La felicità lavorativa è distribuita in modo disomogeneo lungo la Penisola: le regioni alpine come Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige registrano i tassi più elevati di soddisfazione. All’opposto la situazione nel Mezzogiorno. I lavoratori sono preoccupati dalla precarietà e vorrebbero un maggior uso dello smart working o del telelavoro per conciliare le esigenze di vita con quelle dell'occupazione
Poco felici, spaventati dalla precarietà e insoddisfatti per lo scarso utilizzo dello smart working. Questa la fotografia dei lavoratori italiani secondo l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, che si è basata su dati Istat-Bes del 2023. In Italia solo poco più della metà degli occupati si dichiara soddisfatto della propria attività professionale: solo 12,2 milioni di lavoratori, pari al 51,7% del totale, affermano di “amare” il proprio lavoro. E le disuguaglianze Nord-Sud si fanno sentire, così come la precarietà e lo scarso uso di uno strumento fondamentale per l'equilibrio vita-lavoro come lo smart working o il telelavoro.
I più felici nelle regioni alpine, i più insoddisfatti nel Mezzogiorno
La felicità lavorativa è distribuita in modo disomogeneo lungo la Penisola: le regioni alpine come Valle d’Aosta, Trentino e Alto Adige registrano i tassi più elevati di soddisfazione, superando il 60%. Qui si coniugano qualità della vita, ambienti a misura d’uomo e un tessuto produttivo fatto soprattutto di piccole imprese fortemente radicate nel territorio. All’opposto, la situazione è più critica nel Mezzogiorno. Le regioni con il più basso livello di appagamento professionale sono Campania, Basilicata e Calabria, dove meno del 44% degli occupati si dice felice del proprio impiego.
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Preoccupati dalla precarietà
Al Sud si concentra anche una maggiore percezione di instabilità: in Basilicata quasi un lavoratore su dieci teme di perdere l’occupazione, mentre a Bolzano, al vertice per sicurezza lavorativa, solo il 2,4% manifesta questa preoccupazione. Tra i vari fattori che influenzano la soddisfazione lavorativa, emergono anche la distanza casa-lavoro, la possibilità di crescita e l’organizzazione degli orari.
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L'assenza di smart working incide su felicità e benessere
Uno degli aspetti sempre più rilevanti è lo smart working, che nel 2023 ha mostrato differenze marcate tra le regioni. I lavoratori del Lazio sono i più coinvolti nel lavoro da remoto, con una quota pari al 20,9%, seguiti dalla Lombardia (15,6%) e dalla Liguria (14,9%). All’estremo opposto si trova la Puglia, dove solo il 5,4% degli occupati ha potuto lavorare da casa. Questo divario evidenzia come l’accesso al lavoro agile sia ancora fortemente legato al tipo di tessuto economico e produttivo locale, con un impatto diretto anche sul benessere percepito dai lavoratori.