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L’Istat boccia l’assegno di inclusione: famiglie più povere. I dati

Economia
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I titoli di Sky Tg24 del 18 marzo, edizione delle 8
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I titoli di Sky Tg24 del 18 marzo, edizione delle 8
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Secondo il report dell’Istituto di statistica, il passaggio dal reddito di cittadinanza all'assegno di inclusione ha avuto un impatto negativo sulle famiglie più povere, solo parzialmente compensato dal lieve effetto positivo connesso alla riforma dell'Irpef. L’indice di Gini, che misura le differenze di distribuzione di ricchezza, è aumentato dal 30,25 al 30,40% nel 2024

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Il passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione ha comportato un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie, tra le più povere del Paese. Lo ha segnalato l’Istat nel report sulla redistribuzione del reddito nel 2024, in cui sottolinea che l'indice di Gini, che misura la diseguaglianza, è aumentato leggermente, passando dal 30,25% al 30,40%. In generale, le modifiche al sistema di tasse e benefici messe in campo dal governo hanno avuto "un effetto contenuto sulla distribuzione dei redditi", diminuendo "in lieve misura l'equità”.

Gli effetti della fine del reddito di cittadinanza

La misura che più ha inciso sull’ampliamento delle disuguaglianze è proprio la sostituzione del reddito di cittadinanza con l’assegno di inclusione, che ha prodotto un impatto negativo sulle famiglie più povere, solo parzialmente compensato dal lieve effetto positivo connesso alla riforma dell'Irpef. Secondo i dati Istat, il 3,2% delle famiglie residenti ha visto peggiorare le proprie condizioni economiche con la fine del reddito di cittadinanza, già depotenziato nel 2023: 850mila famiglie che percepiscono il nuovo sostegno hanno perso, in media, 2.600 euro all’anno. Come sottolineato dall’Istituto di statistica, questa perdita interessa quasi esclusivamente le famiglie più povere. In tre quarti dei casi si tratta di nuclei che hanno perso il diritto al beneficio e nel restante quarto di nuclei svantaggiati dal nuovo metodo di calcolo.
Sempre riguardo al passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione, per circa 400mila famiglie non vi è stata nessuna sensibile variazione di importo; mentre per un gruppo esiguo di famiglie (circa 100mila) vi è stato un aumento di circa 1.200 euro di media all’anno.

La riforma dell’Irpef

Nel report, l’Istat ha valutato anche gli effetti della riforma dell’Irpef. In generale, le modifiche al fisco e al sistema di bonus non hanno inciso su una redistribuzione delle ricchezze. La situazione migliora per le famiglie con almeno una persona che percepisce reddito da lavoro dipendente, per le quali gli effetti della riforma dell'Irpef sono stati valutati congiuntamente a quelli delle due forme di decontribuzione previste per il 2024. In questo gruppo, si stima che siano 11,8 milioni i nuclei per cui migliora il reddito disponibile,  per un ammontare medio annuo di 586 euro. Si tratta di quasi il 45% delle famiglie residenti in Italia e del 78,5% delle famiglie con almeno un lavoratore dipendente. Le famiglie non interessate dalla decontribuzione, ma che beneficiano della riforma dell'Irpef, sono 9 milioni e 600mila (36,8%), con un guadagno (in termini di minori imposte dirette dovute) di 251 euro l'anno e un incremento dello 0,5% del reddito disponibile. Infine, per quanto riguarda le donne, sono circa 750mila le lavoratrici madri che, grazie all'esonero totale dei contributi, hanno ottenuto un guadagno medio annuo di poco più di 1.000 euro rispetto al 2023. Di queste, un quarto, che ha una retribuzione annua lorda superiore ai 35mila euro, con le vecchie regole non avrebbe avuto i requisiti per l'esonero e, invece, ha registrato un guadagno medio di oltre 1.800 euro.  

 

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