Lo ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, supervisore scientifico della struttura da fine aprile, in una videoconferenza stampa durante la quale è intervenuto anche il legale dell'ente e del dg Giuseppe Calicchio, accusato di epidemia colposa e omicidio colposo
"Doverosa" l'indagine penale aperta sul Pio Albergo Trivulzio di Milano. Lo hanno spiegato in una videoconferenza stampa il virologo Fabrizio Pregliasco, supervisore della struttura, e l'avvocato Vinicio Nardo, legale dell'ente e del dg Giuseppe Calicchio, indagato per epidemia colposa e omicidio colposo (LA DIRETTA - GLI AGGIORNAMENTI IN LOMBARDIA - LO SPECIALE).
Sia il virologo che il legale hanno parlato della "professionalità" di medici e personale del Pat e Nardo ha parlato anche di una "ondata mediatica che si è abbattuta come uno tsunami per primo e soprattutto sul Trivulzio". Inoltre, Pregliasco ha sottolineato come al Trivulzio ci sia stato un "adeguamento a disposizioni nazionali e regionali, con tutti i limiti che qui e a livello nazionale c'erano" in una situazione di emergenza, garantendo "l'assistenza". Pregliasco poi ha evidenziato che il tasso di incremento della mortalità a marzo e aprile al Trivulzio è stato inferiore a quello della città di Milano, in particolare "ad aprile a Milano del 135%, al Trivulzio del 61%".
"Oltre 200 morti tra marzo e aprile"
Durante la videoconferenza Pregliasco ha poi fatto sapere che al Pio Albergo Trivulzio ci sono stati tra gennaio e aprile "300 morti", mentre sono "186 decessi medi dello stesso periodo tra il 2015 e il 2019". In particolare, ci sono stati oltre 200 morti tra marzo e aprile, "133 ad aprile e 70 a marzo". Nelle tre strutture dell'azienda servizi alla persona 'IMMeS Pio Albergo Trivulzio', ossia la 'Baggina' di Milano, l'istituto Principessa Jolanda e il Frisia di Merate (Lecco), tra gennaio e aprile ci sono stati complessivamente 405 morti, con un tasso di mortalità, rispetto a ospiti e pazienti presenti, che varia dal 18 al 28% a seconda delle strutture. Lo si legge in una nota dell'ente, in cui si sottolinea anche che nelle tre strutture "rispetto ai valori medi dell'analogo quadrimestre del quinquennio 2015/2019, vi è stato un incremento di decessi pari al 61%, passando da 186 decessi medi a 300", mentre in Lombardia a marzo "c'è stato un incremento del 185% dei decessi rispetto al valore medio" del periodo precedente.
In alcune tabelle fornite dall'istituto si legge che al Trivulzio sono morti 52 anziani a gennaio, 45 a febbraio, 71 a marzo e 133 ad aprile, con un età media di 85 anni e un tasso di mortalità (nel primo quadrimestre ci sono state nella struttura, tra ospiti e pazienti, 1614 persone) del 18,5%. Al Principessa Jolanda 30 i decessi in 4 mesi con un tasso di mortalità di oltre il 28% e un'età media di 89 anni. 75 i morti tra gennaio e aprile al Frisia con un tasso di mortalità del 20 per cento.
Legale Trivulzio: "Non ci fu divieto dell'uso di mascherine"
Al Trivulzio "nessuno ha mai detto o messo per iscritto che non si dovevano usare le mascherine per non diffondere il panico", ha affermato l'avvocato Vinicio Nardo, che ha sottolineato anche la "penuria" di mascherine nella prima fase dell'emergenza. Inoltre, ha riferito il legale, pure "le forniture ordinarie del Trivulzio sono state dirottate" verso gli ospedali in quel periodo. In una nota dell'ente si specifica che il Trivulzio ha seguito le "indicazioni istituzionali sulle modalità di uso contingentato" delle mascherine "fino al 23 marzo, quando si è potuto metterle a disposizione di tutti gli operatori".
"Su anziani seguite regole, tamponi non c'erano"
Inoltre, sulla gestione e lo spostamento dei pazienti nei vari reparti "c'è sempre stata attenzione", ha detto Pregliasco, venivano seguite "le indicazioni operative che si sono succedute via via" e "dal momento in cui si è potuto eseguire i tamponi è ovviamente stata garantita maggiormente la sicurezza, ma l'assistenza è sempre stata data con professionalità". Infine, tra febbraio e aprile il Trivulzio ha inviato "pazienti nei pronto soccorso, 30 ad aprile, 11 a marzo e coloro che erano positivi non sono rientrati". Quello che è avvenuto al Trivulzio rientra, ha detto, in un "contesto più ampio e tristissimo, in cui l'aspetto più doloroso è quello dei decessi". Il Pat è finito nell'occhio del ciclone (LE PERQUISIZIONI) per i suoi numeri dovuti alla "sua dimensione", ma c'è stato un "numero alto di morti ovunque". Il Trivulzio, tra l'altro, "come è giusto che fosse in tempo di pace", era una "struttura molto permeabile dall'esterno, prima della chiusura mille persone dovevano entrare e c'era un interscambio di circa 250 pazienti al mese". Allo stesso tempo, però, per Pregliasco il Trivulzio è "una struttura competente che aveva ben chiaro cosa si doveva fare" e i dati delle morti sono stati "tristemente in linea con la situazione che c'era". Già da febbraio, ha aggiunto, "è stato osservato ogni caso sospetto, sono stati posti sotto attenzione i pazienti, in un quadro di difficoltà di approvvigionamento, che ci sono anche oggi".
"Servizi non confrontabili con normale Rsa"
Nella conferenza stampa è stata ricordata "l'atipicità e la complessità dei servizi e delle prestazioni prestate dal Pat, che vanno dagli ambulatori specialistici, alle strutture di riabilitazione, alle Rsa, alle Rsa Alzheimer, fino all'Hospice, non confrontabili dunque con quelle di una normale Residenza Sanitaria Assistenziale". E, ricorda l'istituto, il "Covid-19 a Milano e in Lombardia circolava già tra alcune migliaia di persone" tra gennaio e febbraio. Il 10 marzo, si legge ancora, "il giorno prima che l'OMS dichiarasse Covid-19 una pandemia, venne decisa la chiusura totale degli accessi di parenti e visitatori e la chiusura totale di tutte le attività ambulatoriali del Day Hospital, del Centro diurno e dell'Assistenza Domiciliare Integrata". Nel comunicato si ricorda ancora che sui 20 pazienti che il Tirvulzio accolse a metà marzo nessuno risultava positivo al Covid (4 con tamponi negativi) e "un ventunesimo paziente è stato rinviato presso l'ospedale di provenienza per evidenza di esami virologici in corso da lettera dimissione".
Il comunicato del comitato parenti
Intanto, in serata il Comitato Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio ha fatto sapere, tramite il portavoce Alessandro Azzoni, che ”nei 300 decessi dichiarati è evidente che non sono compresi tutti gli anziani che in marzo sono stati trasferiti in ospedale oppure rimandati a casa, poi risultati positivi al Covid-19, che in molti casi hanno contagiato i familiari e sono morti". Azzoni ha poi sottolineato come ci sia "ancora poca chiarezza da parte del Pio Albergo Trivulzio: dalla conferenza stampa di oggi non abbiamo avuto dati concreti e rassicuranti su quanto avvenuto finora all'interno della struttura. Purtroppo la gestione non oculata avrebbe provocato anche il contagio di molti pazienti, molto spesso anziani, che usufruivano di servizi di fisioterapia, in decorso post operatorio o con patologie multiple aggravate. La struttura - conclude - si è dimostrata molto fragile nel bloccare l'accesso di pazienti esterni e nell'uso dei dispositivi di sicurezza grazie ai quali si sarebbe potuta arrestare la diffusione del virus, come avvenuto in molte altre Rsa in Italia”.