Materie prime, verso nuove miniere in Italia con l’aiuto dell’AI: dove si potrebbe scavare

Economia
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Introduzione

Nei giorni scorsi il Comitato interministeriale per la transizione ecologica ha dato disco verde al Programma nazionale di esplorazione (Pne) per la ricerca di risorse strategiche nel sottosuolo. Ecco in quali regioni potrebbero sorgere nuovi giacimenti

Quello che devi sapere

Ispra: "Ok a 14 progetti"

Annunciato lo scorso anno dall’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il piano, finanziato ad oggi con 3,5 milioni di euro, prevede il varo di 14 progetti da Nord a Sud che vedranno impegnati complessivamente circa 400 specialisti per l'avvio di nuove miniere

 

Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: “Come spenderà i suoi soldi l’Ue? Tutte le voci del piano settennale”

Ispra: "Ok a 14 progetti"

Il ruolo dell'intelligenza artificiale

Stando a quanto previsto dal Pne, nella prima fase i progetti si limiteranno ad analisi in superficie con telerilevamenti e sondaggi preliminari condotti tramite l’ausilio di software di intelligenza artificiale (IA) per studiare le immagini satellitari. Solo in caso di un riscontro positivo delle ricerche si passerà all’apertura del giacimento con gli scavi e l'estrazione dei materiali d’interesse

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L’obiettivo

Come spiega una nota congiunta di Ispra e dei ministeri coinvolti, sia Ambiente e sicurezza energetica sia Imprese e del Made in Italy, l’obiettivo del programma nazionale è “costruire un quadro aggiornato delle potenzialità minerarie nazionali con una nuova campagna di esplorazione”. In secondo luogo, il piano “mira a fornire indicazioni preliminari a investitori italiani ed esteri sulla disponibilità di materie prime presenti nel Paese”

I possibili siti nel Nord-Est

Secondo la mappa del programma nazionale, la “caccia” alle materie prime strategiche si differenzierà in base al potenziale offerto da ciascuna Regione. Tra Lombardia e Trentino Alto-Adige, per esempio, potrebbero sorgere siti per l’estrazione di fluorite, barite e terre rare

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Nel Nord-Ovest

Le analisi nel Nord-ovest potrebbero virare invece sulla ricerca di metalli che rientrano nel gruppo del platino (Pgm) insieme a rame, manganese e grafite

Nel Centro Italia

Sul magnesio potrebbero indirizzarsi invece le esplorazioni nelle Colline Metallifere della Toscana. Insieme a Lazio, Emilia-Romagna e Marche, la Regione è ritenuta "potabile" anche per la ricerca di litio e antimonio

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Nel Sud e sulle Isole

Con la sua varietà di rilievi, in Italia non mancano regioni che già in passato hanno ospitato attività estrattive. È il caso della Sardegna dove i progetti realizzati con l'intelligenza artificiale puntano a rilanciare la ricerca di rame, bismuto, arsenico, oro e terre rare. Mentre sulla Sila, regione montuosa della Calabria, le esplorazioni mirano a reperire la grafite

Il piano del 2023

L’idea del governo Meloni di riaprire le miniere in Italia era stata avanzata per la prima volta nel giugno del 2023 con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che aveva annunciato l’intenzione di varare un piano nazionale “con l’obiettivo di svincolarsi dalla dipendenza dalla Cina e avanzare nella transizione verde ed ecologica”. “In Italia ci sono miniere di cobalto, di nichel, rame e argento in Piemonte, di terre rare in Sardegna, di litio nel Lazio e possiede rifiuti minerari per 70 milioni di metri cubi accumulati nei decenni passati", aveva dichiarato Urso alla presentazione di un think thank dell’università Luiss di Roma. In quell’occasione il ministro aveva tracciato l’obiettivo di “raggiungere almeno il 10% di materie prime critiche estratte, il 50% di raffinazione e il 20% del riciclo tutto nel continente nel 2030”

 

Per approfondire: Materie prime, l'idea del governo: riaprire le miniere

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Cosa prevede la normativa Ue

Il piano italiano si inserisce nel solco del Critical raw materials act, la normativa Ue in vigore dallo scorso anno che ha fissato per il 2030 l’obbligo per gli Stati membri di coprire almeno il 10% del fabbisogno di materie prime strategiche attraverso l’estrazione interna. Non sono tuttavia previste risorse aggiuntiva da parte di Bruxelles si è limitata a semplificare l'iter burocratico e a stimolare l'utilizzo dei finanziamenti esistenti

Alcuni esempi e le critiche

Secondo uno studio condotto dal ministero di via Veneto, nel sottosuolo del nostro paese sono presenti 16 delle 34 materie prime critiche che l'Unione Europa considera fondamentali per la transizione verde e digitale. In Piemonte, per esempio, le riserve di cobalto, utilizzate in passato per la produzione di ceramiche e coloranti, oggi rappresenterebbero una materia fondamentale per le batterie. La Liguria, invece, ospiterebbeuno dei giacimenti di titanio più grandi al mondo. Passando a Toscana, Lazio e Campania, uno studio effettuato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) evidenziava come in una specifica zona ci potrebbero essere quantità di litio nei serbatoi geotermici. Sul piano che potrebbe spianare la strada dopo 40 anni alle estrazioni minerarie in Italia pesano le critiche delle associazioni ambientalistiche che denunciano un calo degli standard di protezione senza effettivi benefici

 

Per approfondire: Materie prime critiche, l'Europa dipende dai Paesi extra-Ue?

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