“Non possiamo massacrare le Rsa continuando a insistere su quello che è stato un momento di guerra. E nella guerra non avevamo attrezzature", ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, nuovo coordinatore scientifico del Pio Albergo Trivulzio
"Al Pio Albergo Trivulzio si sta facendo, come in tutte le altre strutture, al meglio per garantire la salute di tutte le persone che sono assistite. Non possiamo massacrare le Rsa continuando a insistere su quello che è stato un momento di guerra. E nella guerra non avevamo attrezzature", ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, nuovo coordinatore scientifico del Pio Albergo Trivulzio, la struttura milanese al centro di uno dei filoni d'inchiesta della Procura sulle morti e sulla gestione dei pazienti nelle Rsa durante l'emergenza Coronavirus. (DIRETTA)
Pregliasco: “Protocolli attuati dall'inizio”
"Sono basito dalla continua colpevolizzazione delle Rsa. È stata una guerra in cui i nostri anziani sono stati sulla linea di tiro e chi poteva aiutarli non aveva i dispositivi", ha aggiunto Pregliasco intervenendo ad Agorà, su Rai 3. "Al Pio Albergo Trivulzio ho visto professionisti bravissimi, protocolli che erano stati sin dall'inizio attuati. Poi bisognerà vedere cosa dirà la giustizia. Direi che in questo momento c'è una organizzazione e una strutturazione per fare al meglio". "Tutti i pazienti sono stati separati alla luce della loro condizione, sintomatici o asintomatici, organizzando quindi al meglio la situazione", ha spiegato Pregliasco a Sky TG24. Quella dei camici monouso, ha poi aggiunto, "è una situazione che incredibilmente è arrivata ad essere comunicata all'esterno ma si è trattato solo di una comunicazione interna a tutto il personale in cui si diceva che una tipologia di tute non era disponibile ma da giorni successivi dovevano passare a un'altra tipologia di tute". "I presidi non è che non c'erano al momento iniziale - ha concluso - è che erano centellinati rispetto a una problematica che è a livello nazionale, che va ascritta alla situazione emergenziale".
"30 percento dei pazienti positivo"
"Si sta completando l'esecuzione, ad oggi circa un 30% dei tamponi eseguiti evidenzia la presenza di positività al Covid". Lo ha detto il supervisore scientifico del Pio Albergo Trivulzio Fabrizio Pregliasco, a Sky TG24, rispondendo alla domanda su quale sia la percentuale di pazienti risultata positiva al Covid. La struttura, "vede una difficoltà, anche un peso rispetto al clamore mediatico e all'esito degli aspetti giudiziari, che sono ancora pendenti, ma direi che la situazione è assolutamente ad oggi sotto controllo" ha detto Pregliasco. Il virologo ha poi spiegato che il suo compito sarà quello di "collaborare, facilitare il lavoro dell'équipe medica, che ho trovato molto competente, sul pezzo e già operativa nell'attuare tutta una serie di interventi, sia per mettere in sicurezza gli ospiti che gli operatori sanitari".
Pregliasco inoltre incontrerà quanto prima i parenti degli anziani ricoverati nella struttura. "Sì sicuramente, lo confermo", ha detto a Sky TG24. "Ho saputo che mi vogliono incontrare, non ho ancora i riferimenti ma sarà assolutamente mia cura avere occasioni di contatto", ha detto Pregliasco. "A breve - ha poi aggiunto - faremo anche una conferenza stampa riassuntiva dell'attività svolta ad oggi e quella sarà un'occasione di comunicazione" con l'esterno, dopo che "nelle fasi iniziali il clamore e le indagini giudiziarie hanno ridotto la comunicazione solo ai comunicati stampa da parte della struttura".
"Spegnere clamore mediatico"
Dopo la delibera della Regione Lombardia che prevedeva di spostare pazienti Covid nelle Rsa, al Pio Albergo Trivulzio "non è arrivato nulla", ha continuato Pregliasco, spiegando che il Trivulzio "aveva l'incombenza e ha ben realizzato quella che era la necessità di smistamento dei pazienti dalla strutture. Quindi una gestione di 'call center' e di gestione informatica di eventuali passaggi, che peraltro sono stati pochissimi in pochissime Rsa, ognuna con caratteriste di 'isolabilità' di questi pazienti". Intervistato da Sky TG24, Pregliasco ha osservato che "questo elemento ha creato agitazione e sofferenza ed è comprensibile. Però io ritengo che questo clamore mediatico sia un po' da spegnere, non nell'ottica di dimenticarlo, ma di richiamare al fatto che, soprattutto in Lombardia, in Italia e in Europa le residenze per anziani sono state un luogo dove questo virus è arrivato alle spalle".
La replica del promotore petizione 'Salviamo anziani del Trivulzio'
"Mi aspettavo che riconoscesse i problemi che ci sono stati, gli errori fatti e si muovesse con un atteggiamento di partecipazione, vicinanza ed empatia verso noi parenti". A dirlo all'ANSA è Gianfranco Privitera, promotore della petizione per 'salvare gli anziani' della Baggina su change.org, sottoscritta ad oggi da oltre 67mila firme. "Ci siamo visti morire in una settimana papà e mamme e il virologo anziché dire 'scusate, facciamo il diavolo a quattro per salvarli', dice che quel che è stato fatto è tutto a posto e fatto bene e che è basito dalle nostre accuse. Ma come si permette?" si chiede ancora Privitera. "Ci aspettavamo di vedere qualcuno che studia e sistema le cose, non una difesa d'ufficio". "Magari, come dice, sono stati presi alla sprovvista ma almeno non attaccarci" e "chiedi scusa", ha concluso. Privitera ora è preoccupato per la sua mamma, ospite da pochi mesi al Trivulzio: "E' risultata positiva e fortunatamente è asintomatica, ma mi hanno detto che non le fanno nessuna terapia. Cosa fanno, aspettano che le venga una polmonite?".
Al Trivulzio servono 224mila camici fino a fine anno
Al Pio Albergo Trivulzio di Milano servono 224mila "camici monouso idrorepellenti" fino a fine anno. Il "fabbisogno" stimato per l'emergenza Coronavirus è indicato in un documento di oggi dell'istituto, che ha aperto una procedura negoziata d'urgenza proprio alla ricerca di aziende che possano fornire i camici. Nel documento si legge, infatti, che dalla "contingente emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del contagio da Covid-19" discende "un'esigenza incomprimibile di fabbisogno aziendale di camici monouso idrorepellenti quali dispositivi di protezione individuale per il personale sanitario e socio-sanitario". Il Trivulzio segnala anche che è stata "superata l'eccezionale condizione iniziale di estrema difficoltà di reperimento" dei "dispositivi sul mercato interno ed internazionale", che c'era "nel periodo iniziale dell'emergenza". Ed è emerso, invece, "un aumento dell'attuale disponibilità di mercato della tipologia di camici monouso". Sulla base degli effettivi consumi, scrive ancora il Trivulzio, c'è "un impiego stimato di 1.000 unità giornaliere ripartibili in circa 200 camici monouso giornalieri per l'Istituto Frisia di Merate (altra struttura del Pat, ndr) e di 800 camici monouso per le strutture del Pio Albergo Trivulzio di Milano". Da qui l'apertura di una procedura negoziata d'urgenza, anche "attestata l'attuale insussistenza di soluzioni convenzionali a carattere centralizzato a livello nazionale (Consip) e regionale (Aria)".
Nuovo blitz al Don Gnocchi
La squadra della polizia giudiziaria del dipartimento 'salute, ambiente, sicurezza, lavoro' della Procura di Milano questa mattina è tornata all'istituto Palazzolo-Don Gnocchi di Milano per completare l'attività, iniziata lo scorso 21 aprile, quando sono state acquisite le cartelle cliniche dei pazienti positivi a Covid-19 e degli anziani deceduti, gli statuti e regolamenti di Regione Lombardia e le disposizioni dell'Ats (ex Asl) in merito alla gestione dell'emergenza sanitaria. Ad aprile erano scattate anche le perquisizioni della Guardia di Finanza nella struttura. La nuova attività della polizia giudiziaria si è svolta nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione delle Rsa milanesi per le morti di centinaia di anziani nelle residenze, tra cui il Pio Albergo Trivulzio. Il Palazzolo-Don Gnocchi, che ha anche depositato una memoria difensiva col legale Stefano Toniolo, ha sempre ribadito che non c'è stata alcuna negligenza in relazione ai contagi e nell'atto ha parlato anche della "penuria" di mascherine nella fase più difficile dell'emergenza.
L'inchiesta sul Don Gnocchi
Nell'indagine sul Don Gnocchi sono indagati per epidemia e omicidio colposi il dg Antonio Dennis Troisi, il direttore sanitario Federica Tartarone e Fabrizio Giunco, direttore dei servizi medici socio-sanitari. Indagato anche Papa Wall Ndiaye, presidente della Ampast, cooperativa di cui fanno parte i lavoratori della struttura. Il fascicolo (sono quasi 25 quelli sulle Rsa milanesi e crescono sulla base di denunce continue) è scaturito da un esposto di una quindicina di lavoratori, assistiti dal legale Romolo Reboa, che hanno contestato ai vertici della struttura di avere tenuto "nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati da Covid 19, benché ne fossero a conoscenza almeno dal 10 marzo" e di avere "impedito ai lavoratori l'uso delle mascherine per non spaventare l'utenza". A inizio aprile il Don Gnocchi contava un numero di ospiti deceduti da marzo simile a quello del Trivulzio, ossia circa 140 morti. Nel fascicolo sono confluite anche le denunce di familiari.
Guardia di finanza negli uffici della Regione e di Ats
I militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano sono ritornati oggi negli uffici di Regione Lombardia e in quelli di Ats, anche in questo caso, per concludere l'acquisizione di carte cominciata lo scorso 15 aprile nell'ambito delle indagini sulle Rsa e sulle morti di anziani. In base all'ordine di esibizione firmato dai pm milanesi i finanzieri hanno chiesto e preso ulteriore documentazione relativa alle misure organizzative e alle direttive emanate per l'emergenza Coronavirus.
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