Bambini in viaggio in Valle d'Aosta, tra castelli e megaliti
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Credits: Enrico Romanzi
Mentre tutto intorno la natura si risveglia, c’è qualcosa in Valle d’Aosta che ci racconta da secoli innumerevoli una terra dalla straordinaria stratificazione culturale: testimonianze incastonate nelle pietre e nelle architetture che sorvegliano la Valle da seimila anni
A cura di Gaia Mombelli
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Credits: Enrico Romanzi
- All’ombra delle Alpi che qui, in Valle d’Aosta, si spingono in alto come in nessun’altra regione d’Italia e d’Europa, ogni città, borgo, o villaggio parla di sé e della sua storia. Una storia che si legge nella cucina, nelle tradizioni, nel sapiente artigianato che riempie le vetrine di negozi e botteghe, negli occhi e nelle parole di chi da queste parti è di casa
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credits: Enrico Romanzi
- Ed è proprio questa la stagione ideale per scoprire una volta di più le meraviglie dell’arte, dell’archeologia e dell’architettura che questa terra ha da offrire. Dai siti preistorici di Aosta e del Piccolo San Bernardo alla romanità che trasuda da ogni parte nel capoluogo, fino ai castelli di medioevo e rinascimento, affreschi di civiltà che tornano in vita e si raccontano ogni volta che si attraversano gli ambienti che ci hanno lasciato
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credits: Enrico Romanzi
- Il sito del Cromlech (dal gallese “cerchio di pietra”) al passo del Piccolo San Bernardo rappresenta una testimonianza preziosa della presenza dell’uomo in queste hautes terres fin dalla preistoria. Difficile datare questa Stonehenge ai piedi del Monte Bianco, così come è difficile interpretarne il significato. Quel che è certo è che si trattava di un importante luogo di culto, sacro, oltre a chiunque l’abbia realizzato, anche a Celti, Romani, e Cristiani
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Credits: Enrico Romanzi
- Il sito preistorico valdostano più importante è però l’Area megalitica di Aosta. Venuta alla luce nel 1969, l’Area può essere vista come un percorso prima nei secoli. Già 6000 anni fa, era sacro alle popolazioni preceltiche della Valle. Dalla vicina chiesetta romanica di San Martino, si giunge fino alle testimonianze preistoriche di vita agricola con la del V millennio a.C., e poi le stele antropomorfe dell’Età del Rame, e continuare con i dolmen funerari dell’Età del Bronzo per approdare, quindi, al grande tumulo funerario dell’Età del Ferro
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Credits: Metrò Studio Associati
- È proprio vero che ad Aosta tutto parla di Roma, a cominciare dal nome stesso della città, quella Augusta Prætoria fondata da Ottaviano Augusto nel 25 a.C. lungo la via delle Gallie. In cinque secoli di romanità, proprio in virtù della sua posizione di crocevia delle Alpi, Aosta fu tra i centri più vivaci e ricchi dell’Impero in Occidente: escludendo la Capitale, non esiste città nello Stivale che, in uno spazio così ristretto, possa vantare altrettanti resti di epoca romana
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Credits: Enrico Romanzi
- Per conto dei Savoia, poterono amministrare per secoli la Valle d’Aosta in grande autonomia, lasciando tracce che ci raccontano di loro ancora oggi, a cominciare dalla bandiera attuale della regione, che richiama con il rosso e il nero i colori araldici del casato. Ma molto, molto di più nel mondo delle arti. Gli Challant furono infatti i committenti di alcune delle più ambiziose imprese artistiche e architettoniche che impreziosiscono il fondovalle valdostano
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Credits: Enrico Romanzi
- Il castello più famoso della Valle d’Aosta, un vero e proprio gioiello che combina la tradizionale funzione difensiva della fortificazione medievale alle connotazioni di una dimora signorile. L’aspetto attuale del castello, frutto di stratificazioni secolari, è da attribuire in gran parte ad Aimone di Challant, capostipite del ramo familiare che da Fénis prende il nome, e a suo figlio Bonifacio I, che tra XIV e XV secolo conferirono al maniero il suo riconoscibile profilo pentagonale
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Credits: Enrico Romanzi
- A Giorgio di Challant è anche dovuta la costruzione del castello d’Issogne, dimora rinascimentale della famiglia contraddistinta da una forma a ferro di cavallo, con al centro del cortile la suggestiva fontana del Melograno. Tra le arcate del loggiato, non smettono di meravigliare le scene di genere, fotografie preziose della vita quotidiana delle persone comuni in Valle d’Aosta tra XV e XVI secolo.