Introduzione
Il 2026 si annuncia essere un anno di grandi cambiamenti per il mondo delle criptovalute. Dagli interventi per migliorare la trasparenza del settore fino ai cambiamenti della tassazione che erano previsti nella Legge di Bilancio per il 2025, sono molte le novità in arrivo. Il primo cambiamento all’orizzonte partirà tra poche settimane: dall’inizio del prossimo anno, infatti, scatterà l’era della raccolta dei dati dei possessori di criptovalute.
Quello che devi sapere
La trasparenza sulle transazioni in criptovalute
Per capire di cosa si tratta, è necessario fare un passo indietro. Nel 2023 l’Italia ha aderito, insieme ad altri 47 Paesi, alla fase attuativa del “Crypto – Asset Reporting Framework”: si tratta di un framework di trasparenza fiscale per la raccolta di informazioni sulle transazioni finanziarie operate tramite strumenti digitali. Il CARF, si legge sul sito del Ministero dell’Economia, “modifica il sistema plurilaterale di scambio automatico di informazioni attualmente in uso con l’obiettivo di favorire, attraverso lo scambio automatizzato di dati tra le amministrazioni fiscali, la trasparenza delle transazioni effettuate in cripto-valute”.
Leggi anche: Qual è il futuro delle stablecoin, le criptovalute dell'era Trump
La Direttiva Dac 8 in Europa
La dichiarazione collegata, che è stata pubblicata il 10 novembre 2023 “impegna formalmente le amministrazioni fiscali dei Paesi che l’hanno sottoscritta ad attuare entro il 2027 il sistema di scambio di dati sulle cripto-valute e a promuoverne l’adozione in ambito internazionale”. L’Unione Europea, però, ha anticipato i tempi: a inizio 2026 infatti entra in vigore la Direttiva Dac 8, che - spiega il Sole24Ore - obbliga gli operatori che offrono servizi relativi alle cripto-attività a identificare i clienti, verificare la loro residenza fiscale, monitorare movimenti e saldi e trasmettere queste informazioni alle autorità fiscali nazionali.
Il regolamento Ue MICAR
Oltre all’arrivo del Crypto – Asset Reporting Framework e all’entrata in vigore della Direttiva Dac 8, a cambiare il panorama del mondo delle criptovalute è anche il regolamento Ue MICAR. Il documento - che prende il nome dall’abbreviazione di “Markets in Crypto-Assets Regulation”- mira, come spiegato dalla Consob, “a creare un quadro normativo europeo armonizzato per le cripto-attività che ne promuova l’innovazione e ne consenta l’utilizzo del potenziale offerto garantendo al contempo stabilità finanziaria e protezione degli investitori”.
Che cosa sono i Casp
Il regolamento, spiega ancora il Sole24Ore, definisce il perimetro di regole uniformi entro cui devono agire gli operatori del settore, i cosiddetti Casp. Grazie alla Markets in Crypto-Assets Regulation, in Italia come nel resto dell’Unione europea solamente i Casp autorizzati potranno offrire servizi per quanto concerne le criptovalute. Questi dovranno rispettare gli standard legali imposti, così come i requisiti patrimoniali e i controlli sulla clientela. Secondo il quotidiano economico “l’integrazione tra Carf, Dac8 e Micar condurrà alla piena trasparenza fiscale, insieme alla vigilanza prudenziale e anche alla protezione degli utenti”.
La tassazione sulle plusvalenze da criptovalute
Oltre alle novità regolamentari, c’è poi da prendere in considerazione la tassazione che viene imposta sulle criptovalute. Attualmente, come spiegato dal sito dell’Agenzia delle Entrate, “sulle plusvalenze e gli altri proventi derivanti da cripto-attività si applica una imposta sostitutiva del 26%. Per il calcolo della base imponibile delle plusvalenze e gli altri proventi realizzate nell’anno di imposta, è riconosciuta una franchigia di euro 2.000”. Inoltre, “nel caso in cui contribuente non abbia potuto tener conto di tale franchigia della dichiarazione dei redditi 2024 (anno d’imposta 2023) può richiedere il rimborso della maggior imposta sostitutiva versata”. Le cose però stanno per cambiare.
Come cambiano le tasse sulle criptovalute
La Legge di Bilancio per il 2025, infatti, ha previsto già dall’inizio di quest’anno che a partire dal 2026 la tassazione cambi. Infatti, come spiegato dal Corriere della Sera, la normativa prevede differenti norme in base al tipo di asset digitale che si detiene: se da un lato la tassazione delle stablecoin denominate in euro è fissata al 26%, dall’altro impone un’aliquota del 33% sulle plusvalenze da criptovalute. Non è però scontato che quest’ultima disposizione entri in vigore: sono infatti in corso discussioni all’interno della maggioranza per modificare questa parte.
Nasce Qivalis, banche europee per stablecoin in euro
Intanto il settore in Europa sta per conoscere un’altra significativa novità: ad Amsterdam è nata Qivalis, una joint venture costituta da 10 banche europee per l'emissione di una stablecoin denominata in euro. La società sarà sotto la supervisione della Banca centrale olandese. Il lancio dello strumento di pagamento digitale, basato sulla tecnologia blockchain, è previsto nella seconda metà del 2026. Al consorzio partito con 9 banche (Banca Sella, CaixaBank, Danske Bank, DekaBank, Ing, Kbc, Raiffeisen Bank International, Seb, UniCredit) si è unita Bnp Paribas.
Leggi anche: Criptovalute, da quali rischi mettono in guardia Consob e Ue