Coronavirus, Gasperini: "Non scorderò mai le sirene nel silenzio di Bergamo"

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Così l'allenatore dell'Atalanta: "Quando tornammo da Valencia, dopo avere giocato il ritorno degli ottavi di Champions, abbiamo avuto l'impressione di ritrovarci in un paese dilaniato dalla guerra"

"Non dimenticherò mai le sirene nel centro di Bergamo". Parola dell'allenatore dell'Atalanta, Gian Piero Gasperini. Oltre due mesi dopo l'esplosione della pandemia di coronavirus, il tecnico ha voluto rivivere quei momenti drammatici. "Quando tornammo da Valencia, dopo avere giocato il ritorno degli ottavi di Champions (10 marzo), abbiamo avuto l'impressione di ritrovarci in un paese dilaniato dalla guerra", ha raccontato in una lunga intervista al Guardian. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA)

"Accaduto tutto così in fretta"

"Tutto è accaduto così in fretta, in pochi giorni - ha aggiunto - non si sapeva più cosa poteva accadere. Ricordo che, quando arrivammo a Valencia , trovammo una città in festa, con la gente nelle strade e fuori dallo stadio, mentre a Bergamo si parlava già di situazione critica. Al nostro rientro ci siamo resi conto di quanto la città fosse cambiata nel giro di due giorni. In 48 ore siamo passati dall'euforia alla paura".

“È stato qualcosa di straordinario, inspiegabile a parole - ha spiegato ancora Gasperini -. Bergamo è stata al centro di questa terribile espidemia. Ha colpito la nostrà città duramente e ha causato così tante morti..."

“Quando riprenderemo metterò l'aspetto emotivo a destra, davanti e al centro. I giocatori hanno un legame fortissimo con la città. Parlerò di emozione e sentimenti, Bergamo ha sofferto tanto, è il momento di restituirle il sorriso". È questo l'obiettivo del tecnico nerazzurro.

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“Atalanta come un branco di lupi”

Oltre al dramma vissuto da Bergamo, nell'intervista Gasperini ha anche parlato dell’Atalanta e del percorso fatto fino a raggiungere i quarti di finale di Champions League alla prima partecipazione al torneo. L’allenatore della Dea ha rivelato di “aver attaccato nello spogliatoio la foto di un branco di lupi: ci sono lupi nella parte anteriore, al centro e in fondo al gruppo. Quelli in primo piano impostano il ritmo, quelli in fondo sono i più forti e quelli al centro vivono protetti dagli altri. L'ultimo è il capo che si assicura come nessuno venga lasciato indietro. Il messaggio è che il leader non si limita alla prima linea: si prende cura della squadra”.

Gli allenamenti

Negli allenamenti del “Gasp”, i giocatori “devono lottare. Quelli che non sono abituati a lavorare sodo mi spaventano. Dalla lotta nascono le vittorie. Se non corri in allenamento, non lo fai in partita. È importante divertirsi, perché ne deriva lo stile del gioco e la qualità”.

“In altri sport - ha aggiunto il mister orobico - gli allenamenti sono più duri e intensi. I giocatori devono ricordare questo e dare sempre di più. Non abbiamo mai avuto mezzi per grandi investimenti, quindi abbiamo dovuto trovare giovani in giro per l'Europa che avessero la stessa filosofia. Capaci di adattarsi al nostro stile, di prendere la mentalità offensiva. Quelli che hanno paura vanno via”, ha concluso Gasperini.

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