Italia, crescita record occupati e rischio povertà minima da 2010. Ma in Ue siamo indietro

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Dai dati Eurostat riportati nel report Ue “Key figures on Europe” emerge che il rischio di povertà in Italia è in calo ma si attesta al di sopra della media Ue: nel 2023 la popolazione con un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di rischio di povertà è al 18,9%, con un calo di 1,2 punti sul 2022 ma al di sopra della media Ue che è al 16,2%. L'occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni nel 2023 è aumentata dell'1,5% sul 2022. Il nostro Paese, tuttavia, resta ultimo per tasso di occupazione

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In Italia cresce l'occupazione e cala il rischio di povertà, anche se il nostro Paese resta indietro se si guarda all’Unione europea. È quanto emerge dai dati Eurostat riportati nel report Ue “Key figures on Europe”.

In calo il rischio di povertà, ma sopra media Ue

Il rischio di povertà in Italia, riporta l’indagine, è in calo ma si attesta al di sopra della media Ue: nel 2023 la percentuale di popolazione con un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di rischio di povertà, fissata al 60% del reddito disponibile mediano equivalente nazionale, è al 18,9%, con un calo di 1,2 punti sul 2022. Si tratta della percentuale minima dal 2010, quando era al 18,7%. Tuttavia, il dato è al di sopra della media Ue: 16,2%. Le persone a rischio povertà in Italia sono 11,12 milioni, 676mila in meno del 2022. Se si guarda nel complesso alla povertà e all'esclusione sociale - quindi oltre alla povertà monetaria anche alla deprivazione materiale o la bassa intensità di lavoro - in Italia la percentuale di popolazione in questa situazione di disagio economico è pari al 22,8%, in calo di due punti rispetto al 2022 ma comunque sopra alla media Ue (21,4%). Nel complesso, si trovano in questa situazione di rischio nel nostro Paese 13 milioni 392mila persone, con una riduzione di circa 900mila persone rispetto al 2022.

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Il rischio povertà per i minori

Per i minori il rischio di povertà ed esclusione sociale è più alto rispetto alla percentuale complessiva. Nel nostro Paese nel 2023 il 27,1% dei minori era in questa situazione di disagio, dato in flessione rispetto al 28,5% del 2022 ma comunque superiore alla media Ue (24,8%). In pratica ci sono 2 milioni 471mila under 18 in una situazione di disagio economico. Tra i fattori di deprivazione materiale c'è l'impossibilità di fare un pasto adeguato con carne o pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni. Se in media in Ue il 9,5% non può permettersi di mangiare in modo adeguato, in Italia si parla dell'8,4% (dal 7,5% del 2022). La percentuale sale al 19,2% in Italia per le persone che hanno un reddito al di sotto del 60% di quello mediano.

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Crescita record degli occupati

Il report Ue "Key figures on Europe" analizza anche l’occupazione. Da quanto emerge, in Italia nel 2023 l'occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni è aumentata dell'1,5% sul 2022, con la percentuale più alta in Europa dopo Malta (1,6%), pari a oltre il doppio rispetto alla media Ue (+0,7%). Il nostro Paese, tuttavia, resta ultimo per tasso di occupazione, con il 66,3% al lavoro in questa fascia di età a fronte del 75,3% medio nell'Ue. In Italia, però, c'è uno dei più bassi "gender pay gap": si registra il 4,3% di divario nella retribuzione oraria tra uomini e donne, a fronte di un 12,7% medio in Ue. Il nostro Paese registra il dato migliore dopo il Lussemburgo.

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I tassi di occupazione

Il Paese con il più alto tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni è l'Olanda, con l'83,5% (oltre 17 punti più dell'Italia), seguita dalla Svezia (82,6%) e dall’Estonia (82,1%). Tra i peggiori dopo l'Italia (66,3%), ci sono la Grecia (67,4%) e la Romania (68,7%). L'Italia è tra le peggiori in Ue anche per tasso di disoccupazione: segue infatti, con il 7,6% tra i 15 e i 74 anni, solo la Spagna (12,2%) e la Grecia (11,1%) ed è largamente al di sopra della media Ue attestata nell'anno al 6,1%. Se si guarda all'andamento rispetto al 2022 ha comunque fatto meglio della media Ue, con una flessione del tasso di 0,4% punti a fronte di una riduzione media in Europa di 0,1 punti.

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