Il traguardo pensione si è allontanato: si lascia il lavoro più tardi

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Questo quanto emerge dall'ultima Relazione dell'Inps: in media nel 2024 si è andati in pensione tre mesi più tardi rispetto all'anno precedente. Pesa la stetta sui gli anticipi per salvaguardare i conti pubblici. La ministra del Lavoro Marina Calderone: "No all'innalzamento di tre mesi dell'età pensionabile"

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In Italia si va in pensione sempre più tardi. L’età media in cui effettivamente si lascia il lavoro nel 2024 è infatti salita a 64 anni e 5 mesi, tre mesi in più rispetto al 2023. Un allungamento della carriera che diventa più significativo se andiamo indietro nel tempo: negli ultimi trent’anni il traguardo della pensione si è spostato in avanti di sette anni.

Perché l'età media del pensionamento è aumentata

“Le persone tendono a rinviare l’età pensionabile”, osserva il presidente dell’Inps Gabriele Fava, “tanto che il legislatore ha risposto dando la possibilità di continuare a lavorare”. Nel presentare l’ultima relazione annuale dell’Istituto di Previdenza, il suo numero uno si riferisce agli incentivi stabiliti con l’ultima manovra. Pesa anche la stretta sui sistemi di anticipo, che comportano perdite economiche ma evitano di arrivare a 67 anni di età.

Età legale per la pensione rimarrà a 67 anni

Su quest’ultimo, cioè il requisito anagrafico legale, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha assicurato che non si pensa di aumentarlo di tre mesi in virtù del fatto che la speranza di vita è cresciuta: “Al momento – ha detto - non abbiamo una determinazione di dare corso all'innalzamento dell'età pensionabile”. Il governo sembra dunque intenzionato a evitare che dal 2027 per la pensione di vecchiaia servano 67 anni e tre mesi di età e per quella anticipata 43 anni e tre mesi di contributi, a prescindere dal dato anagrafico (per le donne un anno in meno).

Spesa pensionistica a quota 364 miliardi

Per fare tutto ciò serviranno però circa 4 miliardi, una cifra non indifferente, visto che la spesa pensionistica è cresciuta l’anno scorso a 364 miliardi. Una montagna di denari che riguarda tutti i tipi di assegni: da quelli di anzianità a quelli di vecchiaia, passando per quelli assistenziali. Gli importi nell’ultimo anno sono mediamente aumentati e restano alte le differenze fra donne e uomini: quest’ultimi prendono un terzo in più.

Salari netti e carovita

Parlando di soldi, l’Inps analizza anche i salari di chi è ancora al lavoro. Tra il 2019 e il 2024, le retribuzioni nette, cioè tenuto conto dei rinnovi dei contratti nazionali ma anche degli aiuti del cosiddetto taglio del cuneo fiscale, in media sono cresciuti del 12,5 per cento, a fronte di un’inflazione del 17,4. Il recupero del carovita quindi non è stato pieno, tranne per i redditi medio-bassi che hanno, quasi, ritrovato il potere d’acquisto perso. 

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