Inflazione, per la Bce c’è il rischio che possa di nuovo salire con un taglio dei tassi
Isabel Schnabel, membro del consiglio esecutivo della Banca centrale europea, ha lanciato un avvertimento: ridurre il costo del denaro potrebbe rinvigorire l'economia stagnante dell'Eurozona ma anche "riacutizzare" l’inflazione. Serve “pazienza sui tassi”. Difficile quindi pensare a un taglio imminente. Francoforte nell’ultimo bollettino indica però che nel primo trimestre dell’anno il Pil inizia un lento recupero e le prospettive inflazionistiche sono buone, perché "dovrebbe attenuarsi ancora nel corso del 2024"
- L’andamento dell’inflazione continua a creare preoccupazioni negli economisti. Isabel Schnabel, tra i “falchi” più aggressivi del consiglio esecutivo della Bce, ha lanciato un avvertimento: ridurre il costo del denaro potrebbe rinvigorire l'economia stagnante dell'Eurozona ma anche "riacutizzare" l’inflazione
- Il forte calo dell'inflazione nell'eurozona riflette le "rapide vittorie della deflazione" con l'attenuarsi degli shock dall'offerta, ha spiegato Schnabel al Financial Times. Ma nella battaglia per riportare l'inflazione al 2%, "l'ultimo miglio resta una preoccupazione". "Dobbiamo essere pazienti e cauti perché sappiamo, anche per esperienza storica, che l'inflazione può divampare di nuovo", ha aggiunto
- Le parole di Schnabel sembrano allontanare una speranza che il tanto atteso taglio dei tassi possa avvenire già in primavera. Si teme che un allentamento della politica monetaria troppo presto possa rivelarsi un boomerang. Insomma, il taglio dei tassi non è imminente
- Alcuni giorni fa è stato diffuso un sondaggio della Bce su 11 Paesi che coprono il 96% del Pil dell'area dell'euro e il 94% della sua popolazione. Emergono segnali misti dalle aspettative di inflazione rilevate a dicembre. Secondo le attese, per i prossimi 12 mesi il carovita scenderà al 3,2%, il livello più basso da febbraio 2022 e in ribasso rispetto al 3,5% stimato a novembre. Mentre per i prossimi 3 anni le aspettative sono leggermente aumentate al 2,5% dal 2,4%
- Le aspettative di inflazione al consumo per i prossimi 12 mesi sono quindi diminuite a dicembre per il terzo mese consecutivo. Le attese di crescita del reddito nominale nei prossimi 12 mesi e le aspettative di crescita della spesa nominale sono rimaste sostanzialmente stabili. Le aspettative di crescita economica nei prossimi 12 mesi sono rimaste invariate al -1,3%, mentre il tasso di disoccupazione atteso nei prossimi 12 mesi è diminuito all'11.2%, dal 11,4%
- Intanto ieri la Bce ha diffuso il suo bollettino economico in cui spiega che l'attività economica della zona euro "inizierà un lento recupero nel primo trimestre del 2024", sempre se famiglie e imprese non perderanno fiducia a causa dei conflitti in corso
- "Sebbene la crescita del Pil si confermi debole", i segnali di miglioramento ci sono già: tra dicembre e gennaio i nuovi ordinativi hanno continuato ad aumentare sia nel manifatturiero che nei servizi. I recenti contatti della Bce con le società non finanziarie suggeriscono che la crescita si rafforzerà gradualmente e nella stessa direzione vanno i risultati dell'indagine di gennaio dei previsori professionali
- "I dati più recenti mostrano segnali di un modesto rafforzamento della crescita nel primo trimestre del 2024", sostenuta dall'aumento del reddito disponibile reale, a sua volta supportato dal calo dell'inflazione e dalla robusta crescita dei salari, spiega la Bce
- Anche sul fronte dell'inflazione le prospettive sono buone, perché "dovrebbe attenuarsi ancora nel corso del 2024", visto che a dicembre "quasi tutte le misure dell'inflazione di fondo sono ulteriormente diminuite". Ma sui prezzi pesa l'incognita delle tensioni in corso, soprattutto in Medio Oriente, "che potrebbero determinare un rialzo dei costi di energia e di trasporto nel breve periodo, ostacolando il commercio mondiale"
- Per ora, "sebbene permanga un'elevata incertezza", l'impatto sui flussi commerciali "è di gran lunga inferiore" rispetto allo stop dell'interscambio causato dalla pandemia nel 2021-2022. "Ciò è dovuto alla crescita relativamente inferiore della domanda di beni, alla maggiore capacità di trasporto inutilizzata e alla minore congestione dei porti"