Pensioni 2025, uscite anticipate con paletti. Statali al lavoro anche fino a 70 anni
EconomiaIntroduzione
Con la Manovra sono stati prorogati i canali di anticipo pensionistico (Ape sociale, Quota 103 e Opzione donna), ma nella versione con paletti come già previsto nel 2024. L'Ape sociale si conferma dunque accessibile a partire da un'età anagrafica di 63 anni e 5 mesi (nel 2023 era 63 anni). Quota 103 vede il ricalcolo contributivo e la scarsa convenienza in termini di anticipo dall'uscita dal lavoro (elementi che hanno penalizzato le richieste nel 2024). Opzione donna conferma i suoi requisiti molto stringenti. Nel settore pubblico, c'è l'innalzamento del limite ordinamentale a 67 anni per l’età di vecchiaia e una spinta a lavorare anche fino a 70 anni (con l'accordo del lavoratore). Rafforzato (e esteso) anche il bonus Maroni, in una versione esentasse
Quello che devi sapere
Paletti prorogati
- Con la Manovra sono stati prorogati anche per il prossimo anno Quota 103, Ape sociale e Opzione donna, ma nella versione con rigidi paletti. Ci sonoo inoltre misure per favorire la permanenza al lavoro una volta raggiunti i requisiti d’età per la pensione: la legge di Bilancio, infatti, vede un rafforzamento del bonus Maroni. E dunque, se è vero che i canali di anticipo pensionistico sono stati confermati, le norme contenute in Manovra spingono per ritardare l'uscita dal lavoro. Vediamo perché
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Quota 103 (con ricalcolo e scarso anticipo)
- Partiamo da Quota 103. Con questo strumento, si può accedere al pensionamento anticipato con almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età. Possono richiederlo lavoratori autonomi e dipendenti, pubblici e privati. Non possono invece accedervi i lavoratori delle forze armate, il personale delle forze di polizia e di polizia penitenziaria, il personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e il personale della guardia di finanza. Per Quota 103, il governo ha previsto il ricalcolo contributivo dell'assegno: da qui la bassa adesione nel 2024, legata alla penalizzazione economica e alla scarsa convenienza in termini di anticipo (solo un anno e sei mesi) rispetto all'uscita con 42 anni e 10 mesi indipendentemente dall'età (41 e 10 per le donne). Con questa formula sarà riproposto nel 2025
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Ape sociale (a 63 anni e 5 mesi di età)
- Arriviamo ora all’Ape sociale, l’anticipo pensionistico introdotto sette anni fa per alcune categorie di lavoratori vulnerabili, siano essi dipendenti, autonomi e iscritti alle Gestioni separate dell’Inps. Le condizioni di accesso al beneficio sono un’età anagrafica di almeno 63 anni e 5 mesi (nel 2023 era 63 anni); l’appartenenza alle categorie dei caregiver (cioè fornire da almeno sei mesi assistenza a soggetti con handicap gravi) o degli invalidi dal 74% in su, o dei disoccupati di lungo corso o ancora degli addetti ai lavori gravosi; avere 30 anni di contributi, che diventano 36 per gli addetti ai lavori gravosi (e 32 per gli operai edili ed i ceramisti), con sconti per le lavoratrici madri. A titolo di esempio, tra le mansioni gravose rientrano i conducenti di camion o mezzi pesanti, gli operai edili, le infermiere e le ostetriche che lavorano su turni, gli insegnanti delle scuole primarie, i conciatori di pelli e di pellicce, le professioni non qualificate nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni
Opzione donna (con requisiti stringenti)
- Altro pilastro per il prepensionamento è Opzione donna, attiva anche nel 2025 e riservata alle lavoratrici che hanno maturato, entro il 31 dicembre 2021, un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (lavoratrici dipendenti) e 59 anni (lavoratrici autonome). Condizione necessaria è il passaggio al sistema di calcolo interamente contributivo per la valorizzazione dell’assegno, che si tramuta in una penalizzazione economica. Ma attenzione: come nel 2024, potranno accedere a Opzione donna tre categorie di lavoratrici: caregiver (svolgimento di assistenza a un familiare da almeno 6 mesi, come per l’Ape sociale), invalide civili in misura pari o superiore al 74% e chi è stata licenziata da un’azienda in crisi
Novità per i dipendenti pubblici
- L’ultima novità in materia di pensioni riguarda i dipendenti pubblici. L’innalzamento del limite ordinamentale a 67 anni per l’età di vecchiaia in quei settori che lo prevedevano a 65 anni comporta di fatto due penalizzazioni, come rilevato dalla Cgil in audizione parlamentare sulla Manovra. Anzitutto, si allontana di un anno il Tfr (la liquidazione): i dipendenti pubblici iniziano infatti a percepirlo dopo 12 mesi da quando raggiungono la pensione di vecchiaia o il limite ordinamentale, oppure 24 mesi dopo la pensione anticipata. In aggiunta, c’è un taglio dell’assegno previdenziale se si è tra gli iscritti alle quattro gestioni - cioè Cpdel (enti locali), Cpi (insegnanti di asilo e scuole elementari parificate), Cps (sanitari) e Cpug (ufficiali giudiziari) - con il ricalcolo meno favorevole sui contributi precedenti al 1996. La Manovra prevede anche la possibilità di chiedere il trattenimento in servizio fino a 70 anni, se serve all’amministrazione e se il dipendente è d’accordo per la staffetta generazionale o esigenze organizzative
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Rafforzato il bonus Maroni
- Come detto, la legge di Bilancio spinge per restare al lavoro. Da qui il anche il rafforzamento del bonus Maroni, l’incentivo che ricalca (ma con differenze) quello previsto dalla legge n. 243/2004, proposto appunto dall’allora ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Con questo bonus, la decisione di ritardare la pensione si accompagna alla rinuncia al versamento della quota dei contributi a proprio carico (pari al 9,19 e all’8,85 per cento dell’imponibile pensionistico per i lavoratori dipendenti, rispettivamente, del settore privato e di quello pubblico). Con la Manovra 2025 il bonus diventa esentasse: a beneficiarne possono essere i lavoratori in possesso dei requisiti per Quota 103 contributiva e per l’uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contribuzione (41 anni e 10 mesi per le donne) a prescindere dall’età
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