Bulgaria nell’Eurozona dal 2026: ok da Ue e Bce, ma i cittadini restano scettici

Economia
Aleksandra  Georgieva

Aleksandra Georgieva

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In un sondaggio dell’Unione Europea i dati mostrano come circa il 50% della popolazione sarebbe contraria all’abbandono del lev, la valuta nazionale. Alla base del timore dei cittadini bulgari c’è l’aumento dei prezzi

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La Bulgaria è pronta a diventare il 21° membro dell’Eurozona a partire dal 1° gennaio 2026, dopo aver ricevuto il via libera dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea (BCE) lo scorso 4 giugno. Tuttavia, nonostante il governo bulgaro, guidato dal primo ministro Rosen Zhelyazkov del partito di centro-destra GERB, consideri l’adozione dell’euro una priorità per stimolare la crescita economica e mantenere la stabilità finanziaria, i cittadini mostrano scetticismo e forte preoccupazione. Un recente sondaggio dell’Unione Europea evidenzia che circa il 50% della popolazione è contraria all’abbandono del lev, la moneta nazionale, in favore dell’euro. Quali sono i motivi di questa riluttanza? 

Perché i cittadini non vogliono l’euro?

Uno dei principali timori dei bulgari è l’aumento dei prezzi che potrebbe accompagnare il passaggio all’euro. In particolare, nelle aree rurali più povere, molti cittadini temono che l’adozione della moneta unica possa diminuire il potere d’acquisto. Valentin Tataru, economista di ING specializzato sulla Bulgaria, ha sottolineato che “il rischio più immediato è un aumento dei prezzi durante il cambio di valuta, poiché alcune aziende potrebbero arrotondare i prezzi per eccesso”. Tuttavia, Tataru rassicura che, poiché il lev è ancorato all’euro con un tasso di cambio fisso dal 1999 (1 euro = 1,95 lev), “l’impatto inflazionistico dovrebbe essere lieve”. 

Ciononostante il timore di un aumento dei costi di beni e servizi rimane forte, alimentato anche da campagne di disinformazione, sui social media, che insinuano che l’UE potrebbe confiscare i risparmi o introdurre un euro digitale per controllare i cittadini. Un altro aspetto critico è la percezione di una perdita di sovranità nazionale. Il lev, in uso dal 1880, è considerato un simbolo di indipendenza per molti bulgari. Secondo Filippo Diodovich, Senior Market Analyst di IG, "La sostituzione del lev con l’euro potrebbe essere percepita da parte della popolazione bulgara come una perdita di controllo nazionale senza avere la conoscenza dei benefici che potrebbero derivare dall’unione monetaria." Inoltre, l’ingresso nell’Eurozona comporta la cessione della politica monetaria alla BCE, il che significa che la Banca Nazionale Bulgara (BNB) non potrà più fissare autonomamente i tassi d’interesse del paese. 

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Opportunità e sfide per l’economia bulgara 

Dal punto di vista economico, l’adozione dell’euro presenta sia opportunità che rischi. Tra i benefici, gli economisti sottolineano una maggiore stabilità finanziaria e un potenziale aumento degli investimenti esteri. Secondo gli osservatori l’integrazione nell’Eurozona e la supervisione della BCE potrebbero rafforzare il sistema finanziario bulgaro, migliorando in primis la stabilità monetaria e stimolando la crescita del PIL. Inoltre, l’eliminazione dei costi di conversione valutaria potrebbe favorire il commercio e il turismo, settori chiave per l’economia bulgara. Nel 2024, oltre 13 milioni di turisti stranieri hanno visitato il paese, e la Bulgaria è fortemente integrata nelle catene di approvvigionamento dell’UE, con la maggior parte delle sue esportazioni dirette verso i paesi membri. Tuttavia, i rischi non mancano. La Bulgaria, pur avendo uno dei debiti pubblici più bassi dell’UE (circa il 24,5% del PIL previsto per il 2026), ha affrontato anni di instabilità politica e corruzione, che hanno alimentato l’euroscetticismo. 

Un report dell’OCSE del 2023 ha evidenziato che la Bulgaria soffre di barriere regolamentari alla concorrenza e di un settore bancario con un livello di crediti inesigibili superiore alla media. Inoltre, l’esodo di lavoratori qualificati e la carenza di manodopera rappresentano sfide strutturali che l’adozione dell’euro potrebbe amplificare, se non accompagnata da riforme adeguate. 

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Il ruolo della disinformazione e il peso del populismo

Gli oppositori all’euro hanno già scatenato forti proteste, come quella del 31 maggio 2025 a Sofia, dove migliaia di persone, guidate dal partito filorusso Vazrazhdane, hanno chiesto un referendum per mantenere il lev. L’economista Tursa avverte che “l’opposizione pubblica all’adozione dell’euro potrebbe diventare un fattore chiave per l’ascesa di movimenti populisti ed euroscettici”. La disinformazione, spesso attribuita a campagne di origine estera, ha ulteriormente complicato il dibattito, diffondendo paure infondate su povertà e controllo economico. 

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Il bilancio tra costi e benefici dell’adozione della moneta unica  

La maggioranza degli economisti vede l’adozione dell’euro come un passo positivo per l’economia bulgara, sostenendo che i benefici (maggiore stabilità economica, costi di transazione ridotti e una integrazione più forte con il mercato europeo) superano di gran lunga gli svantaggi. Anche Tataru di ING concorda con gli osservatori sottolineando che “l’adesione all’Eurozona è uno dei passi più strategici che la Bulgaria possa compiere per garantire la prosperità del paese a lungo termine”. Tuttavia, alcuni esperti avvertono che la Bulgaria potrebbe non essere ancora pienamente pronta dal punto di vista economico, soprattutto a causa della persistente corruzione e instabilità politica. 

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