
Cosa succede se la Russia chiude il gas: gli scenari per l’Italia e l'Europa
Lo stop del gasdotto Nord Stream 1, imposto da Mosca in questi giorni, potrebbe diventare una misura permanente nei prossimi mesi. Gli Stati europei si preparano alle conseguenze. Secondo Tabarelli (Nomisma Energia), se la Russia chiude i rubinetti, da gennaio bisogna aspettarsi razionamenti: “Le scorte non basterebbero, nuovi rigassificatori solo in primavera”. Possibili anche ulteriori aumenti dei prezzi e crollo del Pil

La Russia ha bloccato in questi giorni le forniture di gas verso l’Europa, fermando il gasdotto Nord Stream 1. I motivi ufficiali sono che si sta svolgendo una manutenzione. E il 2 settembre Gazprom ha individuato nuovi problemi per cui "il trasporto di gas" è stato "completamente fermato". Gli Stati europei temono si tratti di una ritorsione per le sanzioni inflitte a Mosca per la guerra in Ucraina. La preoccupazione è che questa decisione diventi permanente o venga periodicamente usata di nuovo. E in vista dell’autunno questo potrebbe creare problemi all’Ue
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Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha tracciato uno scenario di cosa potrà accadere all’Italia nei prossimi mesi. "Se la Russia chiudesse oggi il rubinetto del gas, con le scorte all'83%, all'inizio di gennaio saremmo costretti a razionare i consumi. Ma sarebbe meglio cominciare anche prima, per non dover tagliare pesantemente nei mesi più freddi. Quest'inverno non avremo ancora i due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna, se va bene arriveranno a maggio”
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“Abbiamo aumentato le importazioni extra-Russia, circa 17 miliardi di metri cubi in più, ma non bastano a sostituire quei 29 miliardi che compravamo da Mosca”, spiega Tabarelli. Gli stoccaggi di gas in Italia al primo settembre erano pieni all'82,56%, pari a 159,7082 terawattora, cioè quasi 15 miliardi di metri cubi. "La domanda di gas in inverno può arrivare a 400 milioni di metri cubi al giorno, 4 volte la domanda estiva. Duecento milioni vengono forniti dalle scorte che si sono fatte in estate, gli altri duecento dalla rete (gasdotti e rigassificatori, n.d.r.)”
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“La Russia d'inverno ci dava 90 milioni di metri cubi al giorno”, prosegue il presidente di Nomisma Energia. “Se non ce li dà più, e non abbiamo abbastanza fonti alternative, siamo costretti ad attingere di più dalle riserve. Ma non possiamo prelevarne troppe, perché la rete deve rimanere in pressione, come un palloncino. Quindi, siamo costretti a ridurre i consumi: energia, produzione industriale, riscaldamento"
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Per Tabarelli "quando Gazprom dice che l'Europa, anche con le riserve di gas piene, rischia un inverno al freddo, non fa terrorismo psicologico. Dice una cosa scontata, basta guardare le statistiche. La Russia forniva il 40% del gas alla Ue. È una percentuale che non è sostituibile in meno di tre anni". Per quanto riguarda l'Italia, prosegue il ricercatore, "nel 2021 abbiamo consumato 76 miliardi di metri cubi di metano. Tre miliardi li abbiamo autoprodotti, gli altri 73 li abbiamo importati. Dalla Russia ne sono venuti 29 miliardi”
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“Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, abbiamo aumentato le importazioni dall'Algeria di 7 miliardi di metri cubi, di 3 dall'Azerbaijan, di 2 dal Mare del Nord. Altri 2 miliardi di metri cubi in più arrivano dal rigassificatore di Rovigo, 1 da quello di Livorno e 2 da Panigada. In tutto fanno 17 miliardi. Ne mancano ancora 12 per sostituire il gas russo”. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha spiegato che l'Italia sostituirà del tutto il gas di Mosca nella seconda metà del 2024, ma già alla metà del 2023 ridurrà di molto la dipendenza
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"Il problema è che quest'inverno non avremo ancora le due navi rigassificatrici a Piombino e Ravenna - spiega ancora Tabarelli -. Se va bene, arriveranno a maggio e giugno". Le due navi permetteranno di immettere in rete le grandi forniture di gas africano che governo ed Eni hanno contrattato nei mesi scorsi

Secondo Confindustria, uno stop totale delle forniture di gas dalla Russia comporterebbe "uno shock su volumi e prezzi con un impatto pesante" sull'economia italiana. Prevedendo una la carenza di offerta pari a circa il 18,4% dei consumi italiani, gli economisti stimano un impatto negativo pari al -1% del Pil tra primavera 2022 e inverno 2023 che potrebbe aggravarsi fino al -2,2% nel caso di ulteriori rincari dei prezzi energetici

Adnkronos cita anche il rapporto di S&P Global Ratings che analizza le conseguenze economiche per lo stop totale dei flussi di gas dalla Russia. A livello europeo, nel caso di un blocco totale, le ripercussioni sarebbero devastanti, determinando un razionamento obbligatorio in tutta la Ue, un rallentamento della crescita dell’eurozona con picchi prolungati di inflazione. E la Germania - che in base ai dati del 2020 dipende per quasi il 60% dal gas russo - cadrebbe in recessione

Secondo gli analisti di S&P Global, se la Russia bloccasse le esportazioni di gas verso l’Europa, il razionamento obbligatorio dell'energia colpirebbe tutti gli Stati europei. La situazione sarebbe pericolosa anche per l'Italia, che "soffre meno" della Germania grazie alla capacità di diversificare le proprie fonti energetiche con oltre 3/5 del gas che arrivano prevalentemente da Algeria, Libia e Azerbaijan. Tra le conseguenze previste anche l'aumento dei prezzi del petrolio (+20%) nel quarto trimestre 2022