Stellantis, Fiom: in Italia emorragia di dipendenti e produzione
EconomiaQuasi 10mila dipendenti in meno in quattro anni. Produzione di auto scese di mezzo milione dal 2004. Il sindacato dei metalmeccanici della Cgil è in allarme e teme "la grande fuga" del gruppo automobilistico dal nostro Paese
Ferma da venerdì la catena di montaggio a Cassino, così come - da oggi - quella di Pomigliano d’Arco. Lo stesso per un'altra manciata di stabilimenti Stellantis in giro per l’Europa. Uno stop di uno o due settimane, ricorrendo a cassa integrazione e ferie forzate. Un nuovo sintomo delle difficoltà del mercato dell’auto continentale e della società nata dalla fusione tra Fiat-Chrysler e Peugeot Citroen, che secondo la Fiom-Cgil sta lasciando indietro l’Italia in quella che chiama “grande fuga” dal nostro Paese.
Cura dimagrante
I numeri del sindacato raccontano di 9.656 dipendenti persi tra il 2020 e il 2024. Una stretta non dovuta a licenziamenti ma a incentivi a lasciare il posto e alla riduzione degli orari di lavoro (e quindi degli stipendi). Attualmente gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e solidarietà) riguardano il 61,68 per cento dei dipendenti.
In vent'anni crollata la produzione
Tra il 2004 e il 2024 la produzione nel nostro Paese è diminuita di oltre mezzo milione: 520.798, per la precisione, se si considerano anche i veicoli commerciali. L'anno scorso le auto uscite dalle fabbriche italiane sono state 289.154 (190.784 gli altri tipi di vetture). La quota di mercato è scesa a causa delle vendite fiacche: tra il 2022 e il 2024 si è passati nel nostro Paese dal 35,23% al 29,13% (tra il primo semestre 2024 e lo stesso periodo del 2025 dal 32,1% al 29,2%). Per gli investimenti si predilige l’estero, dove – sottolinea il sindacato – si costruiscono i nuovi modelli di utilitarie.
"Pronti alla mobilitazione"
Fuori dai confini, in Spagna, Stellantis allestirà una mega-fabbrica di batterie per veicoli elettrici insieme a un’azienda cinese e con un contributo europeo, mentre l’analogo progetto di Termoli è naufragato. Anche per questo il sindacato dei metalmeccanici chiede un confronto con l’amministratore delegato Antonio Filosa, che tra qualche mese presenterà il nuovo piano industriale. Il segretario generale della Fiom Michele De Palma vuole anche un incontro col governo: “Senza la risoluzione dei problemi proporremo una mobilitazione agli altri sindacati e ai lavoratori”.
Pressing in Europa
Appare lontano l'obiettivo di un milione di auto sfornate all'anno come auspicato tempo fa dal governo, che intanto continua il pressing su Bruxelles per allontanare il passaggio all’elettrico (ma anche per ammorbidire i dazi americani al 15 per cento). A metà settembre i vertici europei hanno aperto alla possibilità di rivedere gli obiettivi antinquinamento, che attualmente prevedono il dimezzamento delle emissioni nel 2030 e lo stop alla vendita di nuove macchine a benzina e diesel cinque anni più tardi. La Commissione europea ha anche promesso di incentivare la produzione di piccole auto elettriche, per le quali servono nuove regole, e confermato l’investimento da 1,8 miliardi per le batterie.
I rischi dell'elettrico
Gli obiettivi sulle emissioni appaiono lontani a molti produttori. Fra questi anche Stellantis, che per bocca del suo responsabile europeo Jean Philippe Imparato ha sottolineato come tali standard siano irraggiungibili se non si vuole correre il rischio di mettere in ginocchio un’industria che dà lavoro a quasi 14 milioni di persone.
Ecobonus in arrivo
Per le auto a batteria l’Italia ha, intanto, stanziato quasi 600 milioni: sconti disponibili dal 15 ottobre per una platea circoscritta di beneficiari e che difficilmente riusciranno a dare una spinta significativa a questo tipo di veicoli, che rappresentano nel nostro Paese solo il 5 per cento delle vendite.