A Treviso una mostra su Renato Casaro, l'ultimo grande cartellonista del cinema. FOTO
Dal 13 giugno al 9 gennaio 2022 una esibizione in tre sedi ripercorre la carriera del trevigiano, autore delle locandine di celebri film come “Balla coi lupi”, “Il nome della rosa” e “Lo chiamavano Trinità”. Un percorso artistico durato cinquant’anni: dalla "istintiva" pennellata degli esordi alle composizioni in parte fotografiche degli anni Settanta sino alla raffinate maquettes ad aerografo che lo hanno reso celebre
a cura di Costanza Ruggeri
Una grande mostra in tre luoghi trevigiani per documentare l’arte di Renato Casaro, classe 1935, tra gli artisti che maggiormente ha innovato l'arte della cartellonistica cinematografica. Sono a sua firma, infatti, alcuni dei manifesti che hanno cambiato la storia del cinema: da quello di Nikita, a C’era una volta in America, da Il tè nel deserto a L'ultimo imperatore fino ancora a Balla coi lupi, Rambo, 007 Mai dire mai
Ciascuna delle tre sedi (il nuovo Museo Nazionale Collezione Salce – che per l’occasione apre nella ritrovata Chiesa di Santa Margherita, affiancando così l’altra sede del medesimo Museo al Complesso di San Gaetano – e i Musei Civici di Santa Caterina) mette a fuoco un aspetto dell’ampia vicenda creativa di colui che è considerato l'ultimo grande cartellonista del cinema
L'esibizione presenta e analizza il "meglio" dell'intero corpus delle innumerevoli opere realizzate dall'artista a partire dal 1955 (anno del suo primo film Criminali contro il mondo). E lo fa partendo dal "prodotto finito", ovvero dai manifesti a due e quattro fogli, destinati alle sale cinematografiche o all'affissione. Sono oltre un centinaio i pezzi selezionati e restaurati per l'occasione
Strutturata con una progressione cronologica – ma con una scansione anche tematica che segnala i generi più "frequentati" da Casaro – la mostra, sia nella sede di Santa Margherita che in quella di Santa Caterina, accosta ai grandi e multicolori affissi, una selezionata serie di bozzetti studio e gli “originali” (l'opera finita che serviva per stampare il manifesto), provenienti dall’archivio dell’artista e da importanti collezioni pubbliche e private
E' sorprendente vedere accostati, nella grande "terrazza" del Santa Margherita, Trinità e Rambo o gli indimenticabili manifesti di capolavori come I magnifici sette, C'era una volta in America, Amadeus, Il nome della rosa, Il tè nel deserto, L'ultimo imperatore
Ultimo protagonista di un'arte ormai scomparsa, Renato Casaro assurge a simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema, dove perizia tecnica, creatività, genio e istinto erano le garanzie e il valore aggiunto per il successo di innumerevoli film nazionali e internazionali
Da Treviso a Roma a Hollywood – attraversando con la sua arte la seconda metà del secolo scorso – Casaro ci lascia in eredità una mirabile galleria di manifesti, testimonianza fondamentale per la storia del cinema. A curare la mostra sono Roberto Festi e Eugenio Manzato, con la collaborazione di Maurizio Baroni, tre specialisti del settore, che hanno analizzato l’enorme archivio di Casaro (più di mille i manifesti e le locandine da lui realizzate), selezionando testimonianze di un percorso artistico durato cinquant'anni
Via via lo stile di Casaro ha conquistato grandi registi e Hollywood: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Vanzina, Carlo Verdone
''Sono un pittore di sogni - dice Casaro. Questa mostra rappresenta la mia vita, cinquanta anni di lavoro''. Oggi, a 85 anni, il maestro della cartellonistica cinematografica tra i più conosciuti al mondo si gode finalmente - dopo i rinvii causati dalla pandemia - l' omaggio che la sua città di riserva dal 13 giugno al 9 gennaio 2022
La sua avventura artistica è cominciata nel 1952 con un baratto. Renato Casaro aveva 17 anni e una passione travolgente per il cinema quando fece la sua proposta al proprietario della sala Garibaldi: gli avrebbe disegnato le sagome delle pellicole in calendario in cambio dei biglietti gratis per le proiezioni. Il gestore accettò e tanto capì il talento del giovane da inviare a Roma quei lavori e segnalarlo alle case di distribuzione
''Sono partito da zero da autodidatta - spiega Casaro - ispirandomi ai grandi, primo tra tutti Norman Rockwell, il mio maestro assoluto. C' è voluto cervello e applicazione per migliorare stile e tecnica. Non è facile riuscire a rendere un film con una immagine-simbolo, ci si arriva con studio e attenzione''. Il manifesto più difficile? ''Difficile dirlo. Forse Nikita o Il tè nel deserto''
La mostra offre l’occasione di visitare anche la bellissima nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce, il secondo più grande al mondo di manifesti pubblicitari dopo il Musée de la Publicité di Parigi con oltre 50.000 manifesti perfettamente catalogati digitalmente e consultabili sul sito dei Beni Culturali
Il Museo, ospitato all’interno di Santa Margherita, risalente al XIII secolo, è frutto di un importante lavoro di restauro conservativo, guidato dall’architetto Chiara Matteazzi, che ha visto l’ex chiesa protagonista di un progetto architettonico all’avanguardia
"Il film è il mio hobby. Il mio hobby è il mestiere. Il mestiere è la mia vita. E la mia vita è un film in technicolor e cinemascope" (Renato Casaro)
Gli oltre trecento pezzi presentati nelle tre esposizioni sono pubblicati nel prestigioso volume realizzato per questa mostra da Grafiche Antiga (pp. 412 in edizione monolingue italiana e inglese) e curato da Roberto Festi che riporta – oltre a tutte le opere presenti in mostra – testi critici e di approfondimento, immagini d'epoca, fotografie di scena e un primo analitico repertorio delle sue opere