Introduzione
In Italia il crollo delle nascite è un dato di fatto, ma nell’ultimo periodo il problema della denatalità è osservato e analizzato dai principali organi statistici, nazionali e internazionali. Come riporta Il Sole 24 Ore, l’Istat ha ricordato che le nascite sono passate da 420.084 del 2019 a circa 380mila del 2023 e nel 2024 si scende ancora a circa 370mila.
Se non ci sarà un’inversione di rotta, cosa che al momento sembra improbabile, la popolazione passerà dagli attuali 59 milioni di abitanti a 54,8 milioni nel 2050, riducendosi ancora di più nei successivi 30 anni quando si arriverà, secondo le previsioni, a 46,1 milioni nel 2080. Il tasso di fecondità è attualmente di appena 1,18 figli per donna e ciò avrà un costo sull’economia del Bel Paese
Quello che devi sapere
Il rapporto tra lavoratori e non
Il calo delle nascite porterà a una conseguente riduzione della popolazione in età lavorativa. Il rapporto tra cittadini in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) è destinato a scendere da circa tre a due nel 2023 al fatidico 1 a 1 circa nel 2050. L’Istat indica entro il 2050 che le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% del totale
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I dati su giovani e maturi
Se nel 2004 si era assistito a una forte accelerazione con la fascia 15-34 anni superiori di circa 3 milioni di persone rispetto a quella 50-74, oggi la situazione è totalmente all’opposto con la fascia più matura che presenta oltre 4 milioni di persone in più rispetto a quella più giovane. Un primo effetto di questa situazione sarà visibile a scuola già dal prossimo anno scolastico
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Meno studenti e meno futuri lavoratori
Nell’anno scolastico 2025/2026 ci saranno 134mila studenti in meno seduti sui banchi di scuola. Dai 6,9 milioni di alunni del 2024/2025, includendo i giovani dall’infanzia alle superiori, si passerà a poco meno di 6,8 milioni a settembre. Nel giro di 8/9 anni, se questi trend non saranno modificati, la popolazione scolastica scenderà sotto la soglia “psicologica” di 6 milioni di unità. Ciò si tradurrà in meno futuri lavoratori
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Meno lavoratori entro il 2040
La mancanza di “competenze”, dall’industria al settore energetico, costa già circa 44 miliardi di euro di mancato valore aggiunto. Considerando che, entro il 2040, il numero di persone in età lavorativa si ridurrà di circa cinque milioni di unità, secondo Bankitalia ciò comporterà una contrazione del prodotto stimata nell’11%, pari all’8% in termini pro capite
I dati dell'Ocse
Secondo i dati dell'Ocse, per il periodo che va dal 2023 al 2060 le stime parlano di un calo del 34% della popolazione in età lavorativa, tra i più ampi a livello internazionale. Il numero di anziani a carico per ogni persona in età lavorativa in Italia aumenterà da 0,41, cioè un anziano a carico ogni 2,4 persone in età lavorativa, a 0,76, ovvero un anziano a carico ogni 1,3 persone in età lavorativa. Nel confronto con i giovani, la Ragioneria generale dello Stato ha avvertito che nel 2080 rischiamo di avere 312 anziani ogni 100 giovani.
Quanto costa il calo dei giovani in età lavorativa
Sempre l’Ocse ha evidenziato che anche ipotizzando che la crescita annuale della produttività del lavoro rimanga al livello del periodo 2006-2019 (-0,31% in Italia con un Pil pro capite a -0,20%), dalle proiezioni emerge che il Pil pro capite nostrano diminuirà a un tasso annuo dello 0,67%, il secondo peggiore dell’intera area di riferimento dell’Organizzazione parigina, contro il +0,6% medio (comunque in forte rallentamento rispetto al +1% del 2006-2019). Solo la Grecia avrà un calo del Pil maggiore (-1,8%)
L’aumento delle spese sanitarie
Nel rapporto 2024 Awg (il Working group on ageing populations and sustainability) si sottolinea che dal 2022 al 2070 crescerebbero sia la spesa sanitaria (+0,1 punti percentuali del Pil, al 6,4%) sia quella per la long-term care (+0,5 punti, 2,1%). Secondo l’Istat il motivo è che entro il 2043 quasi il 40% delle famiglie sarà composto da una sola persona. In particolare, si prevede che ci saranno 6,2 milioni di persone over 65 (+38%) e 4 milioni di over 75 (+4%) che vivranno da sole
La spesa per il welfare
La Ragioneria Generale dello Stato prevede anche una crescita continua della spesa per il welfare (pensioni, sanità, long-care term) lanciando una sorta di allarme: le previsioni per i prossimi anni mostrano un andamento crescente che arriverà nel 2043 al 25,1% del Pil per poi decrescere anche per l’uscita dei baby boomer e si ridurrà al 22,7% nel 2070, un valore in linea con quello pre-pandemico
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