Fisco, ipotesi controlli sui conti correnti. Giorgetti: "Una proposta che rimarrà tale"
EconomiaIntroduzione
"Un colpo di forbice su 408,47 miliardi di tasse non riscosse, e una botta di acceleratore a pignoramenti e azioni esecutive, tagliando le procedure e allargando le possibilità di accesso dell'agente della riscossione ai database della fattura elettronica e all'anagrafe dei conti". Questa, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, è la sintesi delle proposte elaborate dalla Commissione tecnica sulla riscossione, nella relazione scritta dopo un confronto tecnico con la Ragioneria e il Dipartimento Finanze e inviata alla Conferenza Unificata per il parere di regioni ed enti locali, in materia di Fisco. Ecco i dettagli.
Quello che devi sapere
La proposta
La proposta della commissione guidata dall'ex magistrato della Corte dei conti Roberto Benedetti, che ha analizzato il magazzino della riscossione (1.272,9 miliardi di entrate fiscali, previdenziali e locali tra il 2000 e il 2024), è di "attuare un maxi-discarico che alla luce del lavoro analitico sugli arretrati 'dovrebbe riguardare complessivamente circa 408 miliardi di euro, pari al 32% del magazzino residuo", riporta il quotidiano economico. Sarebbero circa 9 milioni di contribuenti coinvolti, per oltre 27 milioni di cartelle. Ma quindi quanto resterebbe in carico all’Agenzia delle Entrate? Secondo alcune stime, dopo un’operazione di questo tipo, il Fisco si ritroverebbe in gestione circa 864 miliardi di carichi, soldi sui quali probabilmente l’esecutivo baserebbe la già anticipata rottamazione quinquies.
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Il maxidiscarico
Come sottolinea la relazione, a essere coinvolti sarebbero prima di tutto 338,03 miliardi di crediti 2000-2024 "discaricabili perché giuridicamente non più esigibili in quanto riferiti a persone fisiche decedute (35,69 miliardi), società cancellate dal registro imprese e prive di coobligati (166,73 miliardi), soggetti con procedura concorsuale chiusa (65,22 miliardi) e altri crediti prescritti (70,39 miliardi). A questi, aggiunge Il Sole 24 Ore, "si dovrebbero aggiungere 70,44 miliardi di crediti, concentrati tra 2000 e 2010, che sono vivi sul piano giuridico ma 'risultano senza prospettive di riscossione".
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Necessaria una revisione più ampia
Nella prospettiva tracciata dalla relazione lo stralcio però "sarebbe solo la premessa di una revisione profonda nella governance dell'Agenzia delle Entrate e nelle regole sulla riscossione". L'obiettivo indicato dalla relazione è "ridare efficacia alla riscossione puntando sui cinque principi di tempestività, compliance, prioritizzazione, differenziazione e sistematicità".
Le informazioni che dovrebbe conoscere il Fisco
Per individuare le somme aggredibili, infine, secondo la relazione "sarebbe opportuno prevedere che l'agente della riscossione possa bussare in banca non solo per conoscere l'esistenza o meno del conto corrente, come accade ora, ma 'anche la sua consistenza attuale', pur 'con le necessarie cautele in fatto di privacy". L’amministrazione finanziaria dovrebbe essere messa in condizione di utilizzare appieno le informazioni provenienti dalla fatturazione elettronica, così da avviare operazioni selettive di blocco e riscossione dei crediti derivanti da relazioni commerciali tra il debitore e terze controparti. In aggiunta, sarebbe opportuno eliminare l’attuale macchinosità degli obblighi preliminari necessari per dare inizio ai meccanismi di riscossione forzata, vale a dire azioni esecutive come i sequestri o i pignoramenti.
Le controversie
La misura ipotizzata riguardante i depositi bancari rischia di riaccendere un’annosa controversia che da tempo accompagna il dibattito politico italiano, riemersa anche all’inizio dell’attuale legislatura quando Matteo Renzi accusò il viceministro dell'Economia Maurizio Leo di voler inserire nei criteri della delega fiscale una sorta di "prelievo coattivo" per sottrarre somme relative a tributi o sanzioni. Successivamente, il viceministro appartenente a Fratelli d’Italia, dopo un chiarimento interno all’esecutivo, respinse l’accusa spiegando che l’obiettivo del governo era, in realtà, quello di rendere più snelle le procedure connesse alla verifica dei patrimoni finanziari sottoposti a possibili azioni di esproprio o pignoramento.
Giorgetti: "Una proposta che rimarrà una proposta"
"È una vecchia proposta che rimarrà una proposta". Così il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha commentato la proposta della commissione tecnica sulle riscossioni che prevede l'accesso del Fisco alle informazioni sulle somme nei conti correnti. "A me non è ancora arrivata - ha aggiunto Giorgetti a margine della votazione sulla riforma della giustizia alla Camera -. Quando arriverà ovviamente leggerò, però non credo proprio ci siano le condizioni per fare una roba del genere".
La giurisprudenza relativa all’accesso ai conti correnti
In ogni caso già oggi è possibile per il Fisco controllare i conti correnti dei cittadini, ma solo in determinate eventualità, come ricordato anche dalla recente sentenza della Corte di cassazione, la n. 13761/2025. Come spiega il portale giuridico Brocardi.it, i poteri di controllo dell’Agenzia delle Entrate sui cittadini trovano la loro base nell’articolo 32, comma 1, n.2, del D.P.R. 600/1973, il testo di riferimento per le "disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi". La norma richiamata stabilisce che gli uffici del Fisco possono "invitare i contribuenti, indicandone il motivo, a comparire di persona o per mezzo di rappresentanti per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell'accertamento nei loro confronti, anche relativamente ai rapporti ed alle operazioni, i cui dati, notizie e documenti siano stati acquisiti a norma del numero 7". Il citato numero 7 del comma 1, riassumendo, conferisce il potere di richiedere "dati, notizie e documenti relativi a qualsiasi rapporto intrattenuto od operazione effettuata" alle banche di riferimento dei contribuenti. In questo caso, comunque, al cittadino spetta "l’inversione della prova": sarà lui a dover dimostrare di aver agito nel rispetto delle regole e non il Fisco a dover dimostrare la sua colpevolezza
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