Pensioni a 67 anni e 3 mesi da 2027, com'è aumentata età pensionabile in Italia in 20 anni

Economia
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Introduzione

A partire dal 2027 l’età per andare in pensione in Italia salirà a 67 anni e 3 mesi, in linea con l’aumento della speranza di vita certificato dall’Istat. Un adeguamento che potrebbe valere circa 3 miliardi di euro a regime, secondo la Ragioneria di Stato. Nella Manovra 2026 però il governo sterilizzerà l'aumento dell'età pensionabile solo per i lavori gravosi e usuranti.

 

"Con riferimento alle pensioni, nel biennio 2027-2028, si conferma, ad esclusione dei lavori gravosi e usuranti, l'aumento graduale dei requisiti di accesso al pensionamento connessi all'adeguamento all'aspettativa di vita", si legge nel Documento programmatico di bilancio inviato alla Commissione Ue. Ma quali sono state le principali modifiche relative all'età pensionabile in Italia negli ultimi vent'anni? Vediamole insieme.

Quello che devi sapere

L'età pensionabile in Italia

L’età pensionabile in Italia ha subito diverse modifiche nel corso degli anni, introdotte attraverso diverse riforme previdenziali, necessarie per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema. Con l’allungamento della speranza di vita, la pressione sulla spesa pensionistica è aumentata. Le recenti riforme prevedono infatti che l’età minima per andare in pensione sia automaticamente adeguata in base ai dati Istat sulla speranza di vita.

 

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Le principali riforme negli anni

Le principali riforme dell'età pensionabile in Italia sono la Legge Amato del 1992, la Riforma Dini del 1995, la Legge Maroni del 2004 e la Riforma Fornero del 2011.

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Riforma Amato (1992)

Approvata nel 1992 ed entrata in vigore tra il 1993 e il 1995, la Riforma Amato prevedeva l'aumento dell'età pensionabile: da 55 a 60 anni per le donne e da 60 a 65 anni per gli uomini. Oltre a questo, la Riforma Amato stabiliva anche:

  • L'incremento del requisito contributivo minimo: da 15 a 20 anni di contributi per accedere alla pensione di vecchiaia.

  • L'allungamento del periodo per il calcolo della pensione: l’importo dell’assegno veniva calcolato su una media più lunga degli ultimi stipendi (da 5 a 10 anni), riducendo l’assegno finale.

  • I disincentivi al pensionamento anticipato: penalizzazioni economiche per chi andava in pensione prima dell’età di vecchiaia.

L'obiettivo era quello di ridurre la spesa pubblica e rendere più sostenibile il sistema a ripartizione.

Riforma Dini (1995)

  • Approvata nel 1995, la Riforma Dini ha introdotto il sistema contributivo, con l'obiettivo di sostituire il precedente sistema retributivo (basato sugli stipendi finali). Il nuovo sistema calcolava la pensione in base ai contributi effettivamente versati e all’età di pensionamento.
  • La Riforma garantiva maggiore flessibilità pensionistica, con la possibilità di pensionamento tra i 57 e i 65 anni (con 5 anni minimi di contributi) ma con assegno ricalcolato in base all’età.

 

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Legge Maroni (2004)

  • Approvata nel 2004, la Legge Maroni prevedeva l'introduzione degli “scaglioni”, un meccanismo che stabiliva un aumento “a scaglioni” dell’età pensionabile per la pensione di anzianità.
  • La Legge inoltre confermava i 35 anni di contributi per la pensione anticipata, con età minima crescente, e le penalizzazioni per chi andava in pensione prima dell’età prevista.
  • La legge, che suscitò delle proteste, non è mai entrata pienamente in vigore nella sua versione originale, ma fu in gran parte superata dalla riforma Prodi-Damiano del 2007, che introdusse le “quote”.

Riforma Fornero (2011)

Introdotta nel 2011 (convertita in Legge 214/2011), in un contesto di crisi economica, la Riforma Fornero prevedeva prima di tutto l'abolizione del sistema delle “quote” per la pensione anticipata. La nuova legge portò l'età pensionabile a 66 anni per gli uomini e 62-63-64 anni per le donne (a seconda del settore), con progressivo innalzamento a 67 anni entro il 2019. Tra le misure introdotte anche:

  • Il meccanismo di adeguamento automatico all’aspettativa di vita Istat, sia per l’età pensionabile che per i contributi minimi

  • La pensione anticipata solo in base ai contributi. Per gli uomini, 42 anni e 10 mesi. Per le donne, 41 anni e 10 mesi

  • L'adozione del calcolo contributivo pro-rata per tutti

  • L'eliminazione delle “finestre mobili”, accorciando i tempi di uscita dal lavoro.

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Riforma Fornero (2011) /2

La Riforma Fornero aveva l'obiettivo di ridurre la spesa pensionistica nel breve periodo e rafforzare il legame tra aspettativa di vita ed età lavorativa. L'introduzione della nuova legge causò la crisi degli esodati: migliaia di lavoratori, che avevano già lasciato il lavoro con accordi di uscita anticipata, si ritrovarono con le nuove regole senza lavoro e senza pensione. La situazione provocò forti proteste sociali e politiche e il governo fu costretto a intervenire con sette salvaguardie legislative per tutelare gli esodati esclusi.

 

 

Le riforme successive

Negli anni successivi, sono state introdotte ulteriori misure che hanno influenzato l’età pensionabile, come:

  • Quota 100: Introdotta nel 2019, consentiva di andare in pensione a 62 anni e con 38 anni di contributi. Fu una misura temporanea.
  • Opzione donna: Una misura che, riservata alle donne che avevano maturato determinati requisiti, consentiva di accedere alla pensione anticipata con penalizzazioni ridotte.

  • APE sociale: UJna misura destinata a specifiche categorie di lavoratori con requisiti contributivi e reddituali particolarmente gravosi.

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