Assegno inclusione, Inps attiva nuova verifica delle condizioni di svantaggio: cosa cambia
EconomiaIntroduzione
Sono arrivate delle novità sulla verifica delle certificazioni per l’erogazione dell’assegno di inclusione, il sussidio che ha sostituito il reddito di cittadinanza. L’Inpa infatti, tramite una comunicazione pubblicata sulla sua piattaforma, ha fatto sapere di aver esteso anche agli Uffici di Esecuzione Penale Esterna del Ministero della Giustizia il servizio di “Validazione delle certificazioni ADI”. Questo cambiamento, che era già stato messo in campo per le strutture sanitarie a partire dal febbraio dello scorso anno, permette adesso di verificare le condizioni di svantaggio dichiarate nelle domande per il sostegno anche per i soggetti seguiti dal sistema penitenziario.
Quello che devi sapere
Che cos’è l’assegno di inclusione
L’assegno di inclusione, si legge sul sito dell’Inps, è “una misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli attraverso percorsi di inserimento sociale, nonché di formazione, di lavoro e di politica attiva del lavoro”. Ha preso il posto a inizio 2024 del reddito di cittadinanza. Consiste in “un sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionato alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa”.
Leggi anche: Carta “Dedicata a te” 2025, cosa si può comprare con la social card
Come funziona l’assegno di inclusione
L’assegno di inclusione viene erogato ogni mese per un periodo continuativo non superiore a un anno e mezzo. Può però essere rinnovato, dopo una sospensione di un mese, per periodi ulteriori di 12 mesi. Il nucleo familiare del richiedente deve - tra i vari parametri da rispettare - presentare un valore dell’Isee in corso di validità non superiore a 10.140 euro e “un valore del reddito familiare inferiore ad una soglia di 6.500 euro annui, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza ADI”. La domanda può essere presentata in via telematica attraverso il sito dell’Inps, accedendo con le proprie credenziali, oppure presso patronati o ancora presso i Centri di Assistenza Fiscale.
Vedi anche: L’Istat boccia l’assegno di inclusione: famiglie più povere. I dati
A quanto ammonta l’assegno di inclusione
Per chi rientra tra i beneficiari, l’assegno di inclusione per il 2025 presenta un valore diverso in base alle condizioni del richiedente: per esempio può essere pari a una cifra fino a 500 euro al mese per nuclei familiari senza componenti minorenni o over 60, oppure di 630 euro al mese per nuclei familiari con componenti con disabilità o di età superiore a 67 anni. Se invece il nucleo familiare vive in affitto, è previsto un ulteriore contributo fino a 280 euro al mese.
L’assegno di inclusione agli ex detenuti
Chiarito questo, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha evidenziato come possono beneficiare dell’assegno di inclusione anche “persone ex detenute nel primo anno successivo al fine pena e persone ammesse alle misure alternative alla detenzione e al lavoro all’esterno in carico agli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna”, fermo restando una serie di limitazioni all’accesso al beneficio come stabili dall’art. 2, comma 2, lettera d), del D.L. n. 48/2023.
La novità dell’Inps
Proprio a queste persone è rivolto l’ultimo messaggio dell’Inps. L’istituto, come detto, ha esteso il servizio "Validazione delle certificazioni ADI" anche agli Uffici di Esecuzione Penale Esterna del Ministero della Giustizia, per consentire di verificare le condizioni di svantaggio dichiarate nelle domande di Assegno di Inclusione anche per i soggetti seguiti dal sistema penitenziario. Questo vuol dire che gli uffici “possono validare direttamente le certificazioni relative alle condizioni di svantaggio e all'inserimento in programmi di cura e assistenza dei richiedenti e dei componenti del loro nucleo familiare. La verifica è considerata positiva anche se non viene registrata entro 60 giorni dalla comunicazione dell'Inps”.
Cosa cambia nella presentazione della domanda
Per quanto concerne la presentazione della domanda, spiega ancora l’Inps, da adesso nella sezione "Quadro C" del modello è possibile “indicare tra le opzioni disponibili anche il Ministero della Giustizia, selezionando lo specifico UEPE competente dal menu a tendina. Sul portale istituzionale, all’interno del servizio ADI, sono disponibili le tabelle con tutte le articolazioni degli uffici per regioni e province”. Dunque con questa novità diventa più rigorosa la fase di accertamento per l’erogazione del sussidio alle persone che si trovano in quelle condizioni, oltre a rendere più trasparente il raccordo tra le istituzioni che rilasciano le attestazioni e l’Inps che eroga l’assegna di inclusione.
Leggi anche: Manovra, niente più mese di pausa per l'assegno di inclusione? Cosa cambierebbe