Banche, a rischio sportelli e filiali di 13 milioni di italiani nelle aree interne. I dati
EconomiaIntroduzione
La ristrutturazione del settore bancario italiano, alimentata dal fenomeno del "risiko", con fusioni e accorpamenti, potrebbe accentuare la progressiva chiusura di filiali, accelerando così quel processo già in atto noto anche come desertificazione bancaria. Ecco cosa sapere.
Quello che devi sapere
I dati
Un'analisi del Centro Studi Uilca Orietta Guerra indica che questo fenomeno potrebbe lasciare circa 13 milioni di persone nelle aree interne senza un accesso vicino ai servizi bancari. La causa di questa tendenza è legata anche a dinamiche demografiche come l'emigrazione interna dalle zone rurali verso le città e l'invecchiamento della popolazione, che modificano il mercato del lavoro e le abitudini di consumo, ridisegnando il tessuto sociale dei territori.
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Le aree maggiormente interessate
Secondo lo studio, nel 2024 c'è stata una riduzione di 101 sportelli rispetto all'anno precedente. Su un totale di 614 chiusure in Italia, ben 135 hanno interessato le aree interne. Di contro, le nuove aperture sono state solo 108 a livello nazionale, e appena 34 di queste hanno riguardato le stesse zone. Il segretario generale della Uilca, Fulvio Furlan, ha commentato a Il Corriere del Sera sottolineando come la desertificazione bancaria sia un dato di fatto strettamente collegata allo spopolamento di questi territori, in atto già da tempo.
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Oltre 3 mila comuni senza filiale bancaria
Alla fine del 2024, il numero di comuni senza una filiale bancaria era di 3.380, coinvolgendo circa 4,6 milioni di residenti. La situazione è peggiorata con la chiusura, nello stesso anno, di 49 sportelli che costituivano l'unica presenza bancaria in altrettanti comuni delle aree interne. Il totale è quindi aumentato, portando a 1.980 i comuni privi di servizi bancari fisici e a oltre 2 milioni di persone isolate, con un impatto significativo sulla loro situazione economica e sociale
Banche presidio importante per le comunità
Nonostante la gravità della situazione, Fulvio Furlan ha evidenziato al quotidiano di via Solferino come le banche non debbano limitarsi ad accettare il fenomeno, ma possano svolgere un ruolo trainante per invertire la rotta. Il settore creditizio ha una rilevanza cruciale nel Paese, e le banche, come dimostrato durante la pandemia, possono fornire servizi essenziali a comunità che altrimenti rimarrebbero isolate e svantaggiate. Furlan suggerisce che le istituzioni finanziarie possano assumere una funzione sociale, garantendo un accesso equo e continuativo ai servizi bancari anche nelle zone meno popolose
I dati sugli sportelli bancari in Italia
Il fenomeno della desertificazione bancaria è evidenziato anche da un report di Unimpresa, che ha indicato come, al 31 dicembre 2024, gli sportelli bancari si sono attestati a 19.655, in calo di 505 rispetto all’anno precedente, con una riduzione del 2,5%. La contrazione, che coinvolge soprattutto le banche appartenenti ai grandi gruppi, conferma la tendenza alla razionalizzazione della rete fisica a favore di modelli digitali e consulenziali
Chi aumenta la propria rete
Si registra invece un forte aumento dei promotori finanziari (+15%), mentre prosegue il calo degli sportelli automatici (ATM) e dei terminali POS, questi ultimi in flessione di oltre 220mila unità. BancoPosta, al contrario, rafforza la propria rete con un lieve incremento di sportelli e bancomat. Anche la significativa flessione del numero degli sportelli automatici (ATM) risulta ancora più marcata se si osservano le sole banche spa nei gruppi, che hanno eliminato 1.831 ATM (da 29.629 a 27.798, -6,2%). BancoPosta è l’unica ad aver aumentato il numero dei propri sportelli automatici da 7.978 a 8.225, con un incremento di 247 unità (+3,1%), confermando il proprio ruolo di presidio nei territori
Il calo dei POS nelle banche spa
Sempre Unimprese segnala che anche nel caso della contrazione del numero dei terminali di pagamento elettronico (POS), il calo è pressoché generalizzato, ma assume proporzioni drammatiche per le banche spa dei gruppi, che hanno visto i propri POS scendere da 816.943 a 596.718, con un crollo di 220.225 unità, pari a una flessione del 27%
Le cause della contrazione
Ma perché questa contrazione? Secondo Unimprese, le ragioni di questa diminuzione potrebbero essere legate a riclassificazioni metodologiche, all’uscita dal mercato di operatori specializzati, o alla sostituzione dei POS tradizionali con tecnologie integrate in smartphone e dispositivi mobili, ma resta comunque un dato che pone interrogativi sulla reale diffusione e disponibilità di strumenti digitali nei punti vendita.
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