Assegno unico 2026, da gennaio cambiano gli importi per le famiglie: cosa sappiamo

Economia
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Introduzione

Con l’emanazione del decreto firmato dal Ministero dell’Economia e da quello del Lavoro, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a fine novembre, è stato fissato l’adeguamento automatico degli importi previdenziali e assistenziali per il 2026. Nel provvedimento rientra anche la revisione delle somme destinate alle famiglie con figli beneficiarie dell’assegno unico: ecco quanto cambiano.

Quello che devi sapere

Cos'è l'Assegno unico

Ma cos'è l'Assegno unico e universale? Si tratta di un sostegno economico per le famiglie con figli a carico attribuito per ogni figlio:

  • fino al compimento dei 21 anni (al ricorrere di determinate condizioni);
  • senza limiti di età per i figli disabili.

L’importo spettante varia in base:

  • alla condizione economica del nucleo familiare sulla base di Isee valido al momento della domanda;
  • all’età e al numero dei figli;
  • alle eventuali situazioni di disabilità dei figli.

 

Per approfondire: Assegno unico universale, erogati 14,7 miliardi nel 2025. I dati

Quali sono le condizioni da rispettare

L’Assegno unico e universale per i figli a carico non è limitato ad alcune categorie di lavoratori, ma può essere richiesto da tutti: dipendenti pubblici e privati, autonomi, pensionati, disoccupati e inoccupati. Per avere accesso al sostegno è necessario che il richiedente sia cittadino italiano o di uno Stato dell’Unione europea o suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, oppure in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. Inoltre, bisogna essere soggetti al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia, residenti e domiciliati nel Paese.

 

Per approfondire: Assegno unico 2026, come cambiano gli importi. Le novità

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L’indice Foi

L’indicatore che determina l’aggiornamento delle cifre è l’indice Foi (Famiglie di operai e impiegati), utilizzato per misurare l’andamento dell’inflazione. Il valore stabilito per il prossimo anno è pari all’1,4%, superiore alla percentuale applicata nel 2025, che era stata dello 0,8%.

Effetti su importi e soglie di accesso

L’aumento non coinvolge soltanto le cifre erogate mensilmente, ma comporta anche la revisione delle soglie ISEE che stabiliscono in quale fascia economica ricade ciascun nucleo familiare. Secondo le cifre riportate da Il Messaggero, nel 2026 la prima classe reddituale si estenderà fino a 17.468,51 euro, mentre nel 2025 il limite massimo era fermo a 17.227,33 euro. Questo piccolo spostamento produce un effetto concreto: alcune famiglie che oggi rientrano nella seconda o terza fascia, a parità di Isee, verranno ricollocate nella fascia più favorevole e quindi riceveranno importi più alti.

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Il tetto massimo

Al vertice opposto, il tetto oltre cui viene riconosciuta la cifra minima salirà a 46.582,71 euro. Dodici mesi prima il limite era inferiore, fermo a 45.939,56 euro. Anche in questo caso, famiglie prima collocate nell’ultimo livello rientreranno nello scaglione immediatamente precedente, ottenendo così un lieve miglioramento dell’assegno.

Cosa cambia con le maggiorazioni

Alcuni supplementi all’assegno unico restano uguali per tutti, indipendentemente dal reddito:

  • figli non autosufficienti: 122,3 euro;
  • figli con disabilità grave: 110,6 euro;
  • figli con disabilità media: 99,1 euro;
  • madri under 21: 23,3 euro.

Altre integrazioni, invece, variano in base al reddito:

  • per i figli successivi al secondo: fino a 99,1 euro nella fascia più bassa, poco più di 17 euro nell’ultima;
  • per il secondo percettore di reddito: fino a 34,9 euro nelle famiglie con ISEE più contenuto, con importi progressivamente ridotti nelle fasce superiori.

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Quando arrivano gli aumenti

Tradizionalmente, gli importi aggiornati vengono formalizzati dall’INPS nel mese di gennaio. Tuttavia, come avvenuto negli anni precedenti, le somme rivalutate dovrebbero materializzarsi a partire dal pagamento di febbraio. Gli eventuali arretrati relativi a gennaio verranno recuperati successivamente, generalmente a partire dalla mensilità di marzo.

La scadenza dell’ISEE

Come sempre a fine anno l’ISEE 2025 cessa di essere valido. Per continuare a ricevere l’assegno nella misura corretta, sarà quindi necessario trasmettere una nuova DSU. Senza aggiornamento, da marzo 2026 l’Inps corrisponderà automaticamente il valore minimo previsto dalla normativa, che corrisponde a circa 58 euro. Da ricordare soprattutto le due date chiave:

  • 28 febbraio 2026: presentando la DSU entro questa scadenza, anche il pagamento di marzo sarà adeguato alla fascia corretta;
  • 30 giugno 2026: oltre questa data si perde la possibilità di recuperare interamente gli arretrati.

Chi aggiorna l’ISEE dopo febbraio ma entro giugno, riceverà comunque i conguagli retroattivi a partire da marzo.

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DSU semplificata

Anche per il 2026 è confermata la possibilità di trasmettere la DSU in modalità precompilata, grazie ai sistemi digitali dell’INPS che integrano automaticamente i dati fiscali e patrimoniali. È inoltre disponibile una versione “mini” del modello, accessibile dall’app INPS Mobile o dall’apposito portale online, che consente l’invio rapido della dichiarazione direttamente dallo smartphone.

 

Per approfondire: Pagamenti Inps dicembre 2025, le date da segnare sul calendario

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