederemo le dimissioni": così il capogruppo lombardo del Movimento 5 Stelle Massimo De Rosa commenta l'intervento in Aula del presidente della Regione Attilio Fontana. "Un'ora per non dire nulla. Fontana fugge, ancora una volta, le proprie responsabilità", spiega De Rosa, parlando di "imbarazzante toppa sulla vicenda" messa da Fontana "che ha mentito ai cittadini e alle istituzioni che rappresenta". 

Solidarietà verso Fontana è stata espressa in merito alla vicenda dal leader della Lega, Matteo Salvini, durante un convegno sul Coronavirus. "Il povero Fontana è accusato di aver ricevuto l'eredita dalla madre e la sua colpa è che era in Svizzera", ha detto Salvini. 

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Due trust alle Bahamas datati 1997 e 2005

I due trust alle Bahamas della madre di Fontana, che una volta ereditati e 'scudati' nel 2015 hanno portato a costituire un conto in Svizzera come permesso dalla normativa relativa alla voluntary disclosure, gestito per conto dello stesso Fontana dall'Unione Fiduciaria, salgono uno al 1997 e l'altro al 2005. Il particolare emerge dalle indagini della procura di Milano. A offrire lo spunto del trust a cui è abbinato un conto corrente su cui avrebbe operato il presidente lombardo già 23 anni fa, quando già aveva uno studio legale a Varese,  è stata la Newsletter del 'Domani', il quotidiano che uscirà in autunno.

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