Striscione fascista a Milano: Tar sospende il Daspo a ultrà dell’Inter

Lombardia
Lo striscione esposto dagli ultras della Lazio (ANSA)

Lo scorso aprile Claudio Morra, uno dei leader dei Boys, era stato trovato in possesso di un manganello durante i controlli della Digos intervenuta dopo che un gruppo di tifosi della Lazio aveva esposto lo striscione in corso Buenos Aires

Il Tar della Lombardia ha sospeso il Daspo emesso a nei confronti di Claudio Morra, uno dei leader dei Boys della curva interista, trovato in possesso di un manganello telescopico durante i controlli degli agenti della Digos, effettuati il 24 aprile scorso, dopo che un gruppo di ultras degli Irriducibili della Lazio aveva mostrato uno striscione con la scritta "Onore a Benito Mussolini" in corso Buenos Aires, a Milano, vicino al punto in cui venne esposto il corpo del duce.

I controlli agli ultras di Lazio e Inter

Pochi giorni dopo, la Questura di Milano aveva emesso 8 Daspo nei confronti di altrettanti tifosi laziali, oltre quello a carico di Morra controllato in via Tocqueville, mentre era in compagnia proprio degli ultras biancocelesti (le tifoserie sono gemellate). Quel giorno si giocava Milan-Lazio. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso dei legali dell'ultrà, gli avvocati Giovanni Adami e Mirko Perlino, contro il Daspo, che vietava a Morra l'ingresso in tutti gli stadi per tre anni, emesso per "pericolosità sociale".

La decisione del Tribunale

Per i giudici della prima sezione del Tar milanese, presidente Italo Caso, il Daspo era stato emesso senza che vi fosse "il necessario legame spaziale tra il luogo della condotta e i luoghi connessi all'evento sportivo", ossia Morra (denunciato per possesso di "strumenti atti ad offendere") era stato individuato non vicino allo stadio, ma in un'altra zona della città. Sospesa l'efficacia del provvedimento, i giudici hanno fissato l'udienza per trattare il caso nel merito il prossimo 22 aprile. Nel frattempo, nell'inchiesta penale sullo striscione diversi ultras laziali sono indagati per "manifestazione fascista", tra cui uno dei capi degli Irriducibili della curva laziale, Claudio Corbolotti.

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