Pubblica amministrazione, pagamenti alle imprese in 30 giorni. Obiettivo Pnrr raggiunto

Economia
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Introduzione

Otto dei quaranta obiettivi del Pnrr del 30 giugno, che l’Italia certificherà di aver raggiunto per chiedere il riconoscimento dell’ottava rata da 12,8 miliardi di euro, segnano una svolta storica: la Pubblica amministrazione italiana paga le aziende fornitrici in media nei termini previsti dalla legge, ovvero entro 30 giorni o 60 giorni nel caso della sanità. L’impresa è riuscita a tutti i comparti del settore pubblico (i target sono 8 perché riguardano tempi medi e ritardi in Pa centrale, Regioni, sanità ed enti locali), ed è misurata dal monitoraggio appena pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato.

Quello che devi sapere

Come si è riusciti a saldare i conti

La battaglia contro i ritardi dei pagamento della Pa è stata avviata nel 2013, quando le fatture presentate agli uffici pubblici attendevano in media 120-130 giorni prima di essere saldate. Il Governo Letta iniziò una delle più voluminose misure di politica economica mai realizzate fino ad allora, con un meccanismo di anticipazioni di liquidità da parte di Mef e Cassa depositi e prestiti che in più tornate distribuì 34,4 miliardi, di cui 25,4 miliardi alle Regioni e 9 miliardi agli enti locali per saldare i debiti commerciali.

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La riduzione dei tempi medi nel corso degli anni

Secondo i calcoli del Ministero dell’Economia, a fine 2024 il tempo medio impiegato dalle Pa per onorare i propri debiti commerciali si è ridotto a 30 giorni, al termine di una discesa progressiva che negli ultimi anni l’aveva ridotto dai 43 giorni medi del 2019 ai 33 del 2023. Guardando solo ai ministeri, l’attesa media è arrivata a 29 giorni (dai 53 del 2019), e ancora meglio fanno gli enti locali che pagano in 26 giorni (erano 42 cinque anni prima).

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I tempi nella sanità

In sanità, dove le regole offrono 60 giorni, il contatore si ferma a 35. Grazie all’accelerata, l’81% degli importi è stato pagato nei termini, condizione che nel 2019 riguardava solo il 69% delle somme.

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L’aumento delle fatture alla Pa

Intanto sono aumentate le fatture presentate agli uffici delle diverse amministrazioni, alimentate dalla moltiplicazione degli interventi introdotti in questi anni anche per attuare gli altri rami del Pnrr oltre che dall’inflazione che fra 2021 e 2023 ha gonfiato molti importi. Lo scorso anno il complesso delle Pubbliche amministrazioni ha ricevuto 30.419 richieste di pagamento per un importo totale da 197,99 miliardi di euro, con un aumento del 7,3% sull’anno prima e del 35,5% rispetto al 2019, e ne hanno pagato il 95,9% 

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Gli enti locali fanno meglio degli altri

Anche in questo caso si riscontra un tasso di “virtuosità” ancora maggiore degli enti locali, perché Comuni, Città metropolitane e Province hanno saldato nell’anno il 97,6% delle fatture (53,3 miliardi su 54,6): importi che valgono il 44,3% in più rispetto ai pagamenti conclusi nel 2019

La nota della Ragioneria generale

“Gli importanti risultati conseguiti scaturiscono da una pluralità di interventi adottati nel corso del tempo, che hanno trovato nelle attività di monitoraggio il principale presupposto e punto sintesi”, riassume la Ragioneria generale nella nota tecnica che accompagna il monitoraggio aggiornato

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Quali sono gli interventi adottati

Il riferimento è rivolto prima di tutto alla “Pcc”, acronimo che accompagna la vita quotidiana degli addetti ai lavori e la Piattaforma dei crediti commerciali, lo strumento telematico che ha messo in chiaro le abitudini di pagamento di tutte le Pa italiane e ha quindi consentito di verificare puntualmente le dinamiche e le eventuali sanzioni da adottare

Chi sono i ritardatari

Gli strumenti di monitoraggio hanno permesso di mettere in luce chi ancora deve perfezionare il suo sistema di pagamento. Tra gli stessi ministeri infatti c’è chi ancora registra un ritardo medio, modesto come i 2,4 giorni indicati dalle Infrastrutture o più significativo come i 10,7 giorni del Viminale, e anche tra Asl ed enti locali i ritardatari non mancano.

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