Coronavirus, a Milano riaprono mercati scoperti: ingressi scaglionati. VIDEO

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All'entrata gli addetti alla sicurezza provano la temperatura ai cittadini e consegnano i guanti a chi ne è sprovvisto. Inoltre, c'è l'obbligo di usare la mascherina

A pochi giorni dall'inizio della Fase 2 (LE RACCOMANDAZIONI SUI MEZZI PUBBLICI), Milano prova a tornare gradualmente alla normalità con la riapertura dei mercati scoperti comunali. Da oggi è 26 mercati su 94, sparsi in tutto il capoluogo lombardo, dal centro alla periferia, sono ripartiti in via sperimentale. Rispetto al periodo antecedente all'emergenza Coronavirus (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE - L'EMERGENZA IN LOMBARDIA) sono cambiate le regole: i mercati sono recintati e ci sono un solo ingresso e una sola uscita per i cittadini.

La riapertura dei mercati

All'entrata dei mercati gli addetti alla sicurezza provano la temperatura ai cittadini e consegnano guanti a chi ne è sprovvisto. Inoltre, c'è l'obbligo di usare la mascherina. Al mercato di via Osoppo, zona San Siro, si sono create delle piccole code perché gli ingressi sono contingentati. Dentro al mercato le bancarelle, solo quelle di alimentari, sono distanziate di due metri e mezzo e le persone si mettono in fila per essere servite da operatori in guanti e mascherina.

Assessore Tajani: "Ripartenza graduale e sperimentale"

"È una ripartenza graduale - ha detto l'assessore al Commercio del Comune di Milano, Cristina Tajani - e sperimentale con i banchi bene distanziati. I mercati che ripartono sono distribuiti tra centro e periferia evitando quelli a ridosso di abitazioni e preferendo quelli su parcheggi. Da due mesi gli operatori non lavoravano più e quella degli ambulanti è la categoria che ha sofferto più di altre della cessazione delle attività".

Confcommercio: "Lavora solo il 30% della categoria"

"Siamo alla canna del gas, dall'11 marzo a casa - ha dichiarato il presidente di Fiva-Confcommercio, Giacomo Errico -. È stata consentita l'apertura alla grande distribuzione e a noi con queste condizioni di sicurezza no. Oggi ripartiamo ma lavora solo il 30% della categoria e l'altro 70% che non ha banchi alimentari fa la fame".

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