Bollette acqua, stangata in arrivo sui consumatori: ecco dove si pagherà di più
EconomiaIntroduzione
Dopo il +4% registrato nel 2024, una ricerca della Uil denuncia nuovi rincari per le bollette dell'acqua nel corso di quest’anno: a essere colpiti saranno soprattutto i capoluoghi, dove si potrà arrivare ad aumenti stimati tra il 7% e il 9%. Ecco cosa sapere.
Quello che devi sapere
Il rincaro
Secondo i dati raccolti dal Servizio Stato sociale e politiche fiscali della Uil, una famiglia di tre persone con un consumo annuo di acqua pari a 180 metri cubi quest’anno pagherà in media 497 euro contro i 473 euro dell’anno passato, con un aumento secco del 5%, ovvero più del doppio dell’inflazione prevista per quest’anno dal governo
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La situazione nelle diverse aree italiane
In alcune città, tuttavia, gli aumenti saranno ben più onerosi e arriveranno anche a due cifre. Generalmente si osserva un incremento minimo di 21 euro (+3,18%) nei comuni capoluogo del Centro Italia, dove peraltro la spesa media annua è la più elevata in assoluto (681 euro quest'anno contro i 660 del 2024), fino a un massimo di 33 euro in più (+7,03%) nel Nord Est, area in cui la bolletta salirà da 469 a 502 euro. Significativo (+24 euro e +6,45%) anche il rialzo medio dei capoluoghi del Nord Ovest dove, secondo la Uil, il costo passa da 372 a 396 euro; leggermente al di sotto della media nazionale si attestano invece i comuni del Sud e delle Isole (+4,49%), che passano da 423 a 442 euro (+19 euro)
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Uil: “In molte aree del Paese servizio compromesso”
“Gli italiani continuano a pagare tariffe elevate per il servizio idrico, ma in molte aree del Paese, in particolare nel Mezzogiorno, il servizio offerto è fortemente compromesso da reti obsolete, manutenzione insufficiente e perdite idriche che superano ogni soglia accettabile”, ha denunciato la Uil. Nel 2023, in un terzo delle città del Sud l’acqua è stata razionata, con disservizi che hanno colpito oltre 2,3 milioni di famiglie. A livello nazionale, la perdita idrica è arrivata al 45,5%, con punte drammatiche in Calabria e Sicilia. Alcune reti locali, inoltre, disperdono più della metà dell’acqua immessa
Le 10 città più care
Le prime 10 città capoluogo che presentano i costi più alti sono nell’ordine Livorno con 844 euro di spesa media (+4,97% sul 2024), Frosinone e Pisa entrambe a quota 837 euro, Grosseto e Siena (819), Arezzo (800), Firenze, Pistoia e Prato tutte a quota 751 e Carrara con a 746
Le 10 città più economiche
All’opposto, a guidare la top ten dei costi più bassi con 193 euro di media annua (e +2,6% in un anno) c’è Trento, che scalza dal primo posto Savona, ancora la seconda città meno cara in assoluto nonostante un balzo del 28,3% da 159 a 204 euro. Quindi Milano (205 e +6,2%), Campobasso e Isernia (218), Cosenza (223), Avellino (272), Napoli (275), Ragusa (276) e infine Aosta con 286 euro
Le città metropolitane
Milano e Napoli sono le città metropolitane che registrano i prezzi più bassi, ma a seguire si segnalano Messina (319), Catania (343) e Reggio Calabria (358), Venezia, Bologna, Palermo e Genova (rispettivamente con 407, 420, 457 e 476 euro e +6,01%) che si piazzano a metà di questa classifica. Scorrendo la classifica si trovano anche Roma (503 e +8,65%) e Torino (510 euro e +9,67%), quindi Cagliari (518), Bari (525) e Firenze (751)
Il ruolo degli investimenti
L'indagine della Uil evidenzia come il costo contenuto non sia sempre indicativo di operatività ottimale, bensì riveli una mancanza di investimenti infrastrutturali. Utilitalia conferma questa visione: al Sud si destinano circa 30 euro pro capite annualmente, a fronte dei 95 euro del Centro-Nord. Ciò genera un ciclo assolutamente difficile da spezzare: tariffe esigue, prestazioni insoddisfacenti, infrastrutture fatiscenti e l'impossibilità di accedere ai finanziamenti del Pnrr per carenza di piani tecnici o personale qualificato. Il panorama, definito "allarmante", è aggravato dai mutamenti climatici, oltre che da persistenti carenze strutturali e dalla cronica inefficienza nella gestione pubblica e privata delle infrastrutture. I dati Pnrr disponibili, inoltre, evidenziano che almeno venti iniziative, molteplici delle quali inerenti ad acqua ed energia, sono in difficoltà, con dilazioni, bandi deserti e lavori interrotti. Si rileva altresì che su determinati interventi, come le "reti idriche del Sud", i progetti sono in stallo, mentre le dispersioni idriche aumentano in modo vertiginoso
Uil: “Problema strutturale, non solo resposabilità climatiche"
“Non possiamo accettare che milioni di cittadine e cittadini paghino per un servizio che talvolta non ricevono o che presenta delle oggettive inefficienze. Le responsabilità non sono solo climatiche: il problema è strutturale, è nella mancata programmazione e nella gestione non adeguata di molte amministrazioni locali. Per questo chiediamo trasparenza immediata sui fondi Pnrr effettivamente spesi e sui progetti attivati per l’acqua nel Mezzogiorno; un piano straordinario di sostegno tecnico e operativo ai comuni del Sud per l’accesso ai finanziamenti; una manutenzione urgente delle reti esistenti, con obiettivi vincolanti di riduzione delle perdite e un livello minimo essenziale del servizio idrico da garantire per legge in tutto il Paese. È tempo che lo Stato agisca in modo uniforme e responsabile, con risposte strutturate, e che non lasci i cittadini, in particolare quelli del Sud senza servizi primari mentre pagano, anche indirettamente, le tasse per finanziare riforme che non arrivano mai a destinazione”, ha commentanto il segretario confederale della Uil Santo Biondo
Per approfondire: Giornata mondiale dell’acqua, la disponibilità idrica in Italia e nel mondo: i dati