L'inchiesta riguarda l'accordo tra l'ospedale pavese e la società piemontese per l'effettuazione dei test sierologici Covid. A darne notizia è stata la stessa Procura. La società: "Il nostro operato è stato corretto"
I vertici del Policlinico San Matteo di Pavia e della società Diasorin sono indagati dalla Procura della Repubblica di Pavia nell'ambito di un'inchiesta sull'accordo tra l'ospedale pavese e la società piemontese per l'effettuazione dei test sierologici Covid. A darne notizia è stata la stessa Procura la quale ha disposto diverse perquisizioni domiciliari e locali nei confronti degli otto indagati per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e peculato. In corso anche le audizioni dei ricercatori del San Matteo. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dal pm Paolo Mazza (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA).
Secondo i pm di Pavia, nell'accordo sarebbero stati "utilizzati beni mobili, materiali e immateriali costituenti patrimonio indisponibile dell'ente pubblico e così sottratti alla destinazione pubblica per il soddisfacimento di interessi privatistici" e sarebbero emerse "evidenti anomalie". Diasorin da parte sua ha ribadito tramite una nota "la correttezza del proprio operato", dichiarando di riporre "piena fiducia nell'esito degli accertamenti che saranno svolti dall'Autorità Giudiziaria".
Inchiesta partita dal ricorso di una società concorrente
L'inchiesta è scattata prima del ricorso presentato al Tar della Lombardia da una società concorrente dell'azienda piemontese. Ad aprile la TechnoGenetics, ditta di Lodi, era ricorsa al Tribunale amministrativo lombardo contestando l'accordo tra San Matteo e Diasorin. Il Tar, lunedì 8 giugno, ha accolto il ricorso presentato dall'azienda lodigiana, trasmettendo gli atti alla Procura della Corte dei Conti. Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso del San Matteo e di Diasorin, ha sospeso gli effetti della sentenza del Tar. Dalla Procura di Pavia si precisa che l'indagine è stata avviata prima dell'iter della giustizia amministrativa. La Guardia di Finanza ha acquisito numerosi documenti al Policlinico e alla Diasorin. È probabile che nelle prossime settimane venga raccolta la testimonianza anche di alcuni ricercatori.
La Procura: “Sembrerebbe che sia stata favorita la società piemontese”
"I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pavia, nell'ambito dell'indagine della Procura di Pavia che vede indagati vertici del San Matteo e della Diasorin stanno sequestrando su ordine della locale Procura della Repubblica documentazione e apparati informatici presso gli uffici ed i laboratori del Policlinico San Matteo e della società biotecnologica. Nel dettaglio sembrerebbe che sia stata favorita, a discapito di altre potenziali concorrenti, la società piemontese di rilevanza internazionale - Diasorin S.p.a. - operante nel settore delle biotecnologie, trasferendo ad essa tutti i risultati delle attività di ricerca e sperimentazione effettuate dalla Fondazione Irccs San Matteo di Pavia, nel settore dei test sierologici per la diagnosi di infezione da Covid-19", si legge nella nota della Procura.
"Accordo stipulato senza gara"
"L'attività trae origine da una denuncia presentata da una società concorrente avverso il rapporto collaborativo instaurato tra la Fondazione Irccs Policlinico San Matteo e la società piemontese, per lo sviluppo di test sierologici e molecolari per la diagnosi da infezione Covid-19, allo scopo di ottenere la marcatura CE - sottolinea ancora la nota della Procura -. Tale accordo veniva stipulato senza gara rendendo possibile un vantaggio economico per l'impresa piemontese". Ulteriori accertamenti sono in corso per chiarire i rapporti economici e commerciali esistenti tra Diasorin, Fondazione Istituto Insubrico di Ricerca per la Vita e la società Servire S.r.l. tutte operanti presso l'Insubrias Biopark di Gerenzano (Varese). Gli inquirenti analizzeranno poi la documentazione e gli apparati informatici acquisiti dai militari della Guardia di finanza negli uffici e nei laboratori del Policlinico San Matteo e della società biotecnologica.
"Uso privato di beni pubblici"
Per i pm di Pavia, nell'accordo sarebbero stati "utilizzati beni mobili, materiali (personale, laboratori e strumenti) e immateriali (conoscenze scientifiche tecnologiche e professionalità) costituenti patrimonio indisponibile dell'ente pubblico e così sottratti alla destinazione pubblica per il soddisfacimento di interessi privatistici che restavano nell'esclusiva titolarità di privati, anziché dell'Ente che aveva finanziato la ricerca". Lo si legge nel decreto di perquisizione visionato dall'Ansa.
"Esclusi metodi già validati"
Per i pm di Pavia l'accordo San Matteo-Diasorin per test diagnostici covid escluse altri metodi per rilevare gli anticorpi (il cosiddetto pungidito), anche sulla scorta di articoli del professor Baldanti del San Matteo, anche lui indagato, nonostante altre Regioni ne avessero fatto ricorso. Furono esclusi quindi altri operatori con "metodologie già validate o in possesso di marchiatura Ce, a differenza di Diasorin", il cui utilizzo fu oggetto di "esplicite diffide da parte dell'Assessorato regionale alla sanità e dalle Ats regionali e provinciali che vi avevano fatto ricorso".
Si indaga sui legami politici
Per fare luce sui "legami politici" che possono aver influito sulla scelta della Diasorin come partner del San Matteo per i test per scoprire il Covid, secondo i pm di Pavia "occorre riferire che la Diasorin spa, oltre alla sede di Saluggia (Vercelli) ha uffici nell'Insubrias Biopark a Gerenzano (Varese)". Nel decreto di perquisizione è scritto che nel polo scientifico tecnologico, "si trova la sede legale della Fondazione Istituto insubrico il cui direttore generale è Andrea Gambini, già commissario della Lega varesina e presidente della Fondazione IRCCS Carlo Besta".
"Evidenti anomalie"
Le indagini della Guardia di Finanza di Pavia "hanno evidenziato 'prime facie' evidenti anomalie procedimentali proprio in relazione alla procedura adottata dalll'Irccs Policlinico San Matteo per la fornitura di test per la ricerca di anticorpi neutralizzanti anti Covid 19", scrivono Venditti e Paolo Mazza nel decreto di perquisizione. "La scelta operata dal policlinico San Matteo di procedere a un accordo diretto con un operatore del settore Diasorin - tra i tanti operanti sul mercato - è apparsa subito viziata da un evidente conflitto d'interessi in capo al professor Baldanti che ricopriva contemporaneamente il ruolo di responsabile scientifico del progetto di collaborazione Fondazione San Matteo e Diasorin e la carica di membro del Gruppo di lavoro del Consiglio superiore di sanità presso il Ministero della salute competente per la valutazione del test, nonché di membro del tavolo tecnico - scientifico istituito con Decreto 3353 del 15/03/2020 dalla Regione Lombardia con il compito di fornire indicazioni al fine di sviluppare un approccio diagnostico omogeneo su base regionale per la diagnostica e testing in vitro per la ricerca del Covid 19".
Diasorin: "Il nostro operato è stato corretto"
In merito alle indagini Diasorin ha ribadito tramite una nota "la correttezza del proprio operato", dichiarando di avere "piena fiducia nell'esito degli accertamenti che saranno svolti dall'Autorità Giudiziaria". La multinazionale ha poi ricordato che la decisione del Tar per la Lombardia di annullare tale accordo, sulla base dei medesimi rilievi attualmente posti a fondamento dell'ipotesi investigativa della Procura di Pavia, "è stata sospesa dal Consiglio di Stato".